Euronote novembre 2023 | Agire contro la violenza sulle donne

Dall’Ue e gli Stati membri alle Nazioni Unite, servono interventi e investimenti

Ogni giorno all’interno dell’Ue almeno tre donne vengono uccise da partner, ex partner o familiari. Gli ultimi dati disponibili, raccolti e analizzati dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), riportano infatti un numero complessivo di 1.142 donne vittime di omicidio in un anno, di cui 469 vittime di omicidio perpetrato da partner intimi. Inoltre, nell’Ue una donna su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale, una su due è stata vittima di molestie sessuali e una su cinque di stalking, mentre una su venti è stata violentata. Come da definizione dell’Eige, il femminicidio consiste nell’«uccisione di una donna o di una ragazza a causa del suo genere» e si tratta della «manifestazione più grave di violenza di genere» commessa contro donne e ragazze.

Dal momento però che le definizioni utilizzate per descrivere gli atti di femminicidio sono carenti o incoerenti in tutta l’Ue, i metodi per ricercare la prevalenza del femminicidio variano, così come la capacità amministrativa degli Stati membri di raccogliere questi dati. Per questo si tratta di stime, anzi di sottostime, una lacuna grave che deve essere colmata con la definizione di un quadro normativo e di misurazione, come fatto nel 2022 dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) per misurare gli omicidi di donne e ragazze legati al genere, un quadro che dovrebbe migliorare l’identificazione dei fattori di rischio globali associati al femminicidio e migliorarne la misurazione.

Adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul

«La violenza contro le donne e le ragazze è una ferita per tutte le società. Quella con cui molte donne e ragazze devono vivere è una disperazione invisibile. Proteggere le donne e porre fine alla violenza contro di esse significa più che adoperarsi per la parità di genere. Significa garantire i diritti umani fondamentali» hanno dichiarato i responsabili della Commissione europea il 25 novembre scorso, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

L’8 marzo 2022 la Commissione aveva adottato una proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, proposta attualmente in fase di negoziazione tra i colegislatori, che qualifica come reati le forme più gravi di violenza contro le donne e prevede misure relative alla protezione e all’assistenza delle vittime, al loro accesso alla giustizia e alla prevenzione di questo tipo di violenza. Lo scorso 1º ottobre, poi, l’Ue è finalmente diventata parte della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Conosciuta come Convenzione di Istanbul, essa rappresenta un quadro di riferimento riconoscendo la violenza nei confronti delle donne come una violazione dei diritti fondamentali. Con l’adesione alla Convenzione l’Ue nel suo insieme accetta di essere vincolata nei settori di sua competenza e i suoi Stati membri sono tenuti ad attuarne le misure. La Commissione ha recentemente istituito anche una rete dell’Ue per la prevenzione della violenza di genere e della violenza domestica, iniziativa che offrirà agli Stati membri e alle parti interessate lo spazio per discutere approcci in materia di prevenzione e per scambiare conoscenze e buone prassi.

Nel corso del 2024 è prevista infine la presentazione di una raccomandazione sulla «prevenzione e la lotta contro le pratiche lesive a danno delle donne e delle ragazze», come le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione e l’aborto forzati e i matrimoni precoci ed imposti.

Sempre più donne e ragazze uccise

Secondo una ricerca pubblicata il 23 novembre scorso da Unodc e UN Women, nel 2022 in tutto il mondo sono state uccise intenzionalmente circa 89.000 donne e ragazze. Si tratta del numero annuale più alto registrato negli ultimi due decenni, con un aumento di omicidi femminili che si è verificato nonostante un calo del numero complessivo di omicidi, sottolinea lo studio. Il 55% (48.800) di tutti gli omicidi femminili sono commessi da familiari o partner intimi, rileva la ricerca, sottolineando la preoccupante realtà che «la casa è ben lungi dall’essere un rifugio sicuro per donne e ragazze»: mediamente oltre 133 donne o ragazze vengono uccise ogni giorno in tutto il mondo da qualcuno nella propria casa. Dal momento poi che le informazioni sulle motivazioni legate al genere sono insufficienti in circa quattro omicidi femminili su dieci, la reale portata dei femminicidi è in realtà probabilmente molto più elevata.

«Il numero allarmante di femminicidi ci ricorda duramente che l’umanità è ancora alle prese con disuguaglianze profondamente radicate e violenza contro donne e ragazze» ha affermato la direttrice esecutiva dell’Unodc, Ghada Waly, aggiungendo che «ogni vita persa è un invito all’azione, un appello ad affrontare urgentemente le disuguaglianze strutturali, a migliorare le risposte della giustizia penale, in modo che nessuna donna o ragazza tema per la vita a causa del proprio genere».

#NoExcuse: una campagna mondiale

«La soluzione sta in risposte solide, compresi gli investimenti nella prevenzione. Tuttavia, cosa allarmante, i dati su quanto le nazioni si stanno impegnando per contrastare la violenza contro le donne e le ragazze rimangono palesemente scarsi: solo il 5% degli aiuti pubblici è destinato a contrastare la violenza contro le donne e le ragazze e meno dello 0,2% è destinato alla sua prevenzione» denuncia la campagna Unite, gestita da UN Women, un’iniziativa di 16 giorni (25 novembre – 10 dicembre) di attivismo avviata nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e che si concluderà nella Giornata internazionale dei diritti umani. Con lo slogan #NoExcuse, Unite chiede ai governi investimenti urgenti per prevenire la violenza contro donne e ragazze: «Abbiamo bisogno di maggiori investimenti nelle organizzazioni femminili, di una migliore legislazione, di procedimenti giudiziari contro i colpevoli, di più servizi per i sopravvissuti e di formazione per le forze dell’ordine».