Euronote giugno 2024 | L’Europa al voto

Astensionismo e aumento delle destre segnano l’elezione del nuovo Parlamento

Per la decima volta, dalla prima votazione avvenuta nel 1979, circa 373 milioni di cittadini dei 27 attuali Stati membri dell’Unione europea si sono recati alle urne, nei giorni compresi tra i 6 e il 9 giugno 2024, per eleggere i 720 deputati del Parlamento europeo, l’unica assemblea transnazionale al mondo eletta direttamente. 

I primi esiti elettorali, non ancora definitivi, mostrano alcune chiare tendenze che confermano in linea di massima le previsioni e che non dovrebbero incidere sulla maggioranza europarlamentare creatasi nella scorsa legislatura.

Sempre elevato l’astensionismo, per cui mediamente a livello di Unione ha votato poco più di un elettore su due degli aventi diritto, ma con affluenza particolarmente bassa in alcuni Paesi come l’Italia dove per la prima volta i votanti sono stati meno del 50%.

Emerge poi una chiara preferenza per i partiti che fanno riferimento ai gruppi politici conservatori e della destra, o meglio delle varie destre europee, mentre i gruppi dell’area progressista e della sinistra (socialisti, verdi e sinistra più radicale) e i liberali hanno complessivamente perso dei seggi.

Osservando i dati, non ancora definitivi in tutti gli Stati membri ma che subiranno ormai solo minime variazioni, il gruppo del Partito popolare europeo (PPE) resta il più numeroso dell’aula europarlamentare con 185 seggi, guadagnando una decina di deputati rispetto alla scorsa legislatura. Segue senza grosse variazioni il gruppo dei socialisti europei (S&D) con 137 seggi (due in meno), mentre al terzo posto si trova il gruppo di area liberale Renew Europe con 79 seggi, che segna però la sconfitta principale di queste elezioni perdendo ben 23 seggi. Ad esso si avvicinano il gruppo di destra dei Conservatori e Riformisti (ECR), che aumentando i consensi di 4 seggi raggiunge la quota di 73, e la destra più estrema che fa riferimento al gruppo Identità e Democrazia (ID), la quale ha riportato un incremento di 9 seggi portando il numero di eurodeputati di questa area a 58. La seconda maggiore sconfitta elettorale, dopo quella dei liberali, è quella dei Verdi europei, che perdono 18 seggi e raggiungono un numero complessivo di 53 europarlamentari, passando dal quarto al sesto posto tra i gruppi politici europei e pagando soprattutto l’indebolimento accusato in Germania e Francia.

Segue poi il gruppo della sinistra europea The Left, che con 36 seggi conferma sostanzialmente il risultato della scorsa legislatura (uno in meno), mentre va sottolineato come i gruppi dei Non Iscritti (46 seggi) e dei cosiddetti Altri (55 seggi) numericamente rappresentano insieme la terza forza dell’Europarlamento, quindi potranno incidere in modo più o meno significativo a seconda di dove sceglieranno di schierarsi i vari partiti. In questo assortimento di forze politiche non ancora posizionate nello schieramento europeo, ma prevalentemente di estrema destra, si trovano infatti partiti come l’AfD tedesco, il Fidesz ungherese, la Republika slovacca, l’AUR rumeno, il nuovo SALF spagnolo e il Vazrazhdane bulgaro. Alcuni esponenti della destra europea, ultimamente Marine Le Pen e Viktor Orbán, auspicano un’unificazione della destra europea, anche se non è ancora chiaro se con il gruppo politico ECR oppure con ID, ma se ciò avvenisse potrebbe diventare il terzo gruppo europarlamentare.

La cosiddetta “maggioranza Ursula”, creatasi nella scorsa legislatura al Parlamento europeo tra PPE, S&D e Renew Europe per l’elezione alla presidenza della Commissione europea di Ursula von der Leyen, dovrebbe comunque essere confermata o allargata senza grossi cambiamenti (magari aprendo ai Verdi), il che potrebbe portare alla riconferma della stessa presidente.

Formazione dei nuovi Parlamento e Commissione

Ricapitolando alcune informazioni tecniche sulle elezioni europee, ogni Stato membro dell’Ue elegge un numero di eurodeputati compreso da un minimo di 6 a un massimo di 96 e ciò avviene in base al principio della cosiddetta “proporzionalità degressiva”, secondo cui un eurodeputato di un Paese più grande rappresenta più cittadini rispetto a un eurodeputato di un Paese più piccolo. Per queste elezioni l’elenco del numero di eurodeputati eletti da ciascun Paese è il seguente: Germania 96, Francia 81, Italia 76, Spagna 61, Polonia 53, Romania 33, Paesi Bassi 31, Belgio 22, Grecia 21, Repubblica Ceca 21, Svezia 21, Portogallo 21, Ungheria 21, Austria 20, Bulgaria 17, Danimarca 15, Finlandia 15, Slovacchia 15, Irlanda 14, Croazia 12, Lituania 11, Slovenia 9, Lettonia 9, Estonia 7, Cipro 6, Lussemburgo 6, Malta 6.

Una volta eletti i membri del Parlamento europeo confluiscono in gruppi politici, per la cui costituzione è necessario un numero minimo di 23 deputate e deputati provenienti da almeno un quarto dei Paesi dell’Ue, ma i singoli eurodeputati non possono aderire a più gruppi politici, mentre quelli che non aderiscono a nessun gruppo politico sono noti come “non iscritti”.

Nei giorni 16-19 luglio prossimo si terrà a Strasburgo la prima plenaria dei nuovi eurodeputati, i quali eleggeranno il presidente del Parlamento europeo che resterà in carica per due anni e mezzo rinnovabili. In quella occasione saranno eletti anche i vicepresidenti e i questori, oltre a decidere il numero di deputati che formeranno ogni commissione europarlamentare. Per quanto riguarda invece la nuova Commissione europea, il/la candidato/a presidente proposto/a dal Consiglio terrà un discorso e parteciperà al dibattito nell’aula di Strasburgo, dove dovrà ottenere la maggioranza degli eurodeputati. Ciò potrebbe avvenire già il 18 luglio prossimo,  ma se il/la candidato/a non ottenesse i voti necessari gli Stati membri dovranno proporne un altro/a entro un mese, cosa che posticiperebbe tutto a dopo l’estate, nella sessione del 16-19 settembre. Il o la neopresidente della Commissione proporrà poi i commissari europei in base alle indicazioni fornite dai responsabili di tutti gli Stati membri dell’Ue, commissari che si sottoporranno al vaglio delle varie commissioni europarlamentari e saranno così valutati dall’Europarlamento. Ottenuto l’assenso, la nuova Commissione europea presenterà il suo programma chiedendo la fiducia a maggioranza del Parlamento e infine la nomina formale al Consiglio europeo.