Giornata mondiale della giustizia sociale

La ricorrenza annuale del 20 febbraio per promuovere il tema a livello globale

Rafforzare il contratto sociale fortemente compromesso dall’aumento delle disuguaglianze, dei conflitti e dall’indebolimento delle istituzioni che hanno lo scopo di proteggere i diritti dei lavoratori, promuovendo il dialogo con la società civile e politica, con i governi, i giovani e le parti sociali, con le organizzazioni internazionali e delle Nazioni Unite. Questo il tema della Giornata mondiale della giustizia sociale 2023, ricorrenza celebrata ogni 20 febbraio da quando fu indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2009.

La giustizia sociale «fa funzionare meglio le società e le economie e riduce la povertà, le disuguaglianze e le tensioni sociali. Svolge un ruolo importante nel raggiungimento di percorsi di sviluppo socio-economico più inclusivi e sostenibili ed è fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile» dichiara l’Onu, secondo cui la giustizia sociale «deve diventare uno dei capisaldi del rinnovato multilateralismo necessario; un obiettivo di mobilitazione ma anche uno strumento significativo per un sistema multilaterale più efficiente, che garantisca la coerenza in una serie di settori politici». A tale scopo e a fronte delle molteplici crisi in atto, l’Onu ritiene necessaria la costruzione di una Coalizione per la giustizia sociale che porti maggiori investimenti in posti di lavoro dignitosi, con un focus sull’economia verde, digitale e della cura, e sui giovani.

«L’impatto della pandemia, l’instabilità geopolitica, la crisi economica e i disastri naturali hanno fatto arretrare il progresso sociale. Se guardiamo alle attuali tendenze del mercato del lavoro, il quadro è piuttosto grigio» ha ricordato in occasione della Giornata 2023 il direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil-Ilo), Gilbert F. Houngbo. Infatti, come sottolinea l’Ilo, la crescita dell’occupazione globale sarà solo dell’1% nel 2023, cioè meno della metà del 2022; circa 2 miliardi di lavoratori – il 61,2% degli occupati a livello mondiale – sono impiegati in modo informale e la maggior parte di loro fa parte dei 4,1 miliardi di persone che non hanno accesso alla protezione sociale o sono protetti in modo inadeguato; oltre 200 milioni di lavoratori vivono in condizioni di assoluta povertà e le imprese, soprattutto quelle di piccole e micro dimensioni, sono state duramente colpite dal sovrapporsi delle crisi.

«Ciò di cui il mondo ha ora bisogno è un impegno forte e duraturo per la giustizia sociale, che è la chiave per società eque e pacifiche» ha aggiunto il direttore dell’Ilo, riaffermando come nel corso del 2023 sarà lanciata una Coalizione mondiale per la giustizia sociale, «per promuovere il lavoro dignitoso, come pure l’accesso al lavoro, i diritti sul lavoro, la protezione sociale e il dialogo sociale». Si tratta di un’iniziativa globale per promuovere partenariati che contribuiscano alla riduzione e alla prevenzione delle disuguaglianze «e per garantire che la giustizia sociale abbia la priorità nelle politiche e nelle attività nazionali e globali, nella cooperazione allo sviluppo e negli accordi finanziari, commerciali e di investimento. In sintesi, vogliamo assicurarci che che nessuno venga lasciato indietro» ha concluso Houngbo.

Mercati del lavoro in sofferenza

Il quadro globale presentato dall’Ilo, con il World Employment and Social Outlook Trends 2023, mostra per i mercati del lavoro un peggioramento registrato nel 2022. Tensioni geopolitiche, conflitto in Ucraina, una ripresa irregolare della pandemia e rallentamenti nelle filiere hanno creato per la prima volta dagli anni Settanta le condizioni per una stagflazione, cioè elevata inflazione insieme a bassa crescita. L’aumentato dei costi alla produzione ha causato picchi nell’inflazione dei prezzi al consumo e, in assenza di incrementi dei redditi da lavoro, il costo della vita minaccia la sussistenza delle famiglie. In queste difficili circostanze, persistono in tutto il mondo pesanti deficit di lavoro dignitoso che minano la giustizia sociale. Centinaia di milioni di persone non hanno accesso a un lavoro retribuito, mentre coloro che sono occupati spesso non hanno accesso alla protezione sociale e ai diritti sul lavoro, data l’alta percentuale di lavoratori informali. Così, i redditi sono distribuiti in modo altamente diseguale e molti lavoratori non riescono a sfuggire alla povertà. Informalità e povertà lavorativa sono aumentate con la crisi pandemica e, nonostante la ripresa del 2021, è probabile che la carenza di migliori opportunità di lavoro peggiori con il previsto rallentamento economico, spingendo molti lavoratori verso posti di lavoro di qualità peggiore e privandone altri di adeguata protezione sociale. In un ambiente globale con elevata e persistente incertezza e deprimente investimento aziendale, soprattutto di piccole e medie imprese, si stanno erodendo i salari reali e spingendo i lavoratori verso il lavoro informale, osservano gli autori dell’Outlook.

Bisogno insoddisfatto di occupazione

Nel 2023 l’occupazione globale si espanderà dell’1%, molto meno del 2,3% registrato nel 2022, mentre non è previsto un miglioramento importante per il 2024 con una crescita dell’occupazione che dovrebbe attestarsi all’1,1%. Va detto che la ripresa del 2022 è stata trainata soprattutto dal lavoro informale: 4 nuovi posti di lavoro su 5 sono stati informali per le donne e 2 su 3 per gli uomini. La prospettiva è pessima per i Paesi ad alto reddito, con crescita dell’occupazione vicina allo zero, mentre per i Paesi a reddito basso e medio-basso la crescita supererà i trend pre-pandemia. Il generale rallentamento della crescita dell’occupazione significa comunque che le lacune aperte dalla crisi pandemica non si chiuderanno nei prossimi due anni, osserva l’Ilo. La disoccupazione globale aumenterà leggermente nel 2023, di circa 3 milioni, raggiungendo i 208 milioni, il che corrisponde a un tasso del 5,8%.

Nonostante le prospettive economiche negative, dunque, la disoccupazione globale dovrebbe aumentare solo moderatamente, dal momento che gran parte dello shock viene assorbito dai salari reali in calo in un contesto di maggior inflazione. L’Ilo nota però che il “divario occupazionale” globale si attesta a 476 milioni di persone, corrispondente a un tasso di disoccupazione del 12,3%: si tratta di una nuova misura del bisogno insoddisfatto di occupazione nel mondo, secondo cui ai 208 milioni di disoccupati vanno aggiunti 268 milioni di persone che hanno un bisogno insoddisfatto di occupazione, ma sono al di fuori della forza lavoro perché non soddisfano i criteri per essere considerati disoccupati.