Incidenti sul lavoro, sale il numero degli infortuni e dei morti

Milano, 21.9.2107

Di seguito una nota di approfondimento a cura di Giulio Oreggia, responsabile del dipartimento Salute e sicurezza della Cisl Lombardia, a commento dei dati Inail nazionali relativi ai primi sette mesi di quest’anno.

Nei primi sette mesi di quest’anno, sono aumentati gli incidenti, e i morti sul lavoro hanno raggiunto quota 591, rispetto ai 562 decessi dell’analogo periodo del 2016 .
Le denunce d’infortunio pervenute all’istituto sono state 380.236,( 4.750 in più rispetto allo stesso periodo del 2016 )(+1,3%), per effetto di un aumento infortunistico dell’1,2% registrato per i lavoratori (2.832 casi in più) e dell’1,4% per le lavoratrici (oltre 1.900 in più).
All’incremento, secondo l’Inail, hanno contribuito la gestione Industria e servizi (+2,1%) e la gestione Conto Stato dipendenti (+3,6%), mentre Agricoltura e Conto Stato studenti delle scuole pubbliche statali hanno fatto segnare un calo pari, rispettivamente, al 5,0% e all’1,9%. A livello territoriale, le denunce d’infortunio sono aumentate al Nord (oltre 5.800 casi in più) e, in misura più contenuta, al Centro (+245), mentre hanno fatto registrare una diminuzione al Sud (-985) e nelle Isole (-337). Gli aumenti maggiori, in valore assoluto, si sono registrati in Lombardia (+2.821 denunce) ed Emilia Romagna (+1.560), mentre le riduzioni più sensibili sono quelle rilevate in Puglia (-672) e Sicilia (-658).

A morire sul lavoro sono soprattutto gli uomini i cui casi mortali sono saliti da 506 a 531 (+4,9%). Le donne decedute sono passate da 56 a 60 (+7,1%). L’aumento di 29 morti è però la sintesi di andamenti diversi in diversi settori. Mentre in agricoltura e nel settore pubblico i casi mortali sono diminuiti, nel settore industria e servizi l’incremento è stato importante, il 10,4% in più dei casi mortali passati da 450 a 497, cioè 47 morti in più rispetto all’analogo periodo del 2016. L’industria e servizi è la sola che ha avuto un incremento, decisivo nel saldo negativo finale, mentre in controtendenza è il settore dell’agricoltura. Diminuiscono invece, sottolinea l’Inail, le denunce di malattie professionali (-3,6%).

Sono proprio i settori interessati da una timida ripresa occupazionale ad aver registrato un incremento maggiore nella percentuale dei morti sul lavoro: trasporti +44,4%, commercio +37,5% e costruzioni +18,8. Quindi sembra che l’incremento degli eventi infortunistici sia da ricercare nella timida ripresa, che ha decretato il riavvio degli impianti e spesso l’assunzione di manodopera non pienamente qualificata. Anche se non si tratta di numeri molto grandi, queste percentuali hanno un profondo significato. Sembrerebbe, analizzando questi primi e provvisori dati, che la crisi abbia portato a un disinvestimento generale nella prevenzione della sicurezza negli ambienti di lavoro, come se il dotarsi di attrezzature e aggiornare i macchinari o formare e informare i lavoratori, fosse ritenuto ancora da molti un fattore su cui ancora si può risparmiare.

Siamo tutti consapevoli che la crescita occupazionale possa implicare – mai per automatismo – una maggiore probabilità di infortuni e malattie, perché oggettivamente cresce il numero dei lavoratori e delle ore lavorate e concordiamo pienamente con quanto esposto da Anmil nel suo Rapporto sul tema Infortuni, nel quale trae alcune importanti considerazioni circa i diversi aspetti per meglio comprendere questi dati, ed al primo posto evidenzia la necessità della corretta e puntuale applicazione ed attuazione della normativa, il decreto 81 del 2008 che ad oggi, sempre secondo Anmil, rimane ancora in parte inattuato.
Afferma Anmil nel suo rapporto: “Sono circa 26 le deleghe non ancora divenute operative, poco meno della metà di quelle contenute nel Testo Normativo. Alcune di queste regolano peraltro istituti molto importanti, come ad esempio il sistema di qualificazione delle imprese, la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, la formazione in materia di sicurezza. L’adozione di molti di questi provvedimenti era peraltro assoggettata a termini perentori, di un anno o di due anni, ampiamente disattesi, visto che nel 2018 il Decreto 81 compirà dieci anni”.

Ma, al di là di chi sceglie di applicare o disattendere le regole, esistono realtà virtuose – quindi attente all’attuazione della normativa – che purtroppo però trovano serie difficoltà allo stare al passo con le regole e alle loro complesse interpretazioni. Si tratta spesso di realtà , piccole e medio piccole, che non possiedono gli adeguati strumenti per individuare, ed approfondire le complesse informazioni tecniche. E questo può sicuramente contribuire ad inconsapevoli carenze delle scelte organizzative e di prevenzione.
I giorni che ci aspettano, se il trend infortunistico rimane quello sopra descritto, non sarà sicuramente roseo, anzi questo ci potrebbe far tornare indietro drasticamente nel tempo con il rischio di rendere vani tutti gli sforzi impiegati per migliorare, per tutti i lavoratori e le lavoratrici, la sicurezza e la salute negli ambienti di lavoro.

Dipartimento Salute e Sicurezza Cisl Lombardia