Z la formica

Milano, 13.1.2016
 
Regia Eric Darnell, Tim Johnson  Soggetto  Todd Alcott Sceneggiatura  Todd Alcott, Chris Weitz, Paul Weitz  Montaggio Stan Webb  Musiche   Harry Gregson-Williams, John Powell, Hans Zimmer, Steve Jablonsky, Mark Isham Produzione: Dreamworks Pictures, Pacific Data Images  Distribuzione: UIP Durata 83’
 
Z è una formica operaia, nevrotica e insoddisfatta. Con altri milioni di formiche collabora alla costruzione di un nuovo formicaio, ma non trova in questo annullamento collettivo la realizzazione per se stesso che cerca. Una sera incontra a un bar una conturbante formica femmina, di cui si invaghisce. Questa è la principessa Bala, erede al trono e futura formica regina. Per riuscire a colpire la sua attenzione Z si sostituisce all’amico Weaver, formica soldato, per partecipare alla sfilata delle armate del formicaio. Nel frattempo il generale Mandibola, comandante delle forze armate, sta attuando un piano per detronizzare la regina, allagando il formicaio e facendo sopravvivere così solo le formiche guerriere a scapito delle operaie. Il generale invia quindi le truppe fedeli alla regina ad una impari battaglia con le termiti. Z si trova coinvolto e rimane unico sopravvissuto. Tornato al formicaio viene proclamato eroe ma, scoperta la sostituzione, Z viene condannato. Obbligato dagli eventi, quest’ultimo rapisce la principessa Bala, cercando la fuga verso Insettopia, un luogo utopico dove tutti gli insetti vivono in pace e in abbondanza di cibo. Inseguiti da Cutter, tirapiedi dello spietato generale Mandibola, la principessa che nel frattempo si è innamorata del rapitore viene ricondotta a casa. Z, nel tentativo di liberarla, rientra nel formicaio e scopre i piani di sterminio ideati dal generale. Con l’aiuto della comunità delle formiche operaie e il ravvedimento di Cutter in compagnia dell’esercito rimasto, Z riesce a salvare il formicaio, mentre il generale Mandibola muore precipitando.
 
Un film che fa riferimento alla frenesia della società contemporanea dove il soggetto è schiacciato e prevale il  conformismo. Questo fa sì che chi non ama il suo lavoro sia comunque ingabbiato (significativo il fatto che quando  si scambiano i ruoli il soldato scopre di amare il lavoro della formica operaia) Il personaggio principale è stato definito anche grazie alla collaborazione di Woody Allen che presta la voce al  nevrotico protagonista Z, mentre Sylvester Stallone la presta per il muscoloso Weaver e Sharon Stone per la conturbante principessa Bala. Nella versione italiana sono stati impiegati i doppiatori originali degli attori statunitensi.
 
 
“Vede, io non sono tagliato per fare l’operaio, glielo dico subito, io mi sento fisicamente inadeguato. Io, in tutta la mia vita, non ho mai sollevato qualcosa che andasse oltre 10 volte il mio peso corporeo. E, arrivando al dunque: maneggiare la terra, ecco, non è la mia idea per una carriera gratificante. Poi tutta questa colata di entusiasmo per il super organismo che, sa, non posso capire. Ci provo ma non la capisco! Insomma, io dovrei fare tutto per la colonia e che ne è dei miei bisogni? Che ne è di me? Insomma devo credere che esista un posto là fuori migliore di questo, o devo raggomitolarmi in posizione fetale e piangere? L’intero sistema mi fa sentire insignificante». (dalla  sceneggiatura)
 
LA CRITICA
 
Si tratta di una nuova produzione della DreamWorks, la casa cinematografica di Steven Spielberg che quasi contemporaneamente ha realizzato ‘Il principe d’Egitto’. Qui la DreamWorks si è associata con la PDI, una società leader nel settore dell’animazione digitale e degli effetti speciali visivi, per produrre pellicole d’animazione computerizzata. I risultati sono veramente notevoli. L’efficacia del film risiede proprio nel riuscire a raccontare una storia senza farla sovrastare dagli effetti speciali, che anzi in qualche misura la completano e la esaltano. Nel rappresentare l’universo delle formiche, il film si propone come una sorta di favola ‘morale’ sul modo di gestire e condurre una società e le ‘persone’ che la abitano. Il sistema sociale degli animaletti diventa il laboratorio ideale per mettere ancora una volta a confronto collettivismo e individualismo, con il finale prevalere del secondo. Certo l’ottica del racconto è, si direbbe, una proiezione dell”american way of life’, una sorta di manifesto sotto forma di racconto quasi alla Frank Capra. Ma il tono è sempre piacevole, simpatico, il disegno ha toni sfaccettati di grande varietà e fantasia, le atmosfere sono piacevoli, il ritmo coinvolgente.(‘Segnalazioni cinematografiche’, vol. 127, 1999)
 
Anche le modalità con cui viene presentata la colonia, riescono a rendere perfettamente il tipo di ambiente in cui ci troviamo: un sistema caratterizzato solo ed esclusivamente dal lavoro ininterrotto quasi fossero automi non senzienti. Probabilmente questa potrebbe essere una denuncia rivolta alle grandi società capitalistiche il cui profitto, viene ricavato completamente dallo sfruttamento disumano dei lavoratori, sottoposti a ritmi stressanti ed orari sconvolgenti. A contornare questo cupo scenario, vi sono sia alcune sequenze comiche, sia momenti di serietà che invitano alla riflessione e che trasportano il film in una dimensione indirizzata più verso un adulto o un adolescente. Infatti, sono molti i temi complessi affrontati all’interno di Z la formica e, dire che si tratti di un film per bambini, non è del tutto corretto. (Federico Cecere)
 
Favola graziosa, simpatica e anticonformista, con morale discutibile, personaggi ben definiti (in testa Zeta, con la voce di Oreste Lionello), ma quel che conta soprattutto in questo film prodotto da Jeffrey Katzenberg e dalla DreamWorks è l’aspetto figurativo: il claustrofobico formicaio sotterraneo, buio e oppressivo (ispirato alla prima parte di Metropolis), in contrapposizione al mondo esterno, un deposito di spazzatura all’aperto, coloratissimo e iperrealista, di una luminosità accecante. Uso raffinato ed evoluto della computer-graphic. (M. Morandini)
 

 

Basta anche una sola, rapida occhiata al soggetto del film per rendersi conto come le somiglianze con A Bug’s Life non si limitino alla presenza delle formiche. Anche qui il protagonista è infatti un emarginato, un diverso che cerca di sfuggire all’omologazione che la sua specie e la sua natura gli imporrebbero per tentare di essere qualcosa di più di un numero. E in questo caso un numero lo è davvero, precisamente quello identificato dalla sigla Z-4195. Ecco quindi la nevrosi e l’alienazione che nascono da una civiltà quasi distopica, programmata per schiacciare l’individuo e le sue aspirazioni. C’è molto di già visto in Z la formica, a partire da una base che vede il singolo “speciale” prima escluso e poi celebrato dalla maggioranza, che poi sarà il canovaccio base di un numero imprecisato, ma molto grande, di film a venire.  Quello che è più interessante allora è il fatto che molti dei tratti che verranno affermati da Shrek alcuni anni dopo già si trovano qui accennati. Perché se è vero che Z ha molti elementi in comune con A Bug’s Life, al tempo stesso se ne distacca per il target di riferimento, decisamente più adulto. Dalle battute a sfondo sessuale (si parla di “fantasie erotiche”) alla violenza più esagerata, all’identificazione dei personaggi con i volti famosi che li doppiano in lingua originale. Quindi il nevrotico Woody Allen, il muscoloso Sylvester Stallone, l’affascinante Sharon Stone. E in generale una sgradevolezza nei tratti che si allontana dalle forme più morbide, e colorate, del film Pixar.  Tutte differenze che all’epoca non impedirono uno scontro acceso tra i due studios, con la DreamWorks e Katzenberg che affermavano di rifarsi ad un soggetto dei primi anni ’90, e la Pixar e Lasseter a rinfacciare ai rivali una corsa per uscire per primi nelle sale dopo aver preso l’ispirazione per il progetto. Forse coincidenza, forse no, sta di fatto che negli anni successivi la DreamWorks ha spesso intrapreso strade già affrontate con successo dalla Pixar. (Quinta parete)