Infortuni e malattie professionali in Lombardia al 30 giugno 2020

Milano, 3.8.2020

Inail ha pubblicato i dati delle denunce di infortunio e malattie professionali di giugno 2020, chiudendo il primo semestre e confrontandolo con il periodo 2019. Un periodo fortemente connotato dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha visto il fermo ed il rallentamento di molte attività produttive e di servizi per quasi la metà del periodo in esame. Ancora tuttora la “ripartenza” risente di questa situazione che, pur passato il picco, permane.

Dopo i prime sei mesi, possiamo provare a fare un primo consuntivo ben sapendo che il confronto vero potrà solo avvenire ad emergenza sanitaria chiusa e alla situazione tornata alla normalità pre-Covid-19.
Il dato di giugno 2020 sul pari periodo 2019 segna un calo. Il fattore delle aziende ancora chiuse e delle numerose lavoratrici e lavoratori in ammortizzatori sociali influiscono, anche se giugno rappresenta un mese con un buon recupero di attività e produzioni.

Il primo semestre 2020 ha raccolto 53.142 denunce di infortunio contro i 61.780 del 2019. Una diminuzione del 14%. Il dato più incoraggiante è quello del singolo mese di giugno: 5.841 nel 2020 e 8.979 nel 2019. Ovvero 3.138 denunce in meno, pari a un -35%.

Cambia la situazione e aumentano le preoccupazioni sul fronte degli infortuni mortali. I primi 6 mesi del 2019 ne sono stati registrati 72, nel 2020 145. Gli infortuni mortali sono più che raddoppiati. La stanno facendo “da padrone” le denunce con la causale”Covid-19″ e le province più colpite sono quindi quelle che sono state interessate più pesantemente dalla pandemia, a partire da Bergamo, con 31 infortuni mortali, seguita da Milano (27), Brescia (25) e Cremona (19).

“Fondamentale sarebbe avere il dato con le ore lavorate per capire la vera dinamica e quella dell’incidenza del Covid-19 – sottolinea Giuseppe Sbarufatti, responsabile dipartimento Salute e sicurezza della Cisl Lombardia -. Solo così si riuscirebbe a capire l’andamento del fenomeno infortunistico in rapporto con l’anno precedente e con l’andamento storico, al quale non possiamo non far riferimento per le politiche della prevenzione”.