Euronote novembre 2024 | Un movimento globale per il lavoro

Idea lanciata con il Congresso internazionale del lavoro, svoltosi a Madrid

«La natura del lavoro sta subendo una rapida trasformazione in tutto il mondo. Il risultato è che, in molti settori e gruppi della popolazione mondiale, i diritti dei lavoratori stanno regredendo anziché progredire». Così, mentre nel Nord globale i salari e le condizioni di lavoro «sono minacciati da piattaforme tecnologiche, politiche reazionarie e gestione coercitiva che hanno creato una nuova crisi di precarietà», nel Sud globale i lavoratori affrontano pratiche che violano i diritti del lavoro e umani, nei campi, nelle fabbriche, nelle miniere o nell’economia informale, «esposti a condizioni pericolose e condannati a cicli di povertà e crisi derivanti dall’emergenza climatica». Tutte situazioni, queste, che «richiedono una risposta coordinata e solida che salvaguardi i diritti dei lavoratori a livello globale e consenta un futuro di lavoro migliore». Sulla base di queste motivazioni e con l’obiettivo di avviare un confronto per la ricerca di soluzioni, si è svolta a Madrid nei giorni 13-14 novembre scorsi un’iniziativa denominata Congresso internazionale del lavoro, promossa dal ministero del Lavoro e dell’Economia sociale spagnolo, a cui hanno preso parte oltre 400 rappresentanti di governi, università, organizzazioni internazionali, sindacati, società civile, giuristi ed esperti di tutto il mondo. Un’iniziativa che, secondo le intenzioni dei promotori, «mira a muoversi verso un movimento globale di alleati del lavoro per facilitare lo scambio di prospettive sulla situazione dei lavoratori, di fronte alle sfide del mondo del lavoro nel 21° secolo».

Servono nuovi Statuti dei lavoratori

La crisi multiforme in corso non favorisce certo il rafforzamento dei diritti dei lavoratori. Come denunciato dal Global Rights Index 2024, pubblicato dalla International Trade Union Confederation (Ituc-Csi), è in corso a livello globale un aumento delle violazioni di diritti fondamentali come il diritto allo sciopero, alla contrattazione collettiva e alla libertà di associazione. In una simile situazione, ha affermato il Congresso del lavoro, «il coinvolgimento collettivo e sindacale nelle decisioni aziendali che riguardano i posti di lavoro deve essere rafforzato, istituendo un’effettiva partecipazione democratica sul posto di lavoro». Partecipazione che dovrebbe basarsi sullo sviluppo e il rafforzamento dei diritti all’informazione e alla consultazione «come veri e propri diritti di negoziazione». Secondo i partecipanti al Congresso, per ottenere un lavoro dignitoso in tutto il mondo è dunque necessaria l’istituzione di meccanismi che, da un lato, controllino e controbilancino il potere aziendale e dall’altro rafforzino il contropotere collettivo e sindacale, oltre al rispetto dei diritti democratici dei lavoratori. Ma ciò è possibile solo se le istituzioni e i poteri pubblici avviano riforme strutturali del quadro normativo dei rapporti di lavoro e promuovono l’azione sindacale. Il tutto dovrebbe portare alla creazione di Statuti dei lavoratori per il XXI secolo, che dovrebbero rispondere alle sfide più urgenti per un lavoro dignitoso: «Il recupero dei livelli salariali, la riduzione dell’orario di lavoro, l’uguaglianza e la non discriminazione, la protezione dei migranti sul posto di lavoro, il diritto a un ambiente di lavoro sano e la democratizzazione dei luoghi di lavoro».

Gestire la transizione socio-ecologica

Altra grande questione da affrontare è la crisi ambientale, che oltre alle conseguenze del cambiamento climatico significa anche perdita di biodiversità, acidificazione degli oceani, declino della produttività del suolo ed esaurimento delle riserve di acqua dolce. Con un impatto diretto sulle condizioni di vita dei lavoratori. Ad esempio, il numero di persone che muoiono ogni anno a causa di malattie e incidenti correlati al lavoro è aumentato del 5% rispetto al 2015, un aumento legato a eventi meteorologici estremi, stress termico e inquinamento atmosferico. Evidente è poi la ripercussione sull’occupazione nei settori vulnerabili al cambiamento climatico, come l’agricoltura, così come l’aumento delle migrazioni ambientali, mentre possono avere impatti negativi sull’occupazione anche alcune politiche progettate per affrontare il cambiamento climatico. In questa situazione, secondo i partecipanti al Congresso del lavoro, si ritiene che «una transizione socio-ecologica richieda sia l’imposizione di restrizioni al modello economico sia la promozione di politiche che diano priorità ai lavoratori». Aumentare i finanziamenti pubblici per le transizioni giuste, significa allora non solo attenuare gli impatti indesiderati ma anche «sviluppare politiche pubbliche che creino lavoro dignitoso legato al ripristino e alla preservazione di ambienti sociali e naturali».

Ces: combattere la corsa al ribasso

«Non dobbiamo resistere alla necessità di una transizione, ma dobbiamo guidarla» ha dichiarato la segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Esther Lynch, intervenendo nel corso del Congresso del lavoro a Madrid. Con l’attuale gestione della transizione, ha osservato, «sono andati persi oltre 800.000 posti di lavoro di qualità nel settore manifatturiero». La rappresentante sindacale ha poi riaffermato alcuni principi fondamentali, ad esempio che «nessun lavoratore dovrebbe essere sfruttato», che «i salari minimi devono essere resi equi e garantire una vita dignitosa», che deve essere garantita la parità di retribuzione per lavoro di pari valore. «Il nostro obiettivo principale – ha detto Lynch – è combattere la corsa al ribasso dei datori di lavoro che competono su salari bassi e cattive condizioni», ricordando l’impegno sindacale per raggiungere in Europa almeno l’80% dei lavoratori coperti da un contratto collettivo in 5 anni. La Ces appoggia inoltre la direttiva sulla Due Diligence, per l’introduzione di nuove regole affinché le aziende identifichino e affrontino gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, anche nelle catene del valore. «Non sorprende che le organizzazioni dei datori di lavoro stiano guidando un’ondata contro la direttiva come parte del loro pericoloso programma di deregolamentazione» ha commentato, aggiungendo: «Abbiamo un messaggio per loro e per ogni datore di lavoro senza scrupoli che cerca di trarre profitto dall’abuso dei diritti umani o dalla negazione delle prerogative sindacali: vergognatevi».