Euronote – Pandemia: forte impatto sui giovani

Uno studio di Eurofound evidenzia le conseguenze negative in età giovanile

Milano, 1.2.2022

La crisi pandemica degli ultimi due anni ha avuto un «impatto sproporzionato» sui giovani, sostiene la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) in un Rapporto intitolato appunto Impact of Covid-19 on young people in the EU. L’agenzia dell’Ue osserva come negli ultimi decenni i giovani siano stati più vulnerabili di altri gruppi di età alle crisi economiche. Durante la crisi del 2007-2013, il tasso di disoccupazione giovanile e quello dei giovani non occupati né inseriti in percorsi di istruzione o di formazione (Neet) erano aumentati «a livelli storici», facendo della cosiddetta “generazione dei millennials” la prima a non migliorare la precedente in termini di ricchezza, reddito e prospettive future. Alla fine del 2019 l’economia europea stava completando il lungo percorso di ripresa dalla crisi economica, con livelli di disoccupazione giovanile e di Neet tornati a quelli pre-recessione, ma in situazione ancora vulnerabile si è abbattuta la crisi pandemica a inizio 2020 ed è stato chiaro che sarebbero stati ancora una volta i giovani a patirne maggiormente le conseguenze. I settori più colpiti sono stati infatti quelli con elevate percentuali di impiego di giovani e in prevalenza con contratti precari. I dati ufficiali su Neet e disoccupati sono così tornati a salire e probabilmente sottostimati, perché mitigati dalle misure temporanee di sostegno adottate dai governi dell’Ue. Non solo: le varie restrizioni alle attività sociali hanno avuto effetti fortemente negativi sullo sviluppo sociale e la partecipazione dei giovani, mentre la chiusura delle scuole ha ostacolato le opportunità di accumulare competenze e sviluppare la sfera relazionale.

Eurofound nota come la stragrande maggioranza delle risposte politiche mirate a proteggere i giovani dall’impatto della pandemia siano state temporanee, come assistenza finanziaria e incentivi a breve termine alle aziende per assumere giovani, servizi e misure per rimuovere le barriere burocratiche all’accesso ai servizi. Tuttavia, sottolinea l’agenzia dell’Ue, «il principale motivo per cui i giovani sono più vulnerabili agli effetti economici delle crisi è l’insicurezza, sotto forma di contratti a breve termine, bassa sicurezza del lavoro percepita e instabilità finanziaria e abitativa», perciò solo misure di lungo termine potranno contribuire a una «maggiore resilienza quando arriverà la prossima crisi».

Compromessa la partecipazione a lavoro e istruzione

Il Rapporto di Eurofound evidenzia alcuni dati significativi dell’impatto negativo che la crisi pandemica ha avuto sui giovani, sulla loro partecipazione al lavoro, sulle condizioni di lavoro e di vita e sul benessere mentale. Nel 2019 la maggior parte dei giovani lavorava nei settori alloggio e ristorazione (13%), commercio all’ingrosso e al dettaglio (11%) e nel settore sanitario e sociale (11%); essendo i primi due tra i settori più colpiti dalla ridotta attività durante la pandemia, dal 2020 i giovani

che lavorano in questi settori sono stati a maggior rischio di perdita del lavoro, così come i giovani con contratto a tempo determinato (36%) e part-time (22%). Così, nel 2020 il tasso di disoccupazione 15-29 anni è aumentato di 1,4 punti percentuali rispetto al 2019 salendo al 13,3%, mentre il numero di Neet è salito a circa 9,8 milioni rispetto ai 9,1 milioni del 2019 incrementando di 1,2 punti un tasso salito al 13,6%. Si tratta di tutti aumenti maggiori rispetto a quelli rilevati tra i gruppi più anziani. Inoltre, i giovani disoccupati o inattivi hanno maggiori probabilità di sperimentare l’insicurezza abitativa (17% nella primavera 2021) e più difficoltà a far quadrare i conti (43%), oltre a non avere risparmi (39%). Anche per questo circa la metà di loro vive con i genitori, che provvedono alla sicurezza. La soddisfazione di vita tra i giovani, osserva il Rapporto, aumentata tra la primavera e l’estate 2020 come effetto dei lockdown alleggeriti, è poi scesa nuovamente fino a toccare il suo punto più basso nella primavera 2021 con il ritorno delle restrizioni.

La chiusura delle scuole e il passaggio all’apprendimento online a distanza potrebbe oltretutto aver aumentato le disuguaglianze per i giovani appartenenti a famiglie vulnerabili o a basso reddito, a causa delle differenze nel supporto fornito dalle loro famiglie. Solo il 38% degli studenti ha ritenuto positiva l’esperienza didattica durante la pandemia, secondo un sondaggio, e meno della metà (42%) ha dichiarato che vorrebbe più istruzione online quando la pandemia sarà finita. Tuttavia, sottolinea il Rapporto, ci sono varie indicazioni secondo cui l’apprendimento a distanza sia «qui per restare»: molte università stanno pianificando la continuazione della formazione online a lungo termine.

Impatto su benessere e salute mentale

La pandemia, spiega poi il Rapporto di Eurofound, sembra aver avuto anche un impatto più diretto sul benessere mentale dei giovani, non solo cioè come conseguenza di perdita di posti di lavoro e opportunità educative ma anche in seguito a misure restrittive che hanno ridotto i contatti sociali e ritardato i piani futuri. Secondo lo studio, nella primavera 2021 quasi i due terzi dei giovani erano a rischio depressione, le giovani donne in particolare con probabilità elevate di avere sentimenti negativi come ansia, solitudine e scoraggiamento, che aumentavano con il prosieguo della pandemia. Le chiusure scolastiche e la permanenza forzata a casa hanno contribuito in modo significativo al deterioramento del benessere mentale dei giovani, mentre i servizi pubblici hanno avuto difficoltà a raggiungere i giovani che avevano più bisogno di supporto.

La pandemia è in corso da un tempo relativamente lungo, considerando la durata della giovinezza, e ciò ha creato problemi significativi in termini di benessere mentale che difficilmente rientreranno rapidamente, come potrebbe invece avvenire per l’economia e i tassi di occupazione. Secondo Eurofound sono quindi necessari una maggiore attenzione politica e finanziamenti, al fine di garantire la disponibilità di professionisti della salute mentale, ridurre le barriere all’accesso, ridurre lo stigma intorno alla salute mentale e per far sì che siano raggiunti i giovani più vulnerabili.