Euronote gennaio 2024 | Forti critiche al Patto su migrazione e asilo

A rischio il diritto d’asilo e i diritti umani nell’Ue, secondo le Ong europee

L’accordo siglato il 20 dicembre scorso tra l’Europarlamento e il Consiglio dell’Ue riguardante il  Patto sulla migrazione e l’asilo è stato accolto con soddisfazione dalla Commissione europea, che lo aveva proposto nel settembre 2020 per trovare soluzioni sostenibili e a lungo termine sulla migrazione. «L’Europa è una comunità forte e capace di trovare grandi risposte a grandi sfide. Il nostro obiettivo era trovare un approccio equo e pragmatico alla gestione congiunta della migrazione nell’Ue. Si tratta di un passo fondamentale per dotare l’Europa degli strumenti necessari per gestire la migrazione» ha dichiarato la presidente Ursula von der Leyen.

Tra le novità principali contenute nel Patto, norme uniformi sull’identificazione dei cittadini di Paesi terzi al loro arrivo e un nuovo regolamento Eurodac, che istituisce una banca dati comune per raccogliere dati sui movimenti non autorizzati e che prevede impronte digitali ed immagini del volto anche per i bambini a partire dai sei anni. Poi è prevista una maggior rapidità nelle procedure di asilo, ma anche di rimpatrio e di frontiera, sulla base del concetto di “Paese terzo sicuro”, con la possibilità di trattenimento senza esenzioni neanche per le famiglie con minori. Un nuovo meccanismo di solidarietà obbligatoria per i Paesi dell’Ue riconosciuti «sotto pressione migratoria» consentirà inoltre agli altri Stati membri di scegliere tra il ricollocamento dei richiedenti asilo nel loro territorio e il versamento di contributi finanziari (sulla base di Pil e popolazione). Infine è previsto un regolamento sulle situazioni «di crisi e di forza maggiore», che dovrebbe preparare l’Ue ad affrontare future situazioni di crisi, compresa la strumentalizzazione dei migranti.

Dal momento che la migrazione era stata la preoccupazione principale espressa dai cittadini dell’Ue in occasione delle elezioni europee del 2019, non stupisce che l’obiettivo degli attuali co-legislatori (Parlamento e Consiglio) sia di adottare definitivamente la nuova riforma prima delle elezioni del giugno prossimo. Ma proprio questo clima pre-elettorale sembra aver condizionato non poco i contenuti di un Patto fortemente restrittivo.

La denuncia delle Ong europee

«Scriviamo come difensori dei diritti umani preoccupati e come persone che vedono e lavorano con le dure conseguenze delle scelte politiche» hanno scritto in una lettera aperta alle istituzioni dell’Ue i rappresentanti di oltre 50 Ong europee, denunciando i rischi per i diritti umani del nuovo Patto su migrazione e asilo. Secondo le Ong, infatti, questo Patto «rispecchierà gli approcci falliti del passato e ne peggiorerà le conseguenze», con il rischio che «si traduca in un sistema mal funzionante, costoso e crudele che fallisce durante l’attuazione e lascia le questioni critiche irrisolte».

Se adottato nella forma concordata dalle istituzioni dell’Ue nel dicembre scorso, sostengono le Ong europee, il Patto «normalizzerà l’uso arbitrario della detenzione per immigrati, anche per bambini e famiglie, aumenterà la profilazione razziale, utilizzerà procedure di “crisi” per consentire respingimenti e rimpatrierà le persone nei cosiddetti “Paesi terzi sicuri” dove si trovano a rischio di violenza, tortura e detenzione arbitraria».

Le risorse «dovrebbero essere destinate a fornire soluzioni efficaci, basate sulla protezione e sull’assistenza», non «verso più muri e sorveglianza» si legge nella lettera aperta all’Ue, con cui le Ong europee esprimono forte preoccupazione: «Siamo profondamente consapevoli che la politica spesso è una questione di compromessi. Ma ci sono delle eccezioni e i diritti umani non possono essere compromessi. Quando sono indeboliti, ci sono conseguenze per tutti noi».

Amnesty: causerà sofferenze alle frontiere

«Questo accordo farà regredire di decenni la legislazione europea in materia di asilo. Il suo esito più probabile sarà un aumento della sofferenza umana, in ogni fase del viaggio intrapreso in cerca di asilo nell’Ue. Dal modo in cui le persone verranno trattate dai Paesi extra Unione europea, al loro accesso all’asilo e all’assistenza legale alle frontiere europee, fino all’accoglienza all’interno dell’Ue, questo accordo è progettato per rendere più difficile l’accesso alla sicurezza» ha dichiarato la direttrice di Amnesty International Europa, Eve Geddie. L’organizzazione per i diritti umani ritiene che il Patto causerà detenzioni alle frontiere dell’Ue per un maggior numero di persone, comprese famiglie con bambini e persone vulnerabili, mentre le procedure di frontiera avranno garanzie ridotte limitando la possibilità di valutazioni eque e complete delle richieste di asilo. «Invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti e il rafforzamento dei sistemi di protezione, gli Stati potranno pagare per rafforzare le frontiere esterne o continuare a finanziare Paesi non-Ue per impedire che le persone migranti raggiungano l’Europa» ha aggiunto Geddie, secondo cui l’Ue «rischia di incamminarsi verso un sistema ancora più bisognoso di riforme rispetto a quello attuale».

Asgi: indebolito il diritto d’asilo

Pesanti critiche al Patto sono giunte anche dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che si oppone «a questa deriva dell’indebolimento del diritto di asilo». Secondo l’Asgi, introdurre la «finzione giuridica di non ingresso», in base alla quale le zone di frontiera non sono considerate parte del territorio degli Stati membri, creerà pericolose zone grigie, mentre trattenere in zone di frontiera chi arriva o chi perde il diritto al soggiorno «significa privare inutilmente della libertà le persone, anche vulnerabili». Inoltre, sostiene l’Asgi, estendere il trattenimento in frontiera anche oltre le 12 settimane in attesa del rimpatrio ed in caso di flussi consistenti «significa accanirsi nella violazione del diritto alla libertà personale e può esporre le persone migranti al rischio di refoulement». Infine, mantenere la responsabilità dell’esame della domanda di asilo per lo Stato di primo ingresso, che permetterà agli altri Paesi europei di non accettare migranti versando un contributo economico, secondo l’Asgi scaricherà la responsabilità dell’accoglienza sui Paesi di primo arrivo, violando così il principio di solidarietà tra gli Stati membri dell’Ue.