Euronote – Un lavoro privo di violenza e molestie

In vigore la Convenzione n. 190 dell’Ilo, ora si attende la ratifica degli Stati

Milano, 28.6.2021

È entrata in vigore il 25 giugno scorso la Convenzione n. 190 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil-Ilo) che stabilisce nuovi standard globali per porre fine alla violenza e alle molestie in ambito lavorativo. La Convenzione adottata nel giugno 2019, denominata in breve C190, è il primo trattato internazionale a riconoscere il diritto di tutti a un mondo del lavoro libero da violenza e molestie, comprese quelle di genere, e rappresenta un’occasione storica per un futuro del lavoro basato sul rispetto di tutti. I governi che la ratificheranno dovranno mettere in atto le normative e le misure politiche necessarie per prevenire e affrontare la violenza e le molestie sul lavoro, diventando giuridicamente vincolati dalle disposizioni della Convenzione un anno dopo la ratifica. Ma qui viene il lato dolente. Due anni dopo la sua adozione, la C190 è stata finora ratificata da soli 6 Paesi: Argentina, Ecuador, Figi, Namibia, Somalia e Uruguay. Per questo l’Ilo ha avviato una campagna globale in modo da costruire un supporto alla C190, invitando i costituenti, le parti interessate e gli attori della società civile a partecipare, con l’obiettivo che la Convenzione sia ratificata e attuata dai governi nazionali e dalle assemblee legislative di tutto il mondo.

Sul lavoro danni fisici, psicologici, sessuali ed economici

Il termine «violenza e molestie» nel mondo del lavoro, secondo la C190, si riferisce a «una serie di comportamenti e pratiche inaccettabili, o minacce degli stessi, sia singoli che ripetuti, che mirano, provocano o possono provocare danni fisici, danni psicologici, sessuali o economici e include la violenza e le molestie di genere». La Convenzione, che si applica a tutti i settori, privati o pubblici, formali e informali, nelle aree urbane o rurali, dichiara di proteggere i lavoratori e le altre persone nel mondo del lavoro, «compresi i dipendenti come definiti dalle legislazioni nazionali, nonché le persone che lavorano indipendentemente dal loro status contrattuale, le persone in formazione, inclusi stagisti e apprendisti, i lavoratori il cui impiego è stato licenziato, volontari, persone in cerca di lavoro e candidati al lavoro e individui che esercitano i doveri o le responsabilità di un datore di lavoro». La violenza e le molestie sul lavoro, spiega l’Ilo, assumono una serie di forme e portano a danni fisici, psicologici, sessuali ed economici, che sono ulteriormente aumentati durante la pandemia di Covid-19. «Un futuro migliore del lavoro è privo di violenza e molestie» ha dichiarato Guy Ryder, direttore generale dell’Ilo, nel messaggio per il lancio della campagna globale. La C190, ha aggiunto, «invita tutti gli Stati membri dell’Ilo a sradicare la violenza e le molestie in tutte le sue forme dal mondo del lavoro. Esorto i Paesi a ratificare la Convenzione e ad aiutare a costruire, insieme ai datori di lavoro, ai lavoratori e alle loro organizzazioni, una vita lavorativa dignitosa, sicura e sana per tutti».

Una petizione della Confederazione sindacale internazionale

La violenza e le molestie nel mondo del lavoro colpiscono milioni di lavoratori, in particolare donne, minoranze etniche, migranti, persone Lgbtqi+, lavoratori con handicap e altri gruppi di lavoratori che subiscono discriminazioni e disuguaglianze. Inoltre, la pandemia ha fatto registrare un’ondata di casi di violenza domestica in tutto il mondo, un aumento della violenza e delle molestie di genere e un aumento del cyberbullismo. I lavoratori dell’economia informale, in particolare, hanno sperimentato un aumento di violenza e molestie quando sono state imposte misure per limitare i movimenti e, in assenza di protezione sociale, sono stati costretti a continuare a lavorare per sopravvivere. Per questo la Confederazione sindacale internazionale (Csi-Ituc) ha lanciato una petizione per chiedere ai governi impegno sulla C190. Secondo l’Ituc è urgente la ratifica e la corretta attuazione sia della Convenzione che della Raccomandazione n. 206 sulla violenza e sulle molestie, soprattutto dopo una pandemia che ha causato un peggioramento delle condizioni di alcuni lavoratori ritenuti “essenziali”, come gli operatori sanitari e di assistenza, i lavoratori al dettaglio di generi alimentari, i lavoratori dei trasporti, le collaboratrici domestiche migranti costrette a rimanere nelle case in cui lavorano spesso in condizioni non sicure. C190 e R206, osserva l’Ituc, stabiliscono invece misure chiare che i governi e le parti sociali possono adottare per mitigare la violenza domestica, anche quando la casa è luogo di lavoro.

Ces: l’Ue deve sostenere gli Stati membri nella ratifica

A livello europeo è stata espressa preoccupazione dal Comitato delle donne della Confederazione europea dei sindacati (Ces), per le «azioni dell’Ue che impediscono agli Stati membri di ratificare la Convenzione 190», mentre invece l’obiettivo dovrebbe essere di sostenerli nella ratifica. All’entrata in vigore della C190 nessuno Stato membro dell’Ue l’ha ancora ratificata, nota infatti la Ces, mentre nel gennaio scorso il Parlamento italiano ha approvato la ratifica come primo Paese in Europa. Il 25 novembre 2020, Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Ces aveva invitato i governi a ratificare la C190, sottolineando la necessità di leggi aggiornate contro le molestie sul lavoro per proteggere le donne che lavorano da casa contro gli abusi online, mentre l’8 marzo 2021, Giornata della donna, l’appello era sta rilanciato fornendo la prova che i datori di lavoro, i legislatori e le forze dell’ordine non stavano facendo abbastanza per affrontare la violenza e le molestie sul lavoro. Un recente sondaggio ha rilevato che la grande maggioranza delle intervistate è preoccupata per la violenza e le molestie sul lavoro, online e offline, cosa che sottolinea l’urgente necessità di azione. La Ces ricorda che la ratifica della C190 rientra nella sovranità degli Stati membri, che le Convenzioni Ilo e le direttive dell’Ue sono standard minimi e gli Stati Membri sono liberi di mettere in atto misure più protettive per i lavoratori. Inoltre, la ratifica della C190 non metterebbe gli Stati membri in contrasto con l’acquis comunitario, ma l’Ue deve favorire il percorso «anziché porre ostacoli ingiustificati agli Stati membri». Secondo la Ces «i lavoratori non dovrebbero più aspettare».