Milano, 18.10.2017
Sono 300 i posti di lavoro a rischio per la crisi del sistema delle associazioni degli allevatori in Lombardia. Una crisi esogena, causata dal continuo taglio dei finanziamenti pubblici da parte prima del ministero dell’Agricoltura e poi di Regione Lombardia, con l’Associazione Italiana Allevatori che “approfitta delle presunte difficoltà economiche delle tre associazioni territoriali più grandi d’Italia (Brescia-Bergamo, Cremona e le provincie associate in Lombardia Ovest) per prenderne il controllo attraverso il commissariamento”. A lanciare l’allarme è la Fai Cisl Lombardia, la categoria cislina che rappresenta i lavoratori del settore agricolo e alimentare. “Si sta disperdendo quello che era il fiore all’occhiello per la sicurezza alimentare nazionale: il lavoro svolto dalle associazioni provinciali degli allevatori era riconosciuto da tutti i Paesi europei”, afferma Oliviero Sora, segretario regionale Fai Cisl Lombardia. “Quali interessi stiano dietro l’operazione lo scopriremo probabilmente solo quando sarà troppo tardi, perché ad essere messe sulla strada sono innumerevoli professionalità – aggiunge -. Ultime in ordine di tempo quelle dell’Apa di Mantova che ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per 10 persone tra tecnici e controllori”.
Una situazione che pone seri problemi in termini di sicurezza alimentare, secondo la Fai Cisl lombarda.
“Chi farà i controlli sui capi di allevamento fino a ieri garantito dalle associazioni (più del 30% di tutto il volume di lavoro nazionale) che oggi vengono di fatto messe in liquidazione? E se anche qualcuno si inventasse un surrogato del servizio originale, con quali garanzie tecnico professionali? – afferma Sora -. Al momento l’unica certezza è la drastica diminuzione dei servizi che le associazioni provinciali davano agli allevatori, che non potrà che tradursi in una sicura diminuzione dei soci e di conseguenza delle entrate economiche”.
La Fai Cisl lombarda denuncia che “mentre si lascia carta bianca ai commissari dell’Aia nella gestione e vendita degli immobili di proprietà delle varie realtà territoriali, sono iniziate le grandi manovre per diminuire il carico della forza lavoro, demansionando buona parte dei dipendenti e facendo affidamenti di ramo d’azienda all’Aral, espressione regionale di Aia”.
“In questo modo, però – conclude Sora – tra pochissimo anche l’Aral andrà in crisi per un eccessivo carico di personale a cui non corrisponde un adeguato trasferimento di risorse economiche da parte di Aia. Della sicurezza alimentare che per mesi è stata parola d’ordine di ministri, assessori ed imprenditori agricoli ad Expo 2015 si sono già tutti dimenticati, lasciando senza futuro 300 lavoratori e milioni di cittadini nel dubbio sulla qualità di ciò che finirà sulle nostre tavole”.