Taxi Teheran

Milano, 12.10.2015

Il film che vogliamo segnalare è uscito, seppure in poche copie, a fine agosto e prosegue il suo cammino nelle nostre sale. Un piccolo successo, per quanto limitato a poche sale, per il regista Jafar Panahi che di fatto riassume nelle sue opere quanto di notevole ci ha consegnato il cinema iraniano e che ha pagato duramente per aver raccontato la sua terra in film memorabili come Il palloncino bianco, Lo specchio ed Il cerchio. Si tratta di una vittima dei fondamentalisti del suo paese che lo hanno imprigionato e sequestrato con un divieto di dirigere film per 20 anni. Ed infatti questo è un film proibito girato su un taxi per le strade di Teheran ed ha il pregio di mostrarci la vita sotto il regime iraniano. Sono i passeggeri che salgono sul taxi a raccontare la società e le sue vicende fino ad una registrazione di un testamento di un uomo ferito che si sente vicino alla morte caricato dal nostro mezzo guidato da Panahi. In realtà i passeggeri sono attori ed il film è girato con una minitelecamera ma l’operazione è anche la dimostrazione che le nuove tecnologie, se ben usate, possono servire a sconfiggere l’oscurantismo ed a raccontare al mondo quello che i regimi vorrebbero censurare. Non si creda comunque che si tratti di una specie di documentario noioso. Taxi Teheran, che ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino, va segnalato anche per il suo senso dell’umorismo nel raccontare una terribile realtà, oltre naturalmente per il suo coraggio.