Euronote – Migrazioni: tentativi europei di intervento

Milano, 31.1.2017
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Migrazioni: tentativi europei di intervento
Guardia di frontiera e proposte delle agenzie Onu, in attesa di politiche comuni
 
Sono trascorsi poco più di tre mesi da quando, il 6 ottobre 2016, ha iniziato a operare la nuova guardia di frontiera e costiera europea, considerata dall’Ue un elemento chiave del rafforzamento del controllo delle frontiere esterne, anche perché dovrebbe consentire un ritorno ai principi di Schengen sulla libertà di circolazione in uno spazio senza frontiere interne. «In soli tre mesi abbiamo compiuto progressi incredibili nella realizzazione delle attività della guardia di frontiera e costiera europea – ha dichiarato il commissario europeo responsabile per la Migrazione, gli Affari interni e la Cittadinanza, Dimitris Avramopoulos –. È stata istituita la riserva di reazione rapida di guardie di frontiera e attrezzature, grazie alla quale non ci sarà più carenza di personale o di attrezzature per fronteggiare le situazioni di emergenza in tutta l’Ue. Inoltre, la nuova riserva di squadre di intervento per il rimpatrio sosterrà gli Stati membri nel rimpatrio dei migranti irregolari, il che rappresenta un elemento essenziale dell’Agenda europea sulla migrazione». L’Agenzia europea di frontiera e costiera ha finora dispiegato 1.550 agenti per fornire sostegno agli Stati membri alle loro frontiere esterne, integrando le capacità nazionali esistenti, equivalenti a oltre 100.000 guardie di frontiera.
 
Per la prima volta gli Stati membri dell’Ue hanno messo in comune così tante risorse, ma, osserva la prima Relazione di bilancio dell’attività svolta, «lo svolgimento delle operazioni da parte dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera continua a presentare carenze, e gli Stati membri devono provvedere a porvi rimedio adeguatamente».
 
Le priorità dell’Agenzia europea di frontiera
 
La Relazione fa il punto rispetto alle cinque priorità individuate ai fini di una rapida attuazione dei compiti dell’Agenzia:
 
• messa in comune obbligatoria delle risorse: dal 7 dicembre è stata messa a disposizione una riserva di reazione rapida di 1.500 guardie di frontiera e altri agenti per interventi immediati su richiesta degli Stati membri, insieme a una riserva di attrezzature di reazione rapida;
 
• valutazioni preventive delle vulnerabilità: è stata adottata una metodologia comune per valutare ogni anno la capacità degli Stati membri di affrontare le sfide alle frontiere esterne;
 
• sostegno per i rimpatri: sono disponibili 690 osservatori, scorte ed esperti per sostenere gli Stati membri nell’organizzazione e coordinamento delle operazioni di rimpatrio e nella cooperazione con i Paesi terzi per il rimpatrio e la riammissione. Dall’ottobre 2016 l’Agenzia ha organizzato 78 operazioni per rimpatriare 3.421 migranti irregolari, numero superiore a quello dell’intero 2015 (totale 2016: 232 operazioni);
 
• istituzione di un meccanismo di denuncia: al fine di monitorare e assicurare il rispetto dei diritti fondamentali nelle attività svolte dall’Agenzia;
 
• modello di accordo sullo status per la cooperazione operativa con Paesi terzi prioritari: la Commissione ha adottato un modello di accordo e ha selezionato Serbia e Macedonia come Paesi terzi prioritari, chiedendo al Consiglio di autorizzare l’avvio di negoziati.
 
La Relazione chiede la piena collaborazione degli Stati membri nell’esecuzione delle operazioni congiunte e per il ricorso alle riserve obbligatorie ai fini degli interventi rapidi alle frontiere, sollecitandoli a «dare un seguito agli esiti delle valutazioni delle vulnerabilità e ovviare rapidamente alle carenze individuate».
 
Un Piano di Unhcr e Oim per rifugiati e migranti
 
L’operato della guardia costiera e di frontiera europea è stato elogiato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), per aver soccorso in pochi giorni oltre 1.500 persone nel Mediterraneo. «In quello che è già un tragico inizio di 2017 nel Mar Mediterraneo, sono davvero rincuorato nel vedere che la priorità di salvare vite umane viene messa in atto grazie agli sforzi di salvataggio delle guardie costiere italiana ed europea, che hanno sfidato condizioni climatiche estreme per salvare tante persone» ha detto Vincent Cochetel, direttore per l’Europa dell’Unhcr, ricordando come il 2016 sia stato l’anno più letale mai registrato nel Mediterraneo con oltre 5.000 morti rispetto ai 3.771 del 2015. L’Agenzia dell’Onu ritiene che questo letale principio di anno metta in evidenza «l’urgente necessità per gli Stati di incrementare i percorsi per l’ammissione dei rifugiati, come il reinsediamento, le sponsorizzazioni private e il ricongiungimento familiare, in modo che non debbano ricorrere a viaggi pericolosi e a servirsi dei trafficanti».
 
Unhcr, Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e altri 72 partner hanno quindi lanciato una strategia e un appello per rispondere alla situazione dei rifugiati e migranti in Europa nel corso del 2017. Il Regional Refugee and Migrant Response Plan mira a completare e rafforzare gli sforzi dei governi per garantire l’accesso sicuro all’asilo e la protezione di rifugiati e migranti. Il Piano sottolinea la necessità di soluzioni a lungo termine per rifugiati e migranti, fra cui uno schema efficace di ridistribuzione, il sostegno ai rimpatri volontari e il rafforzamento di canali legali alternativi ai viaggi pericolosi, quali il reinsediamento e il ricongiungimento familiare. Particolare enfasi è posta sui bisogni specifici di donne e minori rifugiati e migranti, anche rafforzando le misure finalizzate a individuare e sostenere le vittime di violenza sessuale e di genere.
 
«Lo scorso anno l’Europa non è riuscita a dare una risposta comune e strutturata alle sfide poste dall’arrivo di oltre un milione di rifugiati e migranti, ciò ha provocato caos alle frontiere e un crollo nella fiducia dell’opinione pubblica rispetto alle capacità dei governi di gestire la situazione» ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, aggiungendo: «È importante che gli Stati membri dell’Ue mostrino, attraverso un’azione comune, che l’Europa è in grado di impegnarsi riguardo ai movimenti dei rifugiati in modo efficace e in accordo ai suoi principi».