Milano, 31.1.2014
Da ormai quasi due anni, a seguito dell’entrata in vigore del Regolamento europeo 883/04 in materia di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, al lavoratore frontaliere che perde la propria occupazione, non si applicano più le tutele previste dalla la legge 147/97, senza che sia mai intervenuta una formale abrogazione della norma. “Il venir meno della specifica tutela ha significativamente ridotto la protezione economica del lavoratore, che opera in un mercato del lavoro particolarmente flessibile come quello elvetico”, sottolinea Paola Gilardoni, segretaria regionale Cisl Lombardia. Degli oltre 50.000 lavoratori italiani che si recano in Svizzera a lavorare, sono circa 4.000 i frontalieri che ad oggi hanno perso il lavoro in Svizzera e si sono visti ridurre il sistema di protezione.“Da tempo unitariamente – ricorda Gilardoni – evidenziamo la necessità di ripristinare le tutele per i lavoratori frontalieri in caso di perdita di occupazione, ovvero un”indennità di disoccupazione, che tenga a riferimento il reddito percepito in Svizzera, anche per evitare condizioni di dumping sociale tra lavoratori nel territorio”. La Cisl, con Cgil, Uil Lombardia, Acli Lombardia e le organizzazioni sindacali svizzere Ocst, Unia, Syna, è impegnata alla ricerca di un più adeguato ammortizzatore sociale, a sostegno delle proprie iniziative hanno redatto unitariamente un documento, che contiene proposte in corenza con il regolamento europeo e senza oneri aggiuntivi per lo Stato italiano, finalizzato al ripristino della tutela. In particolare si propone di introdurre una tutela economica specifica per il lavoratore frontaliere almeno per i primi 5 mesi (periodo indicato dal Regolamento CE utile per la retrocessione degli importi erogati dal paese di residenza,) e un’armonizzazione eventuale verso il valore dell’Aspi nei mesi successivi, considerando anche il fondo residuo che manteneva in essere la Legge 147/97. “E’ nostro impegno proseguire il percorso per trovare una soluzione – sottolinea Gilardoni -, attraverso iniziative a sostegno della proposta, nell’ambito del confronto con i diversi livelli istituzionali regionali e nazionali”. “Nell’ambito della definizione dei negoziati tra Italia e Svizzera che si stanno svolgendo in questi mesi, per arrivare ad un accordo in tema fiscale e finanziario – aggiunge – è assolutamente necessario tenere in considerazione le condizioni dei lavoratori frontalieri, che rappresentano un valore ed importante contributo per l’economia del territorio”.