Euronote – Migliorare la trasparenza delle condizioni di lavoro

Milano, 19.1.2018

Secondo la legislazione dell’Ue tutti i lavoratori devono essere informati sulle condizioni di lavoro in modo chiaro e puntuale, ma la normativa di riferimento è datata 1991 (91/533/CEE) e intanto il lavoro è cambiato radicalmente. La maggiore flessibilità del mercato e la crescente diversità delle forme di lavoro subordinato, infatti, hanno sì creato nuovi posti e permesso a un maggior numero di persone di essere attive professionalmente, ma hanno anche evidenziato lacune nella tutela dei lavoratori e contribuito a nuove forme di precarietà.

Al fine di aggiornare la tipologia di informazione che il lavoratore ha il diritto di ricevere dal datore di lavoro, la Commissione europea ha così adottato una proposta di direttiva per condizioni di lavoro più trasparenti e prevedibili in tutta l’Ue. Si tratta di una proposta che integra e aggiorna gli obblighi di informare tutti i lavoratori sulle loro condizioni di lavoro e stabilisce nuove norme minime per garantire che tutti i lavoratori, inclusi gli “atipici”, beneficino di maggiore prevedibilità e chiarezza in materia di condizioni di lavoro.

I contenuti della proposta

Per migliorare le tutele dei lavoratori la Commissione avanza alcune proposte:

• Allineare la nozione di lavoratore a quella della giurisprudenza della Corte di giustizia europea. Secondo le norme vigenti, le definizioni possono variare e alcune categorie di lavoratori finiscono col rimanere escluse, mentre con la nuova direttiva si garantisce la copertura delle stesse categorie generali di lavoratori previste dalla definizione della Corte.

• Integrare nell’ambito di applicazione della direttiva forme di lavoro subordinato spesso escluse, come i lavoratori domestici, i lavoratori a tempo parziale marginale o quelli con contratti di brevissima durata, estendendola inoltre a nuove forme di lavoro subordinato come i lavoratori a chiamata, i lavoratori pagati a voucher e i lavoratori tramite piattaforma digitale.

• Garantire che sin dal primo giorno di lavoro i lavoratori ricevano un fascicolo informativo aggiornato, e non due mesi dopo come accade attualmente.

• Stabilire nuovi diritti minimi, quali il diritto a una maggiore prevedibilità del lavoro per coloro che lavorano per lo più con un orario variabile, la possibilità di chiedere la transizione a una forma di occupazione più stabile e di ricevere una risposta scritta o il diritto alla formazione obbligatoria senza deduzione dello stipendio.

• Rafforzare gli strumenti di esecuzione e i mezzi di ricorso come ultima risorsa per risolvere eventuali controversie quando non è sufficiente il dialogo.

Interessati 2-3 milioni di lavoratori “atipici”

L’iniziativa della Commissione avviene nell’ambito dell’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, contribuendo all’attuazione di due principi contenuti nel pilastro: quello relativo a una “Occupazione flessibile e sicura” (principio 5) e quello relativo a “Informazioni sulle condizioni di lavoro e sulla protezione in caso di licenziamento” (principio 7).

Rispetto alla normativa in vigore, la Commissione stima che la nuova proposta interesserà e tutelerà altri 2-3 milioni di lavoratori aventi contratti atipici. La proposta prevede inoltre misure per evitare oneri amministrativi a carico dei datori di lavoro, dando loro ad esempio la possibilità di fornire per via elettronica le informazioni richieste. «Le nuove norme creeranno anche condizioni di parità per le imprese, in modo che i datori di lavoro possano beneficiare di una concorrenza più equa in un mercato interno con meno lacune» sostiene la Commissione europea, secondo cui «condizioni di lavoro più trasparenti e prevedibili sono importanti anche per una forza lavoro più motivata e produttiva».

La direttiva proposta dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Ue e dovrà essere attuata dagli Stati membri tramite la legislazione o gli accordi collettivi tra le parti sociali. Data la grande importanza attribuita al dialogo sociale, le parti sociali avranno la possibilità di modulare i diritti minimi proposti dalla direttiva, a condizione che venga rispettato il livello generale di tutela.

Ces: un passo avanti ma ancora debole

«Molte delle disposizioni in questa nuova direttiva rappresentano un miglioramento significativo: ad esempio, tutti i lavoratori avranno diritto a una dichiarazione scritta dal primo giorno di lavoro, compresi i lavoratori “intermittenti”, quelli domestici e quelli stagionali in agricoltura; inoltre le piattaforme online saranno ritenute responsabili come datori di lavoro, mentre passi avanti saranno fatti verso la conclusione di clausole abusive nei contratti. Tuttavia, per essere efficaci queste disposizioni devono essere modificate in modo da resistere agli attacchi che datori di lavoro senza scrupoli possono attuare per rimuovere i nuovi diritti». Questo il commento all’iniziativa della Commissione espresso della Confederazione europea dei sindacati (Ces), che accoglie positivamente anche la proposta di imporre agli Stati membri la protezione dei rappresentanti sindacali sul posto di lavoro.

La proposta di direttiva è però troppo debole rispetto al tentativo di affrontare le forme peggiori di precarietà, osserva la segretaria confederale Esther Lynch: «Il “diritto di richiedere una forma più sicura e prevedibile di lavoro” non è realmente un diritto significativo per i molti lavoratori intrappolati in contratti precari. La direttiva richiede solo ai datori di lavoro di rispondere a tali richieste per iscritto, cosa del tutto insufficiente. Sono necessarie disposizioni molto più rigorose se i lavoratori devono avere un percorso realistico per garantire un maggior numero di ore retribuite o un lavoro meno variabile». Deludente poi, ha aggiunto Lynch, che la Commissione non abbia introdotto alcun rimedio efficace per gestire la flessibilità abusiva e che non sia prevista la parità di retribuzione a parità di lavoro per tutti i lavoratori non standard, «cosa che può minare l’imminente iniziativa sull’accesso alla protezione sociale».