Euronote – Strada in salita per l’economia europea

Milano, 12.11.2019

L’economia europea si è dimostrata finora resiliente in un contesto globale poco favorevole, ha mantenuto la crescita per il settimo anno consecutivo, secondo le previsioni continuerà a crescere nel 2020 e nel 2021, mentre la disoccupazione continua a diminuire. Dato però il periodo di grande incertezza a livello internazionale, dovuto ai conflitti commerciali, alle crescenti tensioni geopolitiche, alla persistente debolezza del settore manifatturiero e alla Brexit, si prevede un futuro piuttosto difficile. È quanto sostiene la Commissione europea nelle Previsioni economiche di autunno 2019L’economia europea si è dimostrata finora resiliente in un contesto globale poco favorevole, ha mantenuto la crescita per il settimo anno consecutivo, secondo le previsioni continuerà a crescere nel 2020 e nel 2021, mentre la disoccupazione continua a diminuire. Dato però il periodo di grande incertezza a livello internazionale, dovuto ai conflitti commerciali, alle crescenti tensioni geopolitiche, alla persistente debolezza del settore manifatturiero e alla Brexit, si prevede un futuro piuttosto difficile. È quanto sostiene la Commissione europea nelle Previsioni economiche di autunno 2019 , che contengono una revisione al ribasso rispetto alle previsioni pubblicate nel luglio scorso: crescita del Pil della zona euro all’1,1% anziché 1,2% nel 2019 e dell’1,2% anziché 1,4% nel 2020; aumento del Pil dell’1,4% nel 2019, 2020 e 2021 per l’intera Ue rispetto all’1,6% previsto l’estate scorsa. Di fronte a un quadro di incertezza e difficoltà è chiaro il messaggio lanciato dai commissari europei uscenti responsabili delle questioni economiche: «Esorto tutti i Paesi dell’Ue con livelli elevati di debito pubblico a perseguire politiche di bilancio prudenti e a intraprendere un percorso di riduzione del debito. Invito gli Stati membri con margini di bilancio a utilizzarli fin d’ora» ha detto il responsabile per Euro e Dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, mentre il commissario per gli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, ha dichiarato: «La strada in salita che ci attende non ci permette di riposarci sugli allori. Dovremo utilizzare tutte le leve d’intervento per rafforzare la resilienza dell’Europa e sostenere la crescita».

Tensioni nel commercio internazionale e Brexit i rischi maggiori

Vari e con sviluppi imprevedibili i rischi individuati dalla Commissione, che potrebbero limitare la crescita economica europea nei prossimi mesi. Ad esempio, l’intensificarsi dell’incertezza derivante da un aumento della tensione nelle relazioni commerciali a livello internazionale, così come potrebbe agire da freno un rallentamento economico più marcato del previsto in Cina, dovuto al fatto che le politiche adottate finora potrebbero produrre effetti meno significativi di quelli attesi. Altro rischio di incertezza è imputabile all’eventualità di una Brexit disordinata, mentre esiste la possibilità che la debolezza del settore manifatturiero possa avere effetti di ricaduta più evidenti sui settori orientati verso il mercato interno. Osservando come le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e gli elevati livelli di incertezza sul piano politico, in particolare per quanto riguarda il commercio, abbiano frenato gli investimenti, l’industria manifatturiera e gli scambi internazionali, la Commissione ritiene che la crescita in Europa dipenderà dalla forza dei settori rivolti soprattutto al mercato interno. Questi, osserva ancora l’esecutivo dell’Ue, «potranno contare su un mercato del lavoro propizio alla crescita delle retribuzioni, su condizioni di finanziamento favorevoli e, in alcuni Stati membri, su misure di stimolo fiscale». L’occupazione nell’Ue è a livelli record, la disoccupazione registra il tasso più basso dall’inizio del secolo e si prevede che continui a scendere: dal 7,6% di quest’anno al 7,4% nel 2020 e al 7,3% nel 2021 nella zona euro, mentre nell’Ue scenderà al 6,3% quest’anno, assestandosi al 6,2% nel 2020 e nel 2021.

Differenze tra Stati membri, economia «bloccata» in Italia

Le previsioni per i singoli Stati membri rivelano però differenze marcate e segnalano reazioni asimmetriche agli sviluppi esterni. Per i due membri più grandi della zona euro, ad esempio, si prevede un rallentamento della crescita del Pil allo 0,4% in Germania nel 2019, ben al di sotto del 2,1% registrato nel periodo 2016-18. Al contrario, in Francia l’economia dovrebbe invece crescere dell’1,3% annuo nel 2019 e 2020. Questo perché il calo della domanda esterna, che limita la crescita del Pil, è più moderato in Francia che in Germania, così si prevede per il 2019 una maggiore crescita netta delle esportazioni in Francia rispetto alla Germania, Paese quest’ultimo la cui situazione economica è condizionata da perdite di quote di mercato dei suoi esportatori. Per quanto concerne l’Italia, invece, la Commissione nota come l’economia si sia bloccata all’inizio del 2018 e non mostri ancora segni significativi di una ripresa. Secondo le previsioni dell’Ue, la crescita italiana dovrebbe riprendersi moderatamente nel 2020 grazie alla crescente domanda esterna e a una moderata spesa familiare, «sebbene questa sarà parzialmente attenuata dall’indebolimento del mercato del lavoro». Il deficit e il debito pubblico italiani sono però destinati ad aumentare nei prossimi mesi, secondo la Commissione europea, sia per la debole crescita economica sia per l’aumento della spesa pubblica derivante dalle misure introdotte nella primavera del 2019 (reddito di cittadinanza e piani di prepensionamento), che «dal 2020 inizieranno a mostrare l’intero costo annuale».

Ces: escludere gli investimenti validi dai disavanzi nazionali

«Le previsioni economiche della Commissione mostrano come l’Europa sia sull’orlo di un’altra recessione, nonostante gli standard di vita dei lavoratori non si siano ancora ripresi dall’ultima crisi finanziaria. Anche il buon tasso di occupazione complessivo si basa su un aumento del lavoro precario» ha dichiarato il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Luca Visentini, commentando le Previsioni d’autunno. «L’Europa non può permettersi un’altra recessione – ha aggiunto –, quindi i leader devono agire rapidamente per ripristinare la fiducia e la domanda economica aumentando gli investimenti pubblici per creare posti di lavoro di buona qualità e dare ai lavoratori gli aumenti salariali che stanno aspettando dalla ripresa. Dato che gli investimenti netti in percentuale del Pil sono ancora al di sotto dei livelli del 2008, c’è spazio per aumentare le spese, che dovrebbero essere mirate alla preparazione per le transizioni ecologiche e digitali. La Commissione dovrebbe inoltre escludere i validi investimenti pubblici nel calcolo dei disavanzi nazionali».