Euronote – Ces: il piano d’azione per i prossimi anni

Milano, 27.5.2019

Riforma della politica economica dell’Ue, del bilancio e dell’Unione monetaria europea per promuovere la giustizia sociale, gli investimenti favorevoli all’occupazione, la crescita sostenibile e una tassazione equa e progressiva. Inoltre, completa attuazione dei 20 principi del pilastro europeo dei diritti sociali adottato dall’Ue nel 2017, tra cui la parità di genere, le pari opportunità, il diritto a retribuzioni eque e il diritto all’istruzione, alla formazione e all’apprendimento permanente. Sono alcuni degli obiettivi rilanciati dal 14° Congresso della Confederazione europea dei sindacati (Ces), svoltosi nei giorni 21-24 maggio 2019 a Vienna, in Austria, cui hanno preso parte oltre 600 delegati sindacali nazionali di circa 90 organizzazioni sindacali nazionali di 38 Paesi europei e 10 federazioni sindacali settoriali europee. Il Congresso, che ha rieletto Luca Visentini segretario generale ed eletto Laurent Berger presidente della Ces, ha adottato alcuni documenti chiave tra cui il Manifesto di Vienna e un Programma di azione Ces 2019-2023. «La missione per il prossimo mandato sarà quella di combattere gli attacchi alla democrazia e alla tolleranza e di andare oltre la Commissione Juncker nel promuovere la giustizia sociale, posti di lavoro di qualità e salari più alti in tutta l’Ue» ha affermato il rieletto segretario generale Visentini, aggiungendo: «Continueremo a premere sull’Ue per affrontare in modo proattivo l’azione per il clima, la digitalizzazione e l’automazione in modo che nessuno rimanga indietro».

Un contratto sociale rinnovato per l’Europa

Il movimento sindacale, ha affermato la Ces, ha la responsabilità di difendere la democrazia e il modello sociale europeo, insieme ai risultati più importanti del secolo scorso quali la pace e i diritti umani, i diritti dei lavoratori, i diritti sociali e ambientali, le condizioni di vita e di lavoro eque e paritarie, compresi servizi pubblici e sistemi educativi di qualità. Questo soprattutto alla luce del «momento cruciale» che sta vivendo l’Europa, spiega il Manifesto: «Gli effetti della globalizzazione non regolamentata, della crisi economica e dell’austerità; le trasformazioni nell’economia e nel mercato del lavoro a causa dei cambiamenti climatici, della digitalizzazione e dell’automazione; gli attacchi ai diritti dei lavoratori e dei sindacati e al modello sociale europeo; la crescita delle disuguaglianze all’interno e tra i Paesi; il problema della migrazione, che spesso crea discriminazione e sfruttamento; l’ascesa del sovranismo, delle forze nazionaliste, neofasciste e xenofobe che minacciano i diritti umani e sociali, mettendo a rischio i valori democratici dell’Ue», tutti elementi che, sostiene la Ces, «sollevano importanti preoccupazioni per il futuro dell’Europa e dei lavoratori europei».

Secondo la Ces serve un movimento sindacale «rinnovato e più forte», in grado di cambiare l’economia esistente e le politiche del mercato del lavoro, al fine di includere coloro che sono esclusi dai diritti e dalla protezione: «Donne, lavoratori giovani e precari, lavoratori autonomi e lavoratori di piattaforme, lavoratori nell’economia informale, migranti e lavoratori mobili, persone con disabilità o vittime di discriminazione, anche per orientamento sessuale e identità di genere. Il movimento sindacale europeo costruirà un’Europa più giusta per i lavoratori».

Ma soprattutto, sottolinea la Ces nel suo Manifesto, c’è bisogno di un contratto sociale rinnovato per l’Europa, che stabilisca la relazione tra tre diversi gruppi nella società: lo stato, il lavoro e il capitale. «Le istituzioni devono assumersi la responsabilità di rafforzare l’economia sociale di mercato. Le aziende dovrebbero evitare di trarre profitto dal mercato unico e allo stesso tempo di indebolirlo sfruttando la manodopera o evitando di pagare tasse e contributi sociali» osserva la Ces.

Il piano d’azione del sindacato europeo

Per il conseguimento di questo nuovo contratto sociale per l’Europa la Ces lancia dunque un piano d’azione basato su alcuni punti principali:

1. Un protocollo di progresso sociale da inserire nei trattati e attuato attraverso la legislazione e le politiche dell’Ue.

2. Il rilancio di un piano straordinario per aumentare gli investimenti pubblici e privati nella creazione di posti di lavoro di qualità, servizi pubblici, beni pubblici e protezione sociale.

3. Riforma della governance economica dell’Ue per promuovere giustizia sociale, investimenti per l’occupazione, crescita sostenibile, tassazione equa e benessere.

4. Ricostruzione del modello sociale europeo, rafforzando e attuando i principi del pilastro europeo dei diritti sociali.

5. Rafforzare il dialogo sociale bipartito e tripartito a livello europeo, nazionale e settoriale, attraverso una legislazione rafforzata, politiche, accordi e finanziamenti.

6. Un partenariato per la contrattazione collettiva, per ottenere una convergenza verso l’alto di salari e condizioni di lavoro per tutti.

7. Maggiore impegno per l’uguaglianza di genere sul lavoro e nella società.

8. Gestire il cambiamento climatico, la digitalizzazione, l’automazione e la globalizzazione assicurando che nessuno sia lasciato indietro.

9. Riforma della legge sulla concorrenza, del diritto societario e della nuova legislazione in materia di due diligence e catene di approvvigionamento all’interno del mercato unico, nel pieno rispetto dei diritti sociali e sindacali.

10. Riforma della legislazione dell’Ue in materia di informazione e consultazione, migliorando la partecipazione dei lavoratori.

11. Definire il futuro del lavoro con i quadri giuridici dell’Ue per ridurre i rischi, estendere i diritti dei lavoratori e fermare il dumping sociale e salariale.

12. Legislazione europea per l’apprendimento permanente e il diritto alla formazione.

13. Agenda europea equa e sostenibile per migrazione, globalizzazione, commercio internazionale e politiche di vicinato, attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e delle convenzioni dell’Ilo.