Delegati Cae, pilastro europeo del dialogo sociale per uno sviluppo sostenibile

Evento on line a conclusione del progetto europeo “Les CEE: le socle européen du dialogue social”

Milano, 7.10.2021

La transizione ecologica e digitale apre una fase delicatissima per quelle che potranno essere le consegue sociali. Le fragilità già insite nel nostro sistema sono esplose con la pandemia. E dovranno essere governate, rafforzando il dialogo sociale e le rappresentanze sindacali ed economiche. In questo contesto i Cae, Comitati aziendali europei, possono e devono giocare un ruolo strategico, diventando un network di informazioni tra le diverse sedi delle multinazionali.


“I Cae sono l’unico strumento di rappresentanza dei lavoratori a livello europeo e dunque avranno un ruolo fondamentale anche in prospettiva futura, per una ripresa sostenibile”, ha sottolineato Miriam Ferrari, responsabile del dipartimento Internazionale della Cisl Lombardia, aprendo i lavori dell’evento finale del progetto europeo “I CAE: il pilastro europeo del dialogo sociale”, promosso e coordinato dalla Cisl Lombardia in partenariato con i colleghi di Cgil e Uil Lombardia, Ccoo e Ugt Catalunya, Csdr Romania, Podkrepa Bulgaria e con il sostegno della Confederazione europea dei sindacati.

L’evento, organizzato non a caso nella Giornata mondiale per il lavoro dignitoso, è stato inserito nel calendario del Festival per lo Sviluppo Sostenibile organizzato da AsviS.


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“Con l’emergenza sanitaria sono aumentate le fragilità – ha sottolineato Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia – . Il sindacato è chiamato ora a fare in modo che il processo di transizione ecologica e digitale sia equo ed inclusivo. Questo implica un rafforzamento degli strumenti del dialogo sociale, ma anche della formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti”.

Formazione strategica al centro del progetto promosso dalla Cisl Lombardia, che per oltre due anni ha coinvolto in presenza e a distanza una sessantina di delegati Cae di multinazionali attive in Spagna, Italia, Bulgaria e Romania, a dispetto delle difficoltà create dalla pandemia Covid-19. “Il nostro obiettivo – ha ricordato Luca Lombi, coordinatore del progetto europeo – è stato quello di creare le condizioni per l’apprendimento e lo scambio reciproco di informazioni ed esperienze al fine di migliorare le competenze sui Cae e sui diritti di informazione, consultazione e partecipazione, nonché creare sensibilità per una vera solidarietà tra i lavoratori europei e per una condivisione di strategie e comportamenti che rafforzano e diffondono la pratica del dialogo sociale in Europa”.

Decisiva per tutelare i lavoratori e i lavoratrici, la pratica dello scambio di informazioni tra Cae e, soprattutto, l’informazione dei rappresentanti sindacali da parte delle multinazionali è tutt’altro che scontata. Lo ha dimostrato anche la ricerca condotta da Etui e riportata nel corso dell’evento on line.

“Nel primo anno di pandemia un’altissima percentuale di rappresentanti Cae non sono stati consultati né su aspetti sanitari né occupazionali, anche se avrebbero dovuto – ha spiegato Aline Hoffmann, responsabile Unità Europeizzazione Relazioni Industriali Etui -. In condizioni normali il 78% ha dichiarato di essere stato consultato adeguatamente; in tempo Covid solo il 50%. E’ evidente che i diritti di informazione Cae devono essere maggiormente rispettati, per poter tutelare al meglio i lavoratori”.

Lavoratori che secondo l’europarlamentare Patrizia Toia, vicepresidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, dovrebbero avere più peso nei processi economici. “Stiamo lavorando perché si arrivi a una direttiva quadro che dia regole per cui le delocalizzazioni legate solo ai profitti siano limitate o vietate – ha detto -. Il tema dell’inclusione e delle esigenze dei lavoratori devono avere importanza e quindi le regole della concorrenza e della libertà d’impresa devono trovare nuove e più avanzate conciliazioni”.

Anche Claes-Michael Stahl, segretario generale aggiunto Etuc, ha sottolineato che occorre “lasciare alle spalle l’agenda neoliberale e l’idea di un mercato che si autoregoli da solo”. “La deregulation e l’austerity hanno fallito – ha detto -. In questa fase di transizione green abbiamo bisogno di un grande investimento sulla qualità del lavoro e su una protezione sociale universale. Solo così possiamo andare avanti e gestire il cambiamento, che avrà impatto diverso nei diversi Paesi”.

Un cambiamento che, ha ricordato anche Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza regionale della Commissione Europea di Milano, avrà un forte impatto anche sulla dimensione sociale. “Dialogo sociale ben funzionante sarà quindi fondamentale – ha detto – per ridurre i contraccolpi delle trasformazioni in atto”.