Euronote ottobre 2023 | Medio Oriente: il parere dell’Europarlamento

Ferma condanna dei crimini, ma anche richiesta di unicità nell’azione europea

Il Parlamento europeo ha espresso la sua posizione rispetto alla drammatica e complessa situazione del Medio Oriente, attraverso un dibattito e la votazione di una risoluzione sul tema. Oltre alla scontata ferma condanna per gli attacchi terroristici organizzati da Hamas e alla richiesta a Israele di difendersi nel rispetto del diritto internazionale umanitario, l’Europarlamento ha sottolineato e chiarito alcuni elementi affrontati in modo un po’ confuso e contraddittorio dalle istituzioni dell’Ue nelle ultime due settimane.

Innanzitutto la questione umanitaria, per la quale il Parlamento europeo chiede «l’apertura di canali per la fornitura di aiuti umanitari ai civili nella Striscia di Gaza e che tali canali siano mantenuti costantemente aperti; esorta la comunità internazionale a proseguire e ad incrementare la sua assistenza umanitaria alla popolazione civile dell’area; ribadisce che l’Ue deve continuare a fornirle aiuti umanitari; sollecita l’Egitto e Israele a cooperare con la comunità internazionale per istituire corridoi umanitari verso la Striscia di Gaza». Importante anche la sottolineatura del fatto che «l’organizzazione terroristica Hamas non rappresenta il popolo palestinese» e la necessità dunque di «fare una distinzione tra il popolo palestinese e le sue aspirazioni legittime, da un lato, e l’organizzazione terroristica Hamas e i suoi atti terroristici, dall’altro». L’Europarlamento ribadisce poi il suo appoggio a una soluzione negoziata, «fondata sulla coesistenza di due Stati sulla base dei confini del 1967, che preveda la convivenza, all’insegna di pace e sicurezza garantita, di due Stati sovrani e democratici, con Gerusalemme capitale di entrambi gli Stati, e nel pieno rispetto del diritto internazionale».

A questo fine chiede al Servizio europeo per l’azione esterna e agli Stati membri di «definire un’iniziativa europea per far ripartire la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati», sottolineando «l’assoluta necessità di rilanciare immediatamente il processo di pace».

Serve una sola voce dell’Ue

Per incidere l’Ue deve però avere una posizione univoca, e su questo punto il Parlamento ha rivolto una critica alle altre istituzioni europee: «Dichiarazioni e azioni non coordinate da parte di vari rappresentanti dell’Ue hanno portato a un approccio incoerente nei confronti del conflitto; la Commissione e il Consiglio devono affrontare la situazione in modo coordinato e parlare con una sola voce per consentire all’Ue di essere all’altezza delle sue ambizioni geopolitiche». Così, Commissione e Consiglio sono invitati «ad avviare tempestivamente misure di de-escalation volte a scongiurare che le attuali tensioni lungo il confine israelo-libanese possano innescare un conflitto su vasta scala». Mentre all’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza e agli Stati membri l’Europarlamento chiede di «continuare a intervenire urgentemente a livello diplomatico per affrontare la situazione con i partner della regione e internazionali, anche in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonché a fare il possibile per portare le parti al tavolo dei negoziati in modo da discutere della situazione nella regione e adoperarsi per risolvere le cause profonde del conflitto».

Posizioni contrastanti nelle istituzioni dell’Ue

La richiesta di maggior coordinamento europeo da parte del Parlamento è giunta dopo le dichiarazioni contraddittorie di alcuni commissari europei e in seguito a posizioni non omogenee tra la presidenza della Commissione, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la presidenza del Consiglio. «Se visito Israele, devo poter visitare anche Ramallah» aveva detto intervenendo alla plenaria dell’Europarlamento l’Alto rappresentante, Josep Borrell, riferendosi al supporto incondizionato dato alle autorità israeliane dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, recatasi il 13 ottobre a Tel Aviv. Confermando che «Hamas è un’organizzazione terroristica da combattere» e che «Israele ha diritto alla difesa nel quadro del diritto umanitario internazionale», Borrell ha però osservato: «Sospendere la fornitura di acqua a una comunità sotto assedio è contrario alle leggi internazionali, è detto chiaramente nel dizionario pratico del diritto umanitario. (…) Lo è in Ucraina e a Gaza (…) e se non siamo capaci di dirlo per entrambi i luoghi, ci manca l’autorità morale necessaria perché la nostra voce sia udita». L’Alto rappresentante Ue ha poi affermato che si deve giustamente condannare il massacro di civili israeliani, ma «allo stesso modo non possiamo non dire che è una tragedia altrettanto riprovevole il fatto che siano morti 800 bambini sotto le bombe a Gaza. (…) La forza morale per condannare qualcosa ce l’ho se condanno allo stesso modo un’altra cosa, fatta in un altro posto magari da gente più vicina a me». Infine da parte di Borrell una costatazione sulle cause di un conflitto infinito, con un’autocritica sull’inazione della comunità internazionale: «Proclamiamo ogni giorno la soluzione dei due Stati, ma cosa facciamo per realizzarla, oltre a proclamarla?», ricordando come dagli accordi di Oslo del 1993 il numero dei coloni israeliani e dei coloni provenienti dai Territori occupati sia triplicato, mentre «lo spazio del possibile Stato palestinese si è ridotto, tagliato in un labirinto di spazi non collegati».

Anche il Consiglio chiede unità europea

«È della massima importanza che il Consiglio europeo, in linea con i trattati e i nostri valori, definisca la nostra posizione comune e stabilisca una linea d’azione chiara e unitaria che rifletta la complessità della situazione in corso» ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, convocando l’organo dell’Ue in videoconferenza il 17 ottobre scorso. Condannando gli attacchi terroristici contro la popolazione israeliana e riaffermando il diritto di Israele alla difesa, «sempre in linea con il diritto umanitario e internazionale», il Consiglio europeo si è impegnato «politicamente e diplomaticamente» a lavorare con i partner regionali «per ricercare una pace duratura e sostenibile basata su una soluzione a due Stati». Inoltre, a «evitare qualsiasi escalation regionale del conflitto, valutare l’impatto del conflitto sui Paesi vicini» e, «poiché il conflitto sembra polarizzare le nostre società», a una maggior cooperazione «per la sicurezza e la lotta contro l’incitamento all’odio».