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Cinema e lavoro nel periodo 1944 – 1945

Il 1944 è l’anno dello sforzo bellico ed anche quando si tratta di
figure di lavoratori al cinema l’elemento bellico e patriottico prevale. Cinematograficamente è l’anno
che vede l’edizione di alcuni capolavori come Ivan il terribile di Sergej
M. Ejzenštejn
, La donna nel ritratto di Fritz
Lang
, Enrico V di Laurence Olivier (letto anche
come testo di propaganda ideologica sulla guerra in corso), La fiamma
del peccato
(Double Indemnity) di Billy Wilder, L’ombra
del passato
, film "espressionista" di Edward Dmytryk e Vertigine di Otto
Preminger
. A parte qualche film "storico" si tratta quasi tutti
di polizieschi: l’unico che vede al centro figure di "lavoratori" è il
film di Billy Wilder, che a modo suo presenta il mondo degli uffici assicurativi.
Tra
le opere meno importanti si segnala una divertente commedia, Tutto
esaurito
di Sidney Lanfield, storia di un industriale americano
che va a Washington, seguito da un’operaia innamorata che si spaccia per
segretaria, poiché deve trasformare la sua fabbrica di giocattoli
in un’industria bellica. Non trovando alloggio in albergo, sono costretti
a fare i camerieri, con situazioni divertenti.
Altri operai, questa volta da
riconvertire in militari a fronte di un attacco giapponese nel Pacifico,
sono al centro di un film di Edward Ludwig: I
conquistatori dei sette mari
.
L’uomo venuto da lontano
di King
Vidor
racconta
invece la vita di un emigrante cecoslovacco che da minatore diventa magnate
dell’auto. Si tratta di un "kolossal", per l’epoca, che ha
chiesto tre anni di lavoro in quanto, oltre alla vicenda umana, narra in parallelo
la storia di una nazione e della sua industrializzazione. Si tratta di un film
valido dal punto di vista “documentaristico”, ma debole da quello
della storia: offre una visione troppo ottimistica ed ideale dell’America che
non convinse nemmeno gli spettatori di quel Paese, al punto che fu un fallimento
commerciale.
Il 1945 è, cinematograficamente parlando, l’anno di Amanti perduti,
della coppia Carnè-Prevert, film sul mondo del teatro che è anche
una grande ricostruzione di un’epoca, e di Roma città aperta di
Roberto Rossellini, il film che darà inizio al neorealismo italiano.
Colui
che diventerà forse il maggior esponente del neorealismo, Vittorio
De Sica, gira nello stesso anno La porta del cielo, storia
di un pellegrinaggio a Lourdes che vede tra i protagonisti anche un operaio
cieco, accompagnato da un compagno responsabile del suo infortunio sul lavoro.
Il film, prodotto dal Centro Cattolico Cinematografico, ebbe però una
distribuzione quasi inesistente.
Tra i film che trattano del lavoro, nel 1945
si segnala L’uomo del
Sud
, film americano di Jean Renoir, che racconta le difficoltà di
un contadino nel passare dalla condizione di bracciante a coltivatore diretto.
Uno dei film fondamentali sul tema del contrasto tra uomo e natura.
Un disoccupato
afflitto dalla dipendenza dall’alcool è invece il protagonista
maschile de Un albero cresce a Brooklin di Elia Kazan,
mentre le peripezie di un operaio nella Kiev occupata dai tedeschi sono alla
base del racconto di Mark Donskoj ne Gli indomiti,
forse il miglior film sovietico girato in tempo di guerra.
La ricerca del lavoro è spesso la caratteristica dei personaggi dei
film girati in quest’ultimo anno di guerra: è in cerca di occupazione
il protagonista de Il magnifico avventuriero, discreto western
di Stuart Heisler, e lo è anche la protagonista di un thriller
angoscioso come Mi chiamo Giulia Ross di Joseph H. Lewis.
Il
trovar lavoro facendosi passare per un’altra persona è il dilemma
di una ragazza londinese nel film di Lewis, mentre la mancanza di documenti è al
centro di una commedia di Carlo Ludovico Bragaglia con Vittorio De
Sica e Gino Cervi dal titolo Lo sbaglio di essere vivo.
Vale
la pena chiudere questa carrellata con un titolo inglese di Michael
Powell
ed Io so dove vado: non proprio un film sul
lavoro, ma sul conflitto tra mondo capitalistico basato sul potere del denaro
e mondo contadino celtico basato sulle tradizioni.
I temi sociali nel 1945 sono
ben presenti nella produzione cinematografica (non va dimenticato anche un
grande film sul tema dell’alcolismo come Giorni
perduti
di Billy Wilder) anche se il segno della guerra permea
ancora le opere. Basti pensare che uno dei vincitori di Cannes distribuito
con grande successo internazionale era L’ultima speranza di Lindtberg,
storia di due prigionieri in fuga.

Le foto
A sinistra, dall’alto verso il basso:

  • La fiamma del peccato (Billy Wilder)
    Locandina originale
  • L’uomo venuto da lontano (King Vidor)
    Una scena del film
  • L’uomo del Sud (Jean Renoir)
    Locandina originale
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