Euronote – 2022 Anno europeo dei giovani

L’Ue punta l’attenzione su bisogni e potenzialità delle nuove generazione

Milano, 14.1.2022

Il 2022 appena iniziato è l’Anno europeo dei giovani, secondo quanto deciso dalle istituzioni europee. In linea con la strategia europea per la gioventù 2019-2027, volta a garantire gli interessi e le esigenze dei giovani, l’obiettivo generale dell’Anno europeo 2022 è di «intensificare gli sforzi dell’Ue, degli Stati membri e delle autorità locali, assieme agli attori della società civile, per responsabilizzare i giovani, onorarli, sostenerli e impegnarsi con loro al fine di ottenere un impatto positivo a lungo termine». Nella risoluzione adottata dal Parlamento europeo a dicembre è affermato che l’Anno europeo dovrebbe stimolare un processo di riflessione sul futuro dei giovani e sulla loro partecipazione attiva alla costruzione europea, per questo le politiche sulla gioventù dovrebbero essere integrate in tutte le politiche dell’Ue, con un approccio multisettoriale. Inoltre, ha sottolineato l’Europarlamento, l’Anno europeo intende promuovere il coinvolgimento attivo dei giovani nella vita democratica, sostenendo attività di partecipazione come la Conferenza sul futuro dell’Europa, dove un terzo dei cittadini partecipanti sono giovani di 16-25 anni, ma anche promuovendo iniziative di impegno civico oltre a rafforzare quelle per studio, formazione e lavoro.

Gli obiettivi dell’Anno europeo

Per «onorare, sostenere e coinvolgere i giovani a tutti i livelli», sostengono le istituzioni dell’Ue, l’Anno europeo dei giovani perseguirà quattro obiettivi principali.

Innanzitutto intende rinnovare le prospettive positive per i giovani, con una particolare attenzione agli effetti negativi della pandemia, evidenziando come la transizione verde, la transizione digitale e altre politiche dell’Ue possano offrire opportunità ai giovani e, allo stesso tempo, trarre ispirazione da azioni, idee e necessità dei giovani per rafforzare e rivitalizzare il progetto comune europeo. Un secondo obiettivo mira a responsabilizzare e sostenere i giovani, in particolare quelli con minori opportunità, provenienti da contesti svantaggiati o appartenenti a gruppi vulnerabili e marginalizzati, ad acquisire conoscenze e competenze per diventare cittadini attivi e «artefici del cambiamento». In terzo luogo si vogliono sostenere i giovani nella comprensione delle opportunità e nella loro promozione attiva, al fine di «sostenere il loro sviluppo personale, sociale, economico e professionale in un mondo verde, digitale e inclusivo». Il quarto obiettivo riguarda l’integrazione della politica sulla gioventù in tutti i settori politici dell’Ue, per «incoraggiare l’assunzione di una prospettiva della gioventù a tutti i livelli del processo decisionale».

Le misure previste

Per il raggiungimento di tali obiettivi sono previste misure di vario tipo, che vanno dal potenziamento di strumenti, canali e programmi esistenti innovativi per promuovere la

partecipazione giovanile, alla raccolta e condivisione di esperienze, buone pratiche e idee attraverso metodi partecipativi, così da «creare e attuare congiuntamente» l’Anno europeo. Si prevedono  campagne di informazione, educazione e sensibilizzazione per trasmettere valori quali il rispetto, l’uguaglianza, la giustizia, la solidarietà, il volontariato, per stimolare il contributo attivo dei giovani alla «costruzione di una società più inclusiva, verde e digitale». L’anno europeo dovrebbe favorire, secondo le intenzioni, anche la creazione di «spazi e strumenti destinati agli scambi sulla trasformazione delle sfide in opportunità e delle idee in azioni», incoraggiando la creatività e la cooperazione. Saranno realizzati studi e ricerche sulla situazione dei giovani nell’Ue, attraverso la produzione e l’utilizzo di statistiche armonizzate e la diffusione dei risultati, così come si prevede la  promozione di programmi, finanziamenti, progetti, azioni e reti di interesse per i giovani, anche attraverso i social e le comunità online.

Giovani più provati dalla pandemia

Che sia il 2022 l’Anno europeo dei giovani non è casuale, come ha spiegato la vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la Promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas: «Proclamando l’Anno europeo sosteniamo i giovani europei nella difesa e nella promozione della libertà, dei valori, delle opportunità e della solidarietà. Lo dobbiamo alle generazioni che hanno sofferto di più nel corso della pandemia e che ora devono riprendere in mano la loro vita». Come indicato in una recente Relazione della Commissione europea, infatti, l’accesso dei giovani a opportunità di istruzione, occupazione, mobilità e partecipazione democratica è migliorato fino alla fine del 2019, cioè fino alla pandemia che ha invece determinato una forte «discontinuità nell’istruzione, nella formazione e in altre attività di apprendimento, la perdita di opportunità di lavoro e di carriera, isolamento sociale e problemi di salute mentale». Enorme e senza precedenti l’impatto sui sistemi di istruzione e formazione, dove l’apprendimento è stato reso più difficile dalla mancanza di interazione con insegnanti e compagni, da un minore approfondimento e ritardi. Il benessere fisico ed emotivo è stato compromesso, in quanto scuole e università non sono state in grado di offrire attività strutturate o accesso a servizi di sostegno. La dimensione di socializzazione dell’istruzione è stata pesantemente colpita e molti giovani hanno provato sentimenti di isolamento, ansia e depressione. Inoltre i giovani provenienti da contesti svantaggiati sono stati più esposti ad ambienti domestici stressanti e l’apprendimento forzato da casa ha evidenziato le disparità socioeconomiche preesistenti. Nell’ultimo anno la percentuale di giovani che non hanno un lavoro e non seguono un percorso scolastico o formativo (Neet) è tornata agli alti livelli del 2017 (13,7%), mentre emerge anche un aumento dell’esclusione sociale. La pandemia ha inoltre aumentato le disparità preesistenti tra i giovani europei nel mercato del lavoro rispetto al resto della popolazione lavorativa, con tassi di disoccupazione cresciuti per tutte le fasce di età ma di più tra i giovani, anche perché i settori maggiormente colpiti dalla crisi sono stati proprio quelli in cui lavora la gran parte dei giovani europei: commercio al dettaglio, ospitalità, servizi di ristorazione.