Crisi, in Lombardia oltre 28.500 licenziamenti collettivi nel 2014

Milano, 9.1.2015
 
Licenziamenti collettivi in Lombardia verso il record storico. Sono oltre 28.500 i lavoratori messi in mobilità nel 2014 nelle aziende sopra i 15 dipendenti, oltre il 10% in più rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dalle stime elaborate dal dipartimento Mercato del lavoro della Cisl Lombardia, sulla base dei dati regionali relativi alle iscrizioni alla lista di mobilità. “I dati segnano un drammatico record storico – commenta Osvaldo Domaneschi, segretario generale Cisl Lombardia -. Mai il livello dei licenziamenti è stato così alto, siamo al triplo dei dati rispetto a sei o sette anni fa”. “La riforma del lavoro è stata varata, ora non si può più perdere tempo – aggiunge -. E’ evidente la necessità che oltre a politiche per il sostegno all’occupazione si attuino al più presto nuove politiche industriali e si rilancino gli investimenti per lo sviluppo”. Con le nuove regole del Jobs Act e le misure previste dalla Legge di Stabilità, secondo Domaneschi “le imprese non hanno più alibi, devono investire e assumere”. “Le condizioni di flessibilità e le agevolazioni fiscali sono state introdotte, ora le imprese e le associazioni che le rappresentano escano da un’ambiguità che dura da troppo tempo – aggiunge -. Non possono continuare a scaricare su altri i temi e le questioni che le chiamano a grande responsabilità”.  
I licenziamenti collettivi nel 2014 finora registrati sono stati 26.028, contro i 25.789 del 2013. Mancano però ancora i dati di dicembre, per i quali si stimano oltre 2.500 licenziamenti, poiché dal 1° gennaio 2015 sono cambiate le regole (si riduce la durata dell’indennità per chi ha più di 40 e di 50 anni) e la mobilità, soprattutto per l’aggancio alla pensione, è stata usata moltissimo negli ultimi mesi dell’anno scorso. “Il mondo del lavoro lombardo non può permettersi un altro anno di lacrime esangue – afferma Domaneschi -. Chiederemo alla Regione di aprire un tavolo sul settore manifatturiero, spina dorsale del nostro sistema produttivo, perché si individuino le linee di intervento strategiche per favorire la ripresa”.