Due giorni, una notte

Milano, 17.11.2014
 
Jean-Pierre e Luc Dardenne sono autori oramai classici tra coloro che esplorano il mondo contemporaneo e le sue contraddizioni sociali. I due fratelli belgi, che hanno al loro attivo  film premiatissimi come Rosette e Le fils, avevano esordito nel lungometraggio con La promesse, film che parlava di lavoro clandestino e della condizione degli immigrati. Erano tornati a parlare di lavoro dei giovani con Rosette ed ora affrontano ancora il tema lavoro con Due giorni, una notte raccontando la storia di Sandra, l’anello debole della produzione in una azienda che produce pannelli solari. La direzione ha messo i colleghi di lavoro di fronte ad una scelta antisolidaristica: se votano per il suo licenziamento riceveranno un premio. Due giorni ed una notte è il tempo per convincere i favorevoli alla proposta della direzione a votare contro. Molti i temi che il film aiuta ad esplorare: la solidarietà anzitutto ma anche la mancanza di tutele nelle piccole aziende anche per l’assenza del sindacato. I lavoratori dei Dardenne sono persone reali con i loro problemi e le loro paure appartenenti a mondi culturali diversi ma tutti di fronte alla insicurezza del lavoro. Tutti di fronte ad una battaglia per la sopravvivenza che fa del film un capolavoro di “suspense” dove è la disperazione a fare da trama. Un film che non nasconde la realtà ma la porta provocatoriamente proprio dentro le nostre sale per ricordare che non ci sono solo bei racconti divertenti ma anche la vita vera e che ogni esperienza può insegnarci qualcosa come affermano nello splendido finale.