Euronote – Squilibrio economico insostenibile

Milano, 20.1.2020

«La disuguaglianza economica è un fenomeno ormai fuori controllo» e «questo grande divario è il risultato di un sistema economico iniquo»: chiaro e perentorio il messaggio del consueto Rapporto annuale curato dall’organizzazione Oxfam, presentato anche quest’anno alla viglia del Forum economico mondiale di Davos (World Economic Forum, 21-24 gennaio 2020). Il Rapporto è la storia di due estremi: dei pochi che vedono le proprie fortune e il potere economico consolidarsi e dei milioni di persone escluse dalla crescita economica. Al vertice dell’economia globale, osserva Oxfam, «si attesta una piccola élite di individui ricchi in maniera inimmaginabile, la cui ricchezza cresce in modo esponenziale nel tempo, con poco sforzo e indipendentemente dal fatto che essi apportino valore alla società o no». Dall’altro lato invece, ai “piani bassi” dell’economia, «donne e ragazze prevalentemente in povertà e appartenenti a gruppi emarginati dedicano quotidianamente 12,5 miliardi di ore al lavoro di cura non retribuito, e innumerevoli altre a un lavoro retribuito con salari di sussistenza». E infatti Time to care – Aver cura di noi, questo il titolo del Rapporto 2020, intende rimettere al centro la dignità del lavoro di cura, poco tutelato e scarsamente retribuito, frammentato o persino non riconosciuto né contabilizzato. Presta cioè attenzione al lavoro domestico sottopagato e a quello di cura non retribuito che grava, globalmente, soprattutto sulle donne: «Uno sforzo enorme per garantire un diritto essenziale il cui valore è tuttavia scarsamente riconosciuto».

Alcuni dati sulla diseguaglianza globale

Basandosi sul Global Wealth Report di Credit Suisse, una stima puntuale sulla distribuzione della ricchezza globale, Oxfam illustra alcuni dati particolarmente significativi per rappresentare l’attuale squilibrio economico globale.

Nel mondo 2.153 miliardari detengono più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale. A metà 2019 l’1% più ricco della popolazione mondiale deteneva più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. Il patrimonio delle 22 persone più facoltose era superiore alla ricchezza di tutte le donne africane. Sul fronte povertà, invece, dal 2013 ad oggi il tasso di riduzione si è dimezzato e, secondo le ultime stime della Banca Mondiale, quasi la metà della popolazione mondiale vive con meno di 5,50 dollari al giorno.

Poi alcune immagini forti, per rendere ancora più evidente il divario: se una persona avesse risparmiato 10.000 dollari al giorno a partire dalla costruzione delle piramidi egiziane, oggi avrebbe un quinto del patrimonio medio dei 5 miliardari più ricchi; oppure, se tutti si sedessero sulla propria ricchezza sotto forma di una pila di banconote da 100 dollari, la maggior parte dell’umanità sarebbe seduta al suolo, una persona della classe media di un Paese ricco si siederebbe all’altezza di una sedia, mentre i due uomini più ricchi del mondo sarebbero seduti nello spazio.

Una mole immensa di lavoro essenziale ma non pagato

Rispetto al lavoro di cura, analizzato nel Rapporto, le donne a livello globale impiegano 12,5 miliardi di ore in lavoro di cura non retribuito ogni giorno, un contributo all’economia globale che vale almeno 10,8 trilioni di dollari all’anno, cioè tre volte il valore del mercato globale di beni e servizi tecnologici. Nel mondo il 42% delle donne di fatto non può lavorare perché deve farsi carico della cura di familiari come anziani, bambini, disabili, mentre solo il 6% degli uomini si trova nella medesima situazione. Le donne svolgono nel mondo più di tre quarti di tutto il lavoro di cura, trovandosi spesso nella condizione di dover optare per soluzioni professionali part-time o a rinunciare definitivamente al proprio impiego nell’impossibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro. Pur costituendo i due terzi della forza lavoro retribuita nel settore di cura – come collaboratrici domestiche, baby-sitter, assistenti per gli anziani – le donne sono spesso sottopagate, prive di sussidi, con orari di lavoro irregolari e carichi psico-fisici debilitanti.

Tutto ciò considerando che gli introiti decennali di un’imposta addizionale dello 0,5% sul patrimonio dell’1% più ricco a livello globale corrispondono alle risorse necessarie per creare 117 milioni di nuovi posti di lavoro nei settori di cura per bambini e anziani, istruzione e sanità e colmare i deficit assistenziali.

Affrontare seriamente disuguaglianza e povertà

«È ora di ripensare il modo in cui il nostro modello economico considera il lavoro di cura» sostiene Oxfam, dal momento che la domanda di questo tipo di lavoratori, non retribuiti o sottopagati, è destinata a crescere nel prossimo decennio causa l’aumento della popolazione globale con percentuali di invecchiamento sempre più alte. Si stima infatti che entro il 2030 avranno bisogno di assistenza 2,3 miliardi di persone, un incremento di 200 milioni di persone dal 2015: l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil-Ilo) ritiene che entro il 2030 ci saranno ulteriori 100 milioni di anziani e ulteriori 100 milioni di bambini dai 6 ai 14 anni che avranno bisogno di assistenza. Secondo il Rapporto è quindi urgente che i governi reperiscano, attraverso politiche fiscali e di spesa pubblica più orientate alla lotta alle disuguaglianze, le risorse necessarie per migliorare i servizi pubblici e le infrastrutture così da liberare le donne dal lavoro di cura, e più in generale per «affrontare seriamente le piaghe di disuguaglianza e povertà».

Un fenomeno, quello del crescente squilibrio economico, «che mette a repentaglio i progressi nella lotta alla povertà, mina la coesione e la mobilità sociale, alimenta un profondo senso di ingiustizia e insicurezza, genera rancore e aumenta in molti contesti nazionali l’appeal di proposte politiche populiste o estremiste» osservano gli autori del Rapporto.