Cinema e lavoro nel 1982


Poco da segnalare in tema di lavoro in un anno che pure ha dato al cinema opere significative. Basti citare il Bergman di Fanny ed Alexander o Blade Runner di Ridley Scott per ricordare quella stagione come una delle più prolifiche. Altri sono poi i successi che l’hanno caratterizzata come E.T. di Spielberg o Victor Victoria  di Blake Edwards anche se il vero trionfatore al botteghino, oltre al film di Spielberg, è stato il primo Rambo. Alcuni film importanti invece hanno avuto purtroppo una distribuzione insignificante: dal documentario Atomic Cafè a Il pianeta azzurro di Davoli; insomma anche in quell’anno si registra la solita censura di mercato. Altri film importanti per le tematiche affrontate sono stati Yol di Guney e La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani e Colpire al cuore (uno dei più bei film sul terrorismo) di Gianni Amelio.


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Ma veniamo al nostro tema partendo, come al solito, dall’America. Da dove in verità arriva ben poco di memorabile dal momento che un solo film, peraltro tra i meno riusciti di Tony Richardson, tratta del tema dell’immigrazione clandestina proveniente dal Messico. Si tratta di Frontiera, interpretato da Jack Nicholson, film interessante per il tema ma molto retorico.


Le cose migliori arrivano dalla Gran Bretagna anche se la più importante è opera  di un regista non inglese come nel caso del polacco Jerzy Skolimowski che si rifà alle vicende del suo paese. Moonlighting è il film in questione ed i protagonisti sono proprio degli operai polacchi in temporanea missione a Londra per sistemare l’appartamento di un compatriota che ha le mani in pasta col regime. In Polonia si susseguono gli avvenimenti politici che registrano l’occupazione del potere   di Jaruzelski per mano sovietica ma, per non intralciare il lavoro, i nostri protagonisti sono tenuti all’oscuro. Un film politico ben recitato e molto amaro. Uno dei primi film che affronta la concorrenza sul mercato del lavoro basata sul lavoro clandestino in anticipo sulle polemiche, vent’anni dopo, sulla importazione di lavoratori polacchi nei paesi Ue.


Sempre in Inghilterra esce Britannia Hospital di Lindsay Anderson, una farsa che prende in giro lo snobbismo inglese, la burocrazia ma anche i sindacati prendendo spunto dalla visita della Regina all’ospedale del titolo e da uno sciopero che si rivolge contro i malati che sono trattati diversamente tra ricchi e poveri.


Dalla burocrazia ospedaliera inglese a quella dell’assistenza sociale olandese per citare un film che vede proprio un burocrate alle prese con una ragazza ritardata che prende a cuore lasciando il lavoro per aiutarla, salvo essere poi sopraffatto dalla istituzione. Il film è Il sapore dell’acqua ed il regista Orlow Seunke.


Due segnalazioni dalla Francia: il Godard di stagione che tratta di cinema ma anche di fabbrica e di scioperi in Passion ed una storia ambientata nei cantieri navali di Nantes durante gli scioperi del 1955 girata da Jacques Demy: Une chambre en ville che vede il regista, soprattutto noto per film musicali come Les Parapluies de Cherbourg , descrivere, pur all’interno di un musical anomalo, un ambiente sociale violento. Il film, che ebbe ben 9 nominations ai premi Cesar, non piacque però ai critici ed effettivamente non è una delle opere migliori di Demy.


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Anche nel nostro paese il 1982 non brilla in tema di film sul lavoro. Ne segnaliamo quattro ma non tutti di alto livello.


Due hanno come protagonisti dei disoccupati in carico alle rispettive famiglie: si tratta di Scusate il ritardo di Massimo Troisi e di Madonna che silenzio c’è stasera di Maurizio Ponzi. Il primo, interessante analisi della "pigrizia" partenopea, in realtà è un saggio sui caratteri e sui sentimenti più che sulla disoccupazione; il secondo invece racconta una realtà industriale come quella di Prato e dell’assenza di speranze di lavoro dei giovani.


 


 


 


 


 


 


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Una commedia sorridente è poi Borotalco di Carlo Verdone, storia di equivoci nati dalla falsa percezione di un venditore a domicilio come personaggio gaudente da parte di una collega carina. Tra i temi le difficoltà di un ragazzo alle prese col primo lavoro.


Infine, da segnalare per la storia di un falegname che sogna l’aristocrazia, l’opera di Corbucci Il Conte Tacchia.


Nient’altro di interessante da notare in questo anno nel quale il cinema, come si diceva all’inizio, non si occupa particolarmente di storie di lavoro.