12 anni schiavo

Milano, 3.3.2014
 
Un musicista nero drogato e venduto come schiavo negli Stati Uniti a metà ottocento. 12 anni da incubo quelli raccontati da SteveMcQuinn in 12 anni schiavo, un film tratto dal il best seller di Solomon Northup. Un film che nella durata di oltre due ore cerca di fare i conti con la storia degli USA Il soggetto è lo stesso di Lincoln, Django Unchained e The Butler, a dimostrare come la storia bruci ancora. Ma rispetto al film di Tarantino abbiamo uno schiavo meno espansivo pur essendo ambedue anomali rispetto ad una storia di dolore che caratterizza il loro popolo. Un popolo sottoposto a supplizi ed alienazione. Qui abbiamo una rappresentazione che punta a provocare lo spettatore per fare in modo da risvegliare la sua coscienza. D’altronde il 44enne McQuinn non è nuovo alle provocazioni. Basti pensare alla sua opera prima Hunger sullo sciopero della fame messo in atto da Bobby Sands, leader dell’IRA. Ma rispetto alle sue opere precedenti questa volta il regista si dedica maggiormente alla spettacolarizzazione ed il film ne risente un poco.
I risultati al botteghino sono ancora deboli anche se le candidature all’Oscar potrebbero rilanciarlo.