Euronote – Non basta una giornata per i diritti dei minori

Migrazioni, conflitti, povertà e crisi climatica colpiscono milioni di bambini

Milano, 23.11.2021

«Com’è possibile che nel 2021, nell’Europa premio Nobel per la Pace, si assista a una così massiccia e violenta chiusura nei confronti di persone inermi, donne, uomini e bambini allo stremo per la fame e il freddo, fuggiti da guerre, conflitti, violenze, povertà estrema? La protezione e l’accoglienza delle persone, a maggior ragione se vulnerabili come i bambini, non può essere sacrificata mai sull’altare di logiche e interessi politici». In occasione della Giornata mondiale dell’infanzia (20 novembre), l’organizzazione Save the Children ha lanciato una denuncia/appello a favore dei minori migranti che si trovano bloccati ai confini della Bielorussia con Polonia e Lituania. «Ciò che sta accadendo in quella striscia di frontiera è un tradimento dei valori fondanti dell’Unione europea» hanno dichiarato i rappresentanti dell’organizzazione, sottolineando che «da tempo, purtroppo, la difesa dei confini esterni dell’Europa, sembra avere priorità anche sul rispetto dei diritti e della protezione delle persone, portata avanti a qualunque costo. Gli esseri umani oggi valgono meno di una frontiera». E infatti al dramma umanitario in corso da settimane in quelle zone di confine si è aggiunta, pochi giorni prima della Giornata dell’infanzia, la notizia data da una Ong polacca della morte di un bambino di un anno, accampato nei boschi con la sua famiglia siriana da oltre un mese. «È straziante vedere un bambino morire di freddo alle porte d’Europa. Lo sfruttamento dei migranti e dei richiedenti asilo deve cessare, la disumanità deve cessare» ha commentato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo a cui si chiede, come a tutte le istituzioni dell’Ue, di intervenire per porre termine a questa situazione.

Ancora troppi diritti negati

La Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ricorre il 20 novembre, data in cui nel 1989 venne siglata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Convenzione che introdusse una nuova visione dei minori, non più oggetto di cura bensì soggetti di diritto. Tuttavia, nonostante sia il trattato sui diritti umani maggiormente ratificato al mondo, con 196 Stati parte, «ancora oggi troppi bambini vedono negati i loro diritti ad assistenza sanitaria, nutrizione, istruzione e protezione adeguati» sostiene l’Unicef.

Conflitti, povertà, fame e crisi climatica «stanno spingendo milioni di bambine e bambini sull’orlo del baratro» denuncia Save the Children, segnalando alcuni dati significativi: nel mondo, più di 400 milioni di bambine e bambini vivono in aree di conflitto, tra i 10 e i 16 milioni di minori rischiano di non poter tornare a scuola perché costretti a lavorare o a sposarsi, mentre ogni anno più di 22.000 bambine e ragazze muoiono durante gravidanze e parti che sono il risultato di matrimoni precoci. I bambini sotto i cinque anni sull’orlo della fame sono circa 5,7 milioni, più di 1 miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di minacce climatiche e si stima che 710 milioni di minori vivano nei 45 Paesi a più alto rischio di subire l’impatto della crisi climatica. Dati che indicano l’importanza di aumentare gli sforzi per assicurare la protezione e il rispetto dei diritti dei minori nel mondo.

2022 Anno europeo della gioventù

«Oggi il mondo ospita la più grande generazione di giovani della storia. Purtroppo, milioni di bambini nel mondo, di cui 18 milioni nell’Ue, vivono ancora in condizioni di povertà o esclusione sociale. Molti di più sono a rischio, poiché i bambini continuano a essere i primi a soffrire dell’impatto socio-economico della pandemia di Covid-19» hanno dichiarato congiuntamente Commissione europea e Alto rappresentante in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, ricordando la stima secondo cui 466 milioni di bambini in tutto il mondo non abbiano accesso all’apprendimento a distanza e di cui molti hanno abbandonato definitivamente la scuola, compromettendo le loro possibilità di benessere, sviluppo e protezione. Per questo l’Ue, hanno ricordato i responsabili delle due istituzioni europee, sostiene l’istruzione in circa 100 Paesi in tutto il mondo, collaborando per ridurre al minimo l’impatto della pandemia e facilitare un ritorno a scuola in sicurezza. A livello di Unione europea, invece, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha chiesto che il 2022 sia designato Anno europeo della gioventù, proprio per sostenere bambini e giovani in modo da «garantire che le loro preoccupazioni e le loro esigenze siano al centro del processo decisionale dell’Ue».

La piaga del lavoro minorile

Infine, va ricordato che l’anno in corso è dedicato a livello internazionale all’eliminazione del lavoro minorile, mentre secondo le stime di Organizzazione internazionale del lavoro (Oil-Ilo) e Unicef il numero di bambini costretti ad attività lavorative è salito a 160 milioni nel mondo, con un aumento di 8,4 milioni negli ultimi quattro anni. Il progresso verso l’eliminazione del lavoro minorile, sostengono i due organismi internazionali, ha subito una battuta d’arresto per la prima volta in 20 anni, invertendo la tendenza al ribasso che ha visto il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016. Così, i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni costretti in forme di  lavoro minorile sono aumentati in modo significativo e rappresentano poco più della metà del totale a livello globale. Dal 2016, il numero di  bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni occupati in lavori pericolosi – definiti come lavori che possono danneggiare la salute e lo sviluppo psico-fisico e morale di bambini e adolescenti – è aumentato di 6,5 milioni, fino a raggiungere i 79 milioni.

La crisi economica e le chiusure delle scuole causate dalla pandemia hanno costretto in alcuni casi i bambini che già lavorano a lavorare più a lungo o in condizioni peggiori, mentre molti altri potrebbero essere costretti nelle forme peggiori di lavoro minorile a causa del venir meno del lavoro e del reddito nelle famiglie che si trovano in una condizione di vulnerabilità. «Stiamo perdendo terreno nella lotta contro il lavoro minorile e l’ultimo anno non ha reso questa lotta più facile» ha affermato la direttrice generale dell’Unicef, Henrietta Fore.