Euronote – Un piano per l’integrazione e l’inclusione

La proposta della Commissione per valorizzare milioni di cittadini dell’Ue

Milano, 2.12.2020

«Il migrante è “uno di noi”, non “uno di loro”», con questa frase pronunciata dalla commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, è stato presentato il 24 novembre scorso il nuovo Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027.

È riconosciuto l’importante contributo dei migranti alla società europea e sono proposte azioni che si fondano sui risultati conseguiti dal precedente piano d’azione del 2016, cercando di contrastare le barriere che ancora ostacolano la partecipazione attiva e l’inclusione delle persone provenienti da un contesto migratorio, dai nuovi arrivati ai cittadini. Il nuovo piano dell’Ue, sarà attuato mobilitando finanziamenti dell’Ue e creando partenariati con tutti i soggetti coinvolti: migranti, comunità di accoglienza, parti economiche e sociali, società civile, autorità locali e regionali e settore privato. Cercherà di potenziare e sostenere il ruolo delle comunità locali nella formulazione e nell’attuazione delle misure e dei programmi di integrazione, accentuando allo stesso tempo le responsabilità delle persone interessate alla loro partecipazione. Il tutto dovrebbe avvenire modernizzando l’accesso ai servizi e migliorando le conoscenze, per favorire le politiche e assicurare il monitoraggio dei risultati.

Non sprecare un enorme potenziale

Nell’Ue circa 34 milioni degli attuali residenti sono nati in Paesi non comunitari (circa l’8% della popolazione), mentre il 10% circa dei giovani di 15-34 anni nati negli Stati membri hanno almeno un genitore nato in un Paese terzo. Mentre la percentuale di abitanti nati al di fuori dell’Ue è complessivamente aumentata negli ultimi anni, essa varia ampiamente tra i Paesi dell’Ue, con quote al di sopra del 10% in alcuni e al di sotto del 3% in altri. I migranti e i cittadini dell’Ue provenienti da un contesto migratorio «svolgono un ruolo cruciale nella società europea e in vari settori della nostra economia», sottolinea la Commissione europea, ma nonostante ciò «continuano a sperimentare difficoltà nell’accesso all’istruzione, all’occupazione, all’assistenza sanitaria e all’inclusione sociale». Così, mentre oltre un quarto dei migranti è altamente istruito, quasi il 40% è troppo qualificato per il lavoro che svolge: «Non possiamo permetterci di sprecare questo potenziale» osserva l’esecutivo dell’Ue. Il ruolo chiave svolto nella società e nell’economia dell’Ue da molti migranti e cittadini con background migratorio è stato ulteriormente evidenziato dall’attuale crisi pandemica, dove molti hanno contribuito ad affrontare le difficoltà impiegati come lavoratori nei servizi essenziali, medici e infermieri. Allo stesso tempo, i migranti e le minoranze etniche sono più esposti agli effetti e alla crisi della pandemia. Dal momento che l’Ue avrà bisogno del contributo di tutti per la ripresa post Covid-19, «non è solo un dovere morale in linea con i valori fondamentali dell’Ue, ma anche un imperativo economico intensificare l’azione per promuovere l’integrazione e l’inclusione» sostiene la Commissione.

Istruzione, lavoro e casa al centro del piano d’azione

Pur essendo i governi nazionali i principali responsabili della creazione e dell’attuazione di politiche sociali, l’Ue svolge un ruolo importante nel sostenere gli Stati membri erogando finanziamenti, elaborando linee guida e favorendo partenariati. Per questo il nuovo piano d’azione europeo per l’integrazione e l’inclusione indica vari interventi da adottare in diversi campi. Ad esempio, un’istruzione e formazione più inclusiva dalla prima infanzia all’istruzione superiore, con particolare attenzione alla facilitazione del riconoscimento delle qualifiche e all’apprendimento linguistico, tramite il sostegno dei fondi europei. Poi, in ambito occupazionale, è indicata la necessità di maggiori opportunità di impiego e un migliore riconoscimento delle competenze, al fine di valorizzare pienamente il contributo delle comunità di migranti, in particolare delle donne, e fare in modo che siano aiutate a esprimere al massimo il loro potenziale. La Commissione dichiara dunque l’intenzione di collaborare con le parti sociali ed economiche e con i datori di lavoro per «promuovere l’integrazione sul mercato del lavoro, sostenere l’imprenditorialità e agevolare il riconoscimento e la valutazione delle competenze da parte dei datori di lavoro».