Euronote – L’Europa si abitua alla guerra?

Dai leader dell’Ue nessun riferimento a iniziative concrete per un cessate il fuoco

Milano, 29.6.2022

L’Unione europea è «fermamente con l’Ucraina» e «continuerà a fornire un forte sostegno alla resilienza economica, militare, sociale e finanziaria» del Paese. Il Consiglio europeo, svoltosi nei giorni 23-24 giugno scorsi, ha ribadito che l’Ue rimane impegnata a fornire «ulteriore sostegno militare per aiutare l’Ucraina a esercitare il suo diritto intrinseco all’autodifesa contro l’aggressione russa e a difendere la sua integrità territoriale e sovranità». A tal fine, ha invitato le istituzioni dell’Ue a lavorare rapidamente su un ulteriore aumento del sostegno militare, prendendo atto che la Commissione europea sta per presentare una proposta per concedere all’Ucraina nuova assistenza macrofinanziaria eccezionale fino a 9 miliardi di euro nel 2022. I capi di Stato e di governo dell’Ue hanno quindi invitato la Commissione a presentare nuove proposte sul sostegno europeo alla ricostruzione dell’Ucraina, in consultazione con partner, organizzazioni ed esperti internazionali.

Rispetto alla Russia, sono state confermate le varie sanzioni economiche e individuali, le restrizioni sui media ed è stato affermato che il lavoro sulle sanzioni proseguirà, compresi gli sforzi per rafforzarne l’attuazione e prevenirne l’elusione. Al proposito i leader dell’Ue hanno invitato tutti i Paesi ad allinearsi con tali sanzioni, in particolare i Paesi candidati all’adesione, sottolineando che la violazione delle sanzioni dovrebbe rientrare tra i reati previsti dall’Ue.

Considerando poi la Russia «l’unica responsabile della crisi globale della sicurezza alimentare», il Consiglio europeo ha esortato le autorità russe a smettere di prendere di mira le strutture agricole e a sbloccare i porti del Mar Nero per consentire l’esportazione di grano ucraino e la ripresa delle operazioni di spedizione commerciale. I leader dell’Ue hanno anche invitato Commissione e Stati membri a intensificare gli sforzi per aiutare i Paesi in via di sviluppo a riorientare le loro catene di approvvigionamento e la loro capacità di produzione.

In merito alla difficile situazione economica europea venutasi a creare negli ultimi mesi, il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di esplorare con i partner internazionali modalità per frenare l’aumento dei prezzi dell’energia, compresa la fattibilità dell’introduzione di massimali temporanei per i prezzi all’importazione.

I capi di Stato e di governo dell’Ue hanno poi discusso una proposta per lanciare una nuova comunità politica europea, una sorta di Europa allargata (Wider Europe) che non andrebbe a sostituire le politiche e gli strumenti dell’Ue già esistenti, bensì offrirebbe una piattaforma per il coordinamento politico ai Paesi europei che non sono Stati membri ma con i quali l’Ue ha stretti rapporti. L’obiettivo è di contribuire a promuovere la cooperazione e ad affrontare questioni di interesse comune per «rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità in Europa». In tema di allargamento vero e proprio dell’Ue, invece, il Consiglio europeo ha concesso lo status di candidati a Ucraina e Moldova, si è detto pronto a concederlo alla Georgia e ha esortato ad accelerare il processo di adesione dei Balcani occidentali.

Critiche dei sindacati europei

«Il Consiglio europeo non è riuscito a cogliere l’urgenza della situazione dei lavoratori in tutta Europa, con conclusioni che non soddisfano le conseguenze sociali ed economiche dell’aggressione russa in Ucraina» ha commentato il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Luca Visentini, ricordando come circa 9,5 milioni di lavoratori hanno avuto seri problemi economici già prima della guerra, la quale ha poi fatto precipitare altri milioni di persone nella povertà energetica. Allo stesso tempo però, ha osservato il segretario generale della Ces, le società energetiche stanno registrando profitti record. Per questo, riferendosi alle decisioni del Consiglio europeo, Visentini ha aggiunto: «Le persone hanno bisogno di un tetto massimo del prezzo dell’energia ora, non di uno studio di “fattibilità”». La Ces chiede quindi al Consiglio di convocare un vertice urgente a livello europeo,  al più alto livello istituzionale e con il coinvolgimento delle parti sociali, al fine di  «intraprendere le azioni necessarie in questo settore», compreso il proseguimento e il rifinanziamento di Sure (lo strumento europeo per attenuare i rischi di disoccupazione) e l’ampliamento del suo campo di applicazione. Molto critica la Ces anche sulle conclusioni del Consiglio europeo in merito alla Conferenza sul futuro dell’Europa, perché «mancano di ambizione e di un reale impegno». Secondo la Ces «la risposta corretta delle istituzioni dell’Ue a questa consultazione senza precedenti con sindacati, società civile e cittadini sarebbe la proposta di azioni concrete, mentre invece la Commissione ha fornito un elenco rimaneggiato di cose già fatte e il Consiglio europeo ha fornito una risposta vaga e non impegnativa».

Serve un’Europa di pace

Nelle conclusioni del Consiglio europeo manca poi un riferimento all’impegno per il cessate il fuoco in Ucraina. «Quanto accade nel cuore dell’Europa mostra i limiti e le debolezze del sistema di governo globale e la dipendenza dell’Europa dalla logica dei blocchi militari e della deterrenza nucleare, entrambe incapaci di prevenire e di riportare le tensioni tra Stati dentro l’ambito del sistema delle Nazioni Unite» hanno dichiarato le decine di organizzazioni sociali e sindacali riunite nel convegno Per un’Europa di Pace, svoltosi lo scorso 20 giugno. La guerra in Ucraina è solo l’ultima generata da un sistema che le istituzioni democratiche non controllano più, hanno dichiarato: «Un sistema che produce armi. Armi che producono guerre. Guerre che producono morti, crimini, distruzioni, profughi, odio, vendette. Una spirale autodistruttiva e di violenza i cui soli vincitori sono i gruppi di potere che operano al di sopra delle democrazie e dei principi e valori delle carte costitutive e del sistema del diritto internazionale». È evidente, osservano le organizzazioni, come l’afflusso di armi esasperi i rischi di escalation e allargamento di un conflitto i cui effetti economici si propagano in tutto il pianeta. Per questo, «sono necessarie iniziative politiche che tolgano la parola alle armi, portino a un cessate il fuoco e aprano una prospettiva di pace».