Hannah Arendt

Milano, 4.2.2014
 
Era il 1999 quando sugli schermi apparve “Uno specialista. Ritratto di un criminale moderno“, di Eyal Sivan. Il film era in qualche modo la registrazione di un processo – simbolo: quello ad Adolf Eichmann nel 1961. Se il film di Silvan è un documento storico la vera interpretazione di quel processo nasce dal resoconto che Hannah Arendt ne farà sul “New Yorker” e che sarà pubblicato nel 1963 con  il libro  “La banalità del male: Eichman a Gerusalemme”. Il film di Margarethe von Trotta racconta le vicende dell’intellettuale ebrea-tedesca dalla vigilia di quel processo alle conseguenze della pubblicazione di quel libro. Un libro che dimostrava come esseri mediocri si trasformavano in operatori malvagi in quanto incapaci di riflettere sulla responsabilità delle proprie azioni. La comunità ebraica prese male tale tesi con le conseguenti attacchi della stampa nei confronti della scrittrice. La Von Trotta non è nuova nel ritrarre donne dissidenti ed anche questo film, un po’ fuori dalle mode per quanto didattico ma a volte faticoso, colpisce comunque nel segno.

 

Peccato per la distribuzione incostante (a Milano è rimasto pochi giorni in occasione della Giornata della Memoria) e limitatissima. Da recuperare all’uscita in dvd.