Euronote – Ultime raccomandazioni della Commissione Juncker

Milano, 11.6.2019

L’attuale Commissione europea, presieduta da Jean-Claude Juncker, ha presentato agli Stati membri dell’Ue le ultime raccomandazioni del suo mandato, dal momento che nel prossimo ottobre lascerà il posto ai nuovi presidente e commissari che saranno nominati dal Consiglio europeo e in seguito approvati dal nuovo Parlamento europeo scaturito dalle elezioni del 26 maggio scorso. Si tratta di raccomandazioni più o meno in linea con quanto indicato in questi cinque anni di lavoro, forse con una maggiore attenzione agli aspetti sociali nella consapevolezza che si tratti di questione particolarmente delicata in quanto messa a dura prova dagli effetti della crisi e dalle politiche di austerity a lungo indicate dalla Commissione stessa. «Esortiamo tutti gli Stati membri a investire nuove energie per rendere le economie più resilienti e a sostenere una crescita sostenibile e inclusiva» ha dichiarato il vicepresidente responsabile per l’Euro e il Dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, mentre il commissario per gli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, ha ribadito l’impegno per «un’applicazione intelligente del patto di stabilità e crescita: le nostre decisioni non si basano su un’applicazione meccanica o formale delle regole, bensì sulla loro utilità o meno per la crescita, l’occupazione e l’equilibrio delle finanze pubbliche». Ma è stata soprattutto la commissaria per l’Occupazione e gli Affari sociali, Marianne Thyssen, a sottolineare la necessità di miglioramenti in ambito sociale per «costruire un’Europa più giusta, sostenibile e inclusiva. Il pilastro europeo dei diritti sociali stabilisce principi e diritti per tutti i cittadini dell’Ue. Deve essere attuato a livello nazionale. Con il mondo del lavoro in rapida evoluzione, è essenziale che gli Stati membri stiano al passo con riforme nell’istruzione e nell’apprendimento permanente, nei mercati del lavoro e nella protezione sociale».

Incentivare gli investimenti e promuovere la crescita

Le raccomandazioni specifiche per Paese 2019 della Commissione europea si concentrano soprattutto sull’individuazione e sulla classificazione delle esigenze di investimento a livello nazionale, prestando particolare attenzione alle disparità regionali e territoriali.

In materia di squilibri macroeconomici, la Commissione osserva che alcuni Stati membri continuano a registrare «livelli storicamente elevati» di debito privato e pubblico, «che riducono il margine di manovra per assorbire shock negativi». In altri Stati membri, «si profila un possibile surriscaldamento legato alla crescita dinamica dei prezzi degli alloggi e all’aumento del costo del lavoro per unità di prodotto». Tutti gli Stati membri poi, rileva la Commissione, hanno bisogno di misure supplementari per rafforzare la produttività, incentivare gli investimenti e promuovere la crescita potenziale. Tre Paesi (Cipro, Grecia e Italia) presentano squilibri eccessivi, che secondo l’esecutivo dell’Ue «richiedono un monitoraggio specifico e continuo».

La Commissione raccomanda poi al Consiglio di chiudere la procedura per i disavanzi eccessivi per la Spagna, dopodiché saranno chiuse tutte le procedure di questo tipo: nel 2011 erano 24 gli Stati membri soggetti al braccio correttivo del patto. Relazioni sulla conformità con i criteri relativi al disavanzo e al debito previsti dal trattato sono state adottate nei confronti di Belgio, Francia, Cipro e Italia, Paese quest’ultimo per il quale «è giustificata una procedura per disavanzi eccessivi per il debito» sostiene la Commissione.

Un’analisi della situazione economica e sociale di ciascuno Stato membro era stata presentata a febbraio nell’ambito del pacchetto d’inverno 2019 del semestre europeo, mentre ad aprile gli Stati membri avevano consegnato i programmi nazionali di riforma e i programmi di stabilità (per i Paesi della zona euro) o di convergenza (per gli altri Paesi dell’Ue). Su queste basi e sulle previsioni economiche di primavera la Commissione ha quindi avanzato le proprie raccomandazioni, che dovranno essere approvate dal Consiglio e poi attuate «appieno e tempestivamente» dagli Stati membri.

Ces: «Un cambiamento tardivo ma importante»

«Sebbene la Commissione sembri eccessivamente ottimista in materia di investimenti e ripresa dell’occupazione in Europa, nelle raccomandazioni vi è un chiaro cambiamento a favore degli investimenti, del dialogo sociale, dell’istruzione e formazione e della protezione sociale. Si tratta di un approccio necessario, che giunge in ritardo e che deve essere continuato negli anni futuri». Così ha commentato l’iniziativa della Commissione il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Luca Visentini, secondo cui sono necessari miglioramenti salariali in molti più Paesi dell’Ue rispetto a quelli indicati dalla Commissione, ma comunque sono benvenute e devono essere sostenute da Consiglio e Stati membri le raccomandazioni di politica economica sull’incoraggiamento alla crescita salariale in Germania e nei Paesi Bassi, per affrontare il divario retributivo di genere in Germania, Italia, Polonia, Irlanda ed Estonia, per contrastare il lavoro precario in Spagna, Portogallo e Polonia e per migliorare il dialogo sociale in Polonia, Ungheria e Romania.

«La Ces ha ripetutamente invitato l’Ue ad attuare pienamente il pilastro europeo dei diritti sociali ed è incoraggiata dal fatto che le raccomandazioni specifiche per Paese di quest’anno contribuiscano al progresso sociale» ha osservato la segretaria confederale Liina Carr, la quale ha commentato in particolare la raccomandazione alla Germania di aumentare gli investimenti pubblici e privati: «Sarebbe un’occasione sprecata se non lo facesse. Con il suo surplus di bilancio, la Germania può aumentare gli investimenti pubblici e agire da motore per la crescita in tutta Europa». In merito all’avviso che la Commissione ha rivolto all’Italia per i suoi disavanzi eccessivi, il segretario generale della Ces Visentini ha sottolineato che «l’Italia ha sprecato la flessibilità che ha avuto negli ultimi anni, tagliando le tasse e aumentando le disuguaglianze invece di investire in crescita e creazione di posti di lavoro di qualità. È assurdo che il governo italiano ora desideri una maggiore flessibilità per introdurre cambiamenti fiscali più uniformi e meno progressivi».