Tfr – Una riflessione degli Uffici vertenze

Milano, 25.9.2014
 
Trasferire da subito nella busta paga dei lavoratori il 50% del Tfr da maturare annualmente e lasciare il restante 50% alle aziende. Sarebbe il piano allo studio del governo per favorire il rilancio dei consumi e il sostegno alle attività produttive. Lo scrive il Sole 24 ore sottolineando che la “misura durerebbe da uno fino a un massimo di tre anni, inizialmente solo per i dipendenti privati. Ma resta da sciogliere il nodo delle compensazioni alle aziende”.
La scelta – secondo il giornale di Confindustria – spetterebbe comunque al lavoratore. La disposizione entrerebbe nella Legge di stabilità, che il governo punta a varare il prossimo 10 ottobre, insieme alla stabilizzazione degli 80 euro e alla riduzione dell’Irap.
“E’ una situazione molto complessa. Poi bisogna vedere quale drenaggio in termini di liquidità verrà fuori sulle imprese”. Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sull’ipotesi di un piano del Governo per conferire il 50% del Tfr nella busta paga dei lavoratori. E la Cgil con la Camusso che si dice possibilista ma “solo con il consenso dei lavoratori”.
La discussione, vera o falsa di questi giorni, è di quelle da far venire i brividi. Negli anni il Tfr è stato soggetto a modifiche di ogni tipo dalla tassazione al finanziamento dei debiti Inps, con il conferimento al Fondo Tesoreria, ma la cosa che ognuno di questi signori si dimentica è che attraverso la destinazione alla previdenza integrativa del Tfr, si è voluto costruire il “secondo pilastro” della previdenza, dopo che la riforma del sistema previdenziale ha ridotto la percentuale di copertura pensionistica per i lavoratori, oggi si dimentica o si vuole dimenticare che senza quella copertura noi avremo nei prossimi anni moltissimi lavoratori con pensioni al di sotto della soglia di povertà dopo 40 e passa anni lavoro.
Un risultato eclatante che riempirà le piazze di arrabbiati e malcontenti, poveri, (i soliti noti) a cui bisognerà dare risposte, non spiegando loro che: “non lavorando non avevano il Tfr e non avevano nemmeno la pensione e quindi il problema non esiste”.
Se oggi ritorna in auge una idea  già pensata da Tremonti, poi dalla Lega Nord, discussa ed illustrata direttamente a Renzi da Landini (Fiom) a cui abbiamo opposto ragioni di merito, oggi inascoltate, va detto chiaramente ed inequivocabilmente che in un paese non servono solo  annunci di riforme ma necessitano criteri, progetti volti a valutare le positività esistenti, le garanzie del futuro si costruiscono partendo dal passato, futuro che si costruisce con una visione ampia del destino dei lavoratori e dei cittadini del paese.
La Cisl ha sempre avuto il coraggio di guardare avanti, anche attraverso percorsi magari al momento impopolari, rivelatisi poi scelte coraggiose e proiettate al futuro ed alla modernità del mondo del lavoro, guardare lontano e non alla punta delle scarpe è un modo di essere così come quello della supponenza un modo di fare.
 
Gualtiero Biondo, coordinatore regionale e nazionale Uffici vertenze Cisl