Ict e alta tecnologia: oltre 2mila posti a rischio nelle aziende lombarde

Milano, 12.5.2014
 
Sono più di 2.000 i posti di lavoro a rischio in Lombardia nelle aziende del settore dell’Ict e dell’alta tecnologia, oltre il 60% del totale nazionale (3.259). Tra queste: Micron, Bames ex Celestica, Alcatel Lucent, Nokia Solution, Sirti, Italtel, Agile, che in Lombardia occupano oltre 18mila persone. Difficoltà e potenzialità del settore sono state al centro del convegno “Question Time”, organizzato dalla Fim Lombardia a Omate, nel cuore della “Brianza Valley”, cui ha partecipato anche il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta. “Al governo chiediamo l’istituzione urgente di un comitato permanente di indirizzo sulle politiche industriali dell’Ict e dell’high tech, con il coinvolgimento dei diversi soggetti sociali ed economici, per cogliere le potenzialità dell’alta tecnologia, favorire i nuovi investimenti e la ricerca, e consolidare gli insediamenti produttivi”, ha detto Nicola Alberta, segretario generale Fim Lombardia. “Occorre un ruolo più incisivo dell’esecutivo nazionale e delle istituzioni locali, con l’adozione di politiche industriali sui settori specialistici e dell’alta tecnologia, la diffusione dei poli e dei cluster tecnologici, l’accelerazione del progetto della banda ultra larga, e l’attuazione coordinata a livello nazionale e regionale dell’agenda digitale – ha aggiunto -. Il nostro Paese è in ritardo e le aziende disinvestono, e ciò è ancor più grave perché avviene in un comparto, quello dell’Ict e dell’Hi-Tech che non è in crisi, ma ha anzi potenzialità enormi di sviluppo”. 
Il settore, a forte presenza di multinazionali, è caratterizzato da esuberi e espulsioni, delocalizzazioni, esternalizzazioni senza tutele, azioni unilaterali, assenza di strategie. Accanto alle situazioni di ristrutturazioni e di crisi permangono però alcune eccellenze industriali, impegnate nel consolidamento e nell’innovazione, prima tra tutte la St Microelectronics (sono ben 5.000 i lavoratori del sito di Agrate e Cornaredo, sui 10.000 totali), il distretto High tech green, e numerose piccole e medie imprese e start up, che però necessitano dello sviluppo delle infrastrutture di rete e del rafforzamento della ricerca tecnologica. 
Incalzato per tutta la mattinata dagli interventi dei delegati Fim delle aziende Ict attive in Lombardia, che hanno evidenziato le forti difficoltà, ma anche le grandi potenzialità, del settore, il sottosegretario all’Economia ha condiviso l’esigenza di un approccio “di sistema” sulle problematiche del settore. “Bisogna tener conto della specificità produttiva del settore, molto avanzato – ha sottolineato Baretta -. Il credito d’imposta su ricerca e innovazione sono strumenti già pronti e penso che si possano ipotizzare anche interventi più mirati, perché questo è un settore in cui l’Italia può essere competitiva, superando ritardi”. Secondo il sottosegretario all’Economia, occorre innanzitutto “favorire una qualsiasi forma di ‘campioni nazionali’. L’Italia rischia di essere presente con tante medie e piccole importanti aziende, molte straniere – ha spiegato –  ma non avere una propria identità produttiva in questo settore”. Baretta ha poi evidenziato che importanti opportunità per il settore potranno arrivare dalla riforma dell’amministrazione messa in agenda dal governo Renzi. “Stiamo pensando a una riforma che aumenti moltissimo la capacità di intervento tecnologico: dall’agenda digitale alla banda larga, all’informatizzazione generale della pubblica amministrazione – ha detto -. E’ una fase nella quale il Paese sente un grande bisogno di ripartire e rilanciare e se riusciamo nell’intento il settore dell’Ict sarà uno dei primi a risentirne in positivo”.