Contratti aziendali: oltre 200 intese sul salario variabile in Lombardia

Milano, 23.7.2015
 
La contrattazione dei premi di salario variabile in Lombardia è una realtà di fatto, ormai consolidata. Nel 2014 sono stati ben 204 gli accordi selezionati dall’Osservatorio sulla contrattazione della Cisl lombarda, 54 in più rispetto all’anno precedente, a conferma del fatto che la contrattazione sui premi di risultato è ormai una pratica molto diffusa nelle relazioni tra sindacato e aziende. Il valore medio del premio è di circa 1.100 euro lordi l’anno, ma nel 25,5% degli accordi si superano i 1.600 euro. 
“I dati ci dimostrano che la contrattazione decentrata è diventata molto moderna e capace di rispondere sia alle esigenze di competitività delle imprese che al reddito dei lavoratori – commenta Osvaldo Domaneschi, segretario generale di Cisl Lombardia -. Contrattare salario legato ai risultati non è più un’eccezione, è diventata una pratica abituale e consolidata. La realtà è più avanti di quanto spesso ci raccontiamo anche dentro le stanze delle riunioni sindacali”. “Per questo – aggiunge – è il tempo di definire con urgenza un nuovo modello contrattuale che sia imperniato sulla contrattazione aziendale e territoriale, sempre più in grado di combinare gli interessi in modo positivo di imprese e lavoratori. La proposta della Cisl confederale arriva al momento giusto e sollecita risposte coerenti e urgenti da parte di tutti. Il governo sostenga  la contrattazione decentrata ripristinando gli sgravi fiscali e si abbandoni definitivamente l’idea di un salario minimo definito per legge, perché questo è compito dei contratti nazionali”.
Dall’analisi delle intese pervenute all’Osservatorio della Cisl Lombardia emerge che i premi legati alla presenza sono in aumento rispetto alla scorsa rilevazione: sono infatti il 44,6% rispetto al 39,3%. In crescita anche la tendenza delle aziende a considerare anche la produttività del lavoro impiegatizio: nelle intese siglate nel 2014 si evidenzia un incremento nell’utilizzo dei cosiddetti “indicatori misti”, segno di una maggiore attenzione da parte delle imprese a mettere sotto osservazione fatturato e  redditività. Quanto ai settori, gli accordi riguardano prevalentemente aziende metalmeccaniche (43%), chimiche e tessili (34%), alimentari (9%)