La situazione dell’Ue secondo Eurostat: 96,5 milioni di persone in serie difficoltà
Milano, 19.10.2021
Oltre un quinto della popolazione dell’Ue è a rischio di povertà o esclusione sociale, si stima infatti che si trovi in questa situazione il 21,9% dei cittadini per un totale di circa 96,5 milioni di persone. È quanto riferito da uno studio di Eurostat in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà (17 ottobre), Ufficio statistico dell’Ue che sottolinea come il rischio di povertà ed esclusione sociale non dipenda strettamente dal livello di reddito di un nucleo familiare, ma possa anche riflettere la disoccupazione, la bassa intensità di lavoro, lo stato lavorativo o una serie di altre caratteristiche socioeconomiche.
Così, per calcolare il numero complessivo di persone che vivono tale condizione vengono considerate tre misure, che sono il rischio di povertà dovuto a un reddito disponibile al di sotto della soglia del 60% del reddito mediano nazionale, il grave degrado materiale e sociale e il vivere in famiglie con intensità lavorativa molto bassa (meno del 20% del loro potenziale totale di tempo di lavoro). Tra i 96,5 milioni di abitanti dell’Ue che nel 2020 hanno affrontato il rischio di povertà o esclusione sociale, osserva Eurostat, circa 5,9 milioni vivevano contemporaneamente tutte e tre le condizioni di rischio, 11,8 milioni vivevano sia il rischio di povertà sia una bassa intensità lavorativa (ma non grave deprivazione materiale e sociale), 9,1 milioni erano a rischio di povertà e allo stesso tempo gravemente deprivati materialmente e socialmente (ma non a bassa intensità di lavoro), mentre 1,3 milioni vivevano in famiglie con intensità di lavoro molto bassa ed erano gravemente deprivati (ma non a rischio di povertà di reddito). In generale, spiega l’Ufficio statistico, la maggior parte della popolazione che vive il rischio di povertà o esclusione sociale ha sperimentato solo uno dei tre criteri: 48,5 milioni il problema del reddito, 11,3 milioni le gravi deprivazioni materiali e sociali e 8,1 milioni la bassa intensità lavorativa. Lo studio conferma come la povertà monetaria sia comunque la forma più diffusa di povertà ed esclusione sociale, con 75,3 milioni di persone nell’Ue in tale condizione nel 2020 (in misura ridotta combinata con uno o entrambi gli altri due rischi). Circa 27 milioni vivono con un’intensità di lavoro molto bassa (come rischio singolo o combinato con uno degli altri rischi), mentre 27,6 milioni hanno dovuto affrontare gravi deprivazioni materiali e sociali (come rischio singolo o combinato).
Persone a maggior rischio nell’Ue
Sono le donne, i giovani adulti, le persone con un basso livello di istruzione e i disoccupati ad avere le maggiori probabilità di essere a rischio di povertà o esclusione sociale nell’Ue, secondo Eurostat. Nel 2020, infatti, il rischio è stato più elevato per le donne (22,9%) rispetto agli uomini (20,9 %), mentre sono state osservate notevoli differenze tra le varie fasce d’età. Il rischio più elevato ha riguardato i giovani adulti di età compresa tra 18 e 24 anni (27,8%), il più basso invece è stato registrato per le persone di età compresa tra 25 e 49 anni (20%). Tra questi due gruppi di età, il rischio è stato del 20,4% per le persone di età pari o superiore a 65 anni e del 22,2% nella popolazione di età compresa tra 50 e 64 anni. Anche il gruppo di età più giovane, persone con meno di 18 anni, presenta un rischio piuttosto elevato (24,2%).
Lavoro e grado di istruzione
La condizione lavorativa è una delle variabili socioeconomiche che più incidono sul rischio di povertà o esclusione sociale, con le persone disoccupate esposte a un rischio elevato. Così, mentre nel 2020 il rischio era dell’11,8% tra gli occupati e del 19,2% tra i pensionati, per i disoccupati era superiore ai due terzi attestandosi al 66,2% ed era il 42,9% tra le altre persone inattive, che cioè per un motivo diverso dalla pensione non lavoravano o erano disoccupate.
Anche il livello di istruzione ha un impatto rilevante sulle condizioni di povertà o esclusione sociale. I dati 2020 dell’Ue mostrano che quasi un terzo (34,7%) delle persone con più di 18 anni e un basso livello di istruzione era a rischio di povertà o esclusione sociale, rispetto al 19,9% delle persone nella stessa fascia di età con un livello di istruzione medio e al 10,5% tra coloro che hanno un grado terziario di istruzione, quindi elevato.
Composizione familiare
Altra variabile che influisce sul rischio di povertà o esclusione sociale è la composizione della famiglia. In generale, le persone che vivono in nuclei familiari adulti con figli a carico costituiscono un gruppo particolarmente vulnerabile. Secondo Eurostat, il rischio è piuttosto elevato per la popolazione che vive in famiglie con tre o più figli, che nel 2020 è stato in media nell’Ue del 29,6%, ovvero 7,4 punti percentuali in più rispetto alla media di tutte le famiglie con figli a carico. Questa situazione è stata osservata in tutti gli Stati membri dell’Ue, ad eccezione di Danimarca e Irlanda. Condizione che si aggrava quando i figli sono a carico di adulti single, con il 42,1% delle famiglie di questo tipo che nel 2020 ha affrontato il rischio di povertà o esclusione sociale. Tra i single la situazione è spesso più difficile anche se non ci sono figli, dal momento che oltre un terzo (33,2%) delle famiglie unipersonali nell’Ue ha affrontato nel 2020 il rischio di povertà o esclusione sociale, percentuale che in quattro Stati membri (Bulgaria, Lettonia, Estonia e Lituania) ha addirittura superato il 50%, mentre in otto Paesi dell’Ue il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato per le famiglie unipersonali rispetto ai nuclei familiari di single con figli a carico.
Povertà urbana e rurale
Oltre ai fattori socio-demografici, anche il grado di urbanizzazione infuisce sul rischio di povertà o esclusione sociale, pur con modelli contrastanti tra i Paesi dell’Ue. Nella maggior parte degli Stati membri occidentali il rischio è più pronunciato nelle città, in particolare in Belgio (28,3%), Italia (26,9%), Germania (26,4%), Spagna (25,5%) e Grecia (25,2%). In altri Paesi come Romania e Bulgaria, invece, è maggiormente concetrato tra le popolazioni rurali, dove circa la metà della popolazione ha affrontato tali rischi.