Anime nere

Milano, 26.9.2014

Francesco Munzi  si era già distinto come regista di belle speranze con l’opera prima Saimir che dieci anni fa ricevette una menzione speciale della giuria veneziana. Ora è ritornato al festival della laguna con il terzo film, Anime nere, riscuotendo un analogo successo vista la quantità di applausi che hanno sottolineato la proiezione. Ora, dopo soli 15 giorni, esce nelle sale ed è l’occasione per gustare un film che parla del nostro sud e della mancanza di identità con il bene pubblico ma anche delle infiltrazioni mafiose nei milanesi cantieri dell’Expo. La storia è quella di tre fratelli calabresi abitanti ad Africo (un mondo che dice tutto sul disastro di certe terre dove la criminalità predomina) appartenenti alla ‘Ndrangheta che si trovano al centro di una sanguinosa faida. Una tragedia classica che sa raccontare il contrasto tra modernità e  tradizione anche grazie al libro dal quale è tratto e che ben viene reso sullo schermo. Ottima inoltre la fotografia e la direzione degli attori. Film che per alcuni aspetti si distacca dalle due opere precedenti dell’autore ma che è sintomo di maturità più che di confusione. Qualcuno ritiene il regista romano ancora alla ricerca di uno stile proprio; a nostro avviso dimostra invece di saper coinvolgere il pubblico ed anche la critica. Insomma lo aspettiamo alla prossima prova anche se col contagocce (3 film in 10 anni dimostrano come le sue opere sono pensate e non raffazzonate).