Euronote – Divario generazionale nel mercato del lavoro

Milano, 25.7.2017

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Divario generazionale nel mercato del lavoro
Lo evidenzia l’indagine annuale su Occupazione e sviluppi sociali in Europa

 

Con oltre 234 milioni di persone che lavorano attualmente nell’Ue il tasso di occupazione non è mai stato così elevato, mentre la disoccupazione è al livello più basso dal dicembre 2008. Dal 2013 sono stati creati circa 10 milioni di posti di lavoro nei Paesi dell’Ue e la crescita economica è moderata ma costante da quasi quattro anni. Tuttavia il mercato del lavoro è sempre più caratterizzato da un divario generazionale e sui giovani grava un onere particolarmente elevato: tendono ad avere più difficoltà a ottenere un posto di lavoro e si trovano più spesso in forme di occupazione atipiche e precarie, come i contratti temporanei, che possono condizionare i progetti di vita e comportare in prospettiva una minore copertura previdenziale. Questo, in estrema sintesi, emerge dall’edizione 2017 dell’indagine annuale su Occupazione e sviluppi sociali in Europa (Esde), resa nota dalla Commissione europea lo scorso 17 luglio, che sottolinea appunto la questione dell’equità intergenerazionale e la necessità che tutte le generazioni beneficino delle attuali tendenze economiche positive. La quota di reddito da lavoro delle fasce più giovani della popolazione si è ridotta nel tempo e, osserva l’indagine, ciò influisce sulle decisioni dei giovani relative al nucleo familiare, come l’avere figli o l’acquisto di una casa, situazione che può a sua volta ripercuotersi negativamente sui tassi di fecondità e di conseguenza sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e sulla crescita. «I giovani d’oggi e i loro figli potrebbero ritrovarsi in condizioni peggiori rispetto ai genitori, e non è quello che vogliamo. È necessario agire rapidamente. Con il pilastro europeo dei diritti sociali vogliamo preservare e migliorare gli standard sociali e le condizioni di vita delle generazioni future» ha dichiarato Marianne Thyssen, commissaria europea per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori.
Alcuni dati significativi
Il numero di uomini e donne occupati nell’Ue era sceso sensibilmente durante la crisi, passando dai 231 milioni del 2008 ai 225 milioni nel 2013, per poi risalire gradualmente fino a superare i 234 milioni nel primo trimestre di quest’anno. Contemporaneamente il numero di disoccupati era aumentato sensibilmente dai circa 17 milioni del 2008 ai 26 milioni del 2013, anno in cui si è invertita la tendenza che ha portato agli attuali 19 milioni.
Miglioramenti sul mercato del lavoro che non sono però stati omogenei tra le varie fasce d’età. Così, il tasso di disoccupazione tra i giovani adulti (25-39 anni) è passato dall’8,7% del 2005 al 10% del 2010 diminuendo poi leggermente ma rimanendo a livelli elevati con il 9,1% del 2016, mentre nella fascia d’età adulta (40-64 anni) con il 6,6% del 2016 si è scesi rispetto al 7% del 2010 ma soprattutto si sono raggiunti livelli più bassi rispetto al 6,8% del 2005.
Le differenze tra queste due fasce d’età di lavoratori sono evidenti anche per quanto riguarda il lavoro temporaneo, con questa tipologia di contratti cresciuta leggermente dal 7,3% del 2005 al 7,9% del 2016 (passando per il 7% nel 2010) per i lavoratori di 40-64 anni, mentre è decisamente più elevata ed è aumentata in modo più significativo tra i lavoratori più giovani (25-39 anni) passando dal 14,4% del 2005 al 15% del 2010 fino al 16,3% del 2016.
C’è poi un dato particolarmente preoccupante in prospettiva: per la popolazione in età lavorativa si prevede un calo dello 0,3% annuo da qui al 2060, così la proporzione tra la popolazione ultrasessantacinquenne e quella in età lavorativa compresa tra i 20 e i 64 anni, che era del 28% nel 2008 ed è salita al 33% nel 2017, si stima che possa raggiungere il 57% entro il 2060. Ciò significa che una forza lavoro in costante riduzione dovrà cercare di garantire il mantenimento dell’attuale tendenza alla crescita economica. Ne consegue, osserva l’indagine della Commissione, che i regimi pensionistici saranno contemporaneamente alimentati da un minor numero di contribuenti – spesso con versamenti di minore entità e/o irregolari, non essendo corrispondenti a quelli del lavoro a tempo pieno e/o standard – mentre aumenterà il numero dei pensionati che ne dipenderanno: «I giovani lavoratori di oggi e le generazioni future devono farsi carico di un doppio onere che deriva dai cambiamenti demografici e dalla necessità di garantire la sostenibilità dei regimi pensionistici».
Servono sforzi per migliorare l’equità tra generazioni
Secondo l’indagine «le generazioni più giovani affrontano oggi sfide significative sul mercato del lavoro che riflettono sia i cambiamenti strutturali, compresi quelli legati all’importanza crescente delle forme atipiche di occupazione, che l’eredità della crisi».
L’occupazione dei giovani è ristagnata nell’ultimo decennio, trovare un lavoro dopo la laurea è diventato più difficile per cui le giovani generazioni sono state colpite maggiormente dalla disoccupazione. Tra i più giovani è aumentato anche il fenomeno della sovra-qualificazione, che implica un uso inefficiente delle risorse umane disponibili, mentre è crollata la sicurezza dei lavoratori con l’aumento dell’uso dei contratti non standard. Gran parte del significativo aumento del lavoro a tempo parziale tra i giovani è involontario, poiché oltre un terzo dei lavoratori più giovani l’ha accettato perché non ha trovato lavoro a tempo pieno. I contratti temporanei sono poi sempre più comuni tra i più giovani, che hanno il doppio delle probabilità di lavorare temporaneamente rispetto ai gruppi più anziani. Le sfide per le generazioni più giovani si riflettono anche nella distribuzione dei redditi da lavoro tra gruppi di età: dall’inizio della crisi la maggior parte dei Paesi dell’Ue ha registrato un calo della quota di reddito dei lavoratori più giovani.
Alla luce di tutto ciò è chiaro il messaggio lanciato dall’indagine: «Sono necessari ulteriori sforzi per migliorare l’adeguatezza e l’equità intergenerazionale. Affrontare i molteplici oneri cui sono sottoposti i giovani, derivanti dalle sfide del mercato del lavoro insieme alla necessità di sostenere un numero crescente di pensionati, può essere fondamentale per assicurare l’equità e quindi l’accettazione del contratto sociale tra le generazioni. Ciò sottolinea anche l’importanza di proseguire verso un modello di Welfare sociale che sostenga i cittadini durante tutto il corso della loro vita».