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Cinema e lavoro – Sic Fiat Italia (così sia Italia)

Un film di Daniele Segre (Italia 2011)

Milano, 24.7.2020

Regista: Daniele Segre – Soggetto: Daniele Segre, Maria Teresa Soldani – Montaggio: Daniele Segre – Postproduzione, assistente di montaggio: Maria Teresa Soldani – Operatore: Emaniele Segre – Suono: Emanuele Segre – Produzione: I Cammelli S.a.s. – Distribuzione: I Cammelli S.a.s. – Durata 57’


Dopo “Morire di lavoro” (2008) Daniele Segre torna a occuparsi delle lavoratrici e dei lavoratori in un momento cruciale per il mondo della fabbrica italiano: il 13 e 14 gennaio 2011 si svolge nello stabilimento industriale di Fiat Mirafiori il referendum imposto da Sergio Marchionne, amministratore delegato del Gruppo Fiat, per far scegliere ai lavoratori se accettare nuove condizioni lavorative e continuare a lavorare, o non accettarle e chiudere. È una svolta epocale: scavalcati i tavoli d’intesa coi sindacati, attraverso lo strumento democratico del referendum si chiede direttamente agli stessi lavoratori di decidere di perdere o non perdere il proprio posto di lavoro, sacrificando nell’ultimo caso diritti conquistati nel tempo e dati ormai per scontati. Partendo dalle vicende attuali di Mirafiori, Segre compie un nuovo viaggio nella storia del lavoro e nella memoria stessa della sua opera di regista.

Distribuito da Feltrinelli con altre 3 opere di Segre rappresenta un bilancio della erosione dei diritti in Italia, vista dal regista piemontese autore di “cinema della realtà” Un documentario interessante come ritratto delle lotte sociali nel nostro paese.


LA CRITICA

Già autore di Morire di lavoro (2008) e di altri documentari sulla condizione operaia, Segre interviene sul referendum imposto (2011) da Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, per far scegliere ai lavoratori se accettare nuove condizioni lavorative e continuare a lavorare o non accettarle e far chiudere la sede centrale della Fiat di Mirafiori. Dice Segre: “Col cinema io intervengo dove sento che ce n’è bisogno”. La sua è una testimonianza, appassionata ma non faziosa, sul contrasto tra due realismi: quello dei “sì” (Se chiude, chi ci dà da mangiare?) e quello dei “no” (Se cediamo, non avremo più forza e dunque nemmeno la garanzia del lavoro miserabile che ci promettono). Testimonia anche lo smarrimento della sinistra, la perdita di ruolo e d’identità. Su Il manifesto (dicembre 2011) Luciana Castellina scrive: “Colpisce, soprattutto qui a Torino, la solitudine di chi si batte: la città non c’è, non c’è nessuno. Non dico le autorità, ma nemmeno la gente… gli altri non direttamente coinvolti. Invece lo sono, indirettamente per ora, poi lo saranno anche personalmente perché la Fiat riguarda tutti in questa città”. Reperibile nel cofanetto “Vivere e morire di lavoro” (2 DVD, 4 film) pubblicato da Feltrinelli.(M. Morandini)
I film più recenti (Morire di lavoro, 2008, e Sic Fiat Italia, 2011, due vertici della filmografia di Segre) stanno fra di loro come opere di segno opposto e complementare: l’una è costruita alla maniera di un oratorio laico dove si restituisce una fisionomia a quanti il lavoro ha espropriato, ferito o vulnerato a morte, l’altra coglie en situation, al cancello di Mirafiori, una vera e propria polifonia di operai costretti spalle al muro dal referendum Fiat (13 e 14 gennaio 2011) che ha inteso barattare un posto di lavoro purchessia in cambio di diritti essenziali. Anche in questo caso Segre si dà il compito esclusivo di testimoniare la realtà solo in quanto complessità e perciò conflittualità in atto. La natura elementare, classica, del suo stile deve avergli suggerito una volta per sempre che soltanto una consapevole parzialità (vale a dire la postura sempre al singolare della macchina da presa) può tradursi sullo schermo nel paradosso di una totalità percettiva. Scrive, nitidamente, Peppino Ortoleva: “Gli operai di Segre non hanno mai un quadro di certezze di cui convincerci. Hanno esperienze da raccontare, hanno un futuro quanto mai incerto con cui fare i conti, hanno un universo di dubbi che ci invitano a condividere e che ci lasciano per ripensarli quando lo schermo è spento. […] Nei film di Segre (e qui sta la sua estetica del lavoro, che non ha niente di celebrativo o di idealizzante) è al vissuto e alla consapevolezza della attività manuale, anche nel trauma della sua assenza, della sua perdita, che viene affidato il compito di legare insieme facce e parole, luoghi e oggetti”. Infatti il cinema di Segre è l’antipode di quello ideologico o engagé, laddove un astratto apriori precede e surroga la realtà circoscritta dalla macchina da presa; al contrario, il suo è un cinema della ricerca assillante, mai riconciliata e condotta di continuo a sondare la effettiva consistenza dell’essere sociale, i cui conflitti bruciano nella violenza ma talvolta si nascondono in una irresolubile ambiguità. ( Massimo Raffaelli)

NOTE DI REGIA
“Il referendum alla Fiat Mirafiori voluto da Sergio Marchionne nel gennaio 2011 mi ha fatto nuovamente prendere la decisione di raccontare con un film il mondo operaio. SIC FIAT ITALIA è l’ultimo atto di una storia drammatica e triste che coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori italiani, non solo metalmeccanici, che sono stati costretti in questi anni ad accettare condizioni di lavoro – quando ancora il lavoro c’è – e di salario insopportabili. Il film attraversa e racconta vent’anni di storia del mondo operaio con sequenze di altri miei film che ho realizzato a partire dal 1991 e che hanno come protagonisti lavoratrici e lavoratori italiani. Provo una sensazione di smarrimento di fronte alla solitudine e alla drammatica condizione che ho raccontato e mi auguro possa rappresentare un contributo di riflessione sul mondo del lavoro e sullo stato dell’Italia nell’era berlusconiana.” Daniele Segre – novembre 2011

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