Intervento di Fabio Nava all’OCR SLP Cisl Lombardia sulla partecipazione

Venerdì mattina presso il salone Romani Cantù della sede USR CISL Lombardia in via Vida a Milano, in occasione dell’OCR SLP CISL Lombardia, il Segretario Regionale Organizzativo ed Amministrativo Fabio Nava ha presentato la raccolta firme e i principali punti della proposta di Legge per la partecipazione dei lavoratori alle aziende

Riportiamo parte del suo intervento:
“Oggi è il tempo giusto per affrontare un tema, quello della partecipazione dei lavoratori alla governance d’impresa che, al netto di importanti, ma ancora troppo poche esperienze di eccellenza, aspetta da troppo tempo nei cassetti di ‘pensatori’ o ‘addetti ai lavori’; l’Italia, non appena uscita da un momento drammatico, quello della pandemia, si è ritrovata alle porte un ulteriore disastro , quello della guerra in Ucraina, purtroppo tutt’altro che terminato, che ha stravolto l’economia del Paese, con un’inflazione arrivata anche a due cifre, frutto di una impennata dei costi energetici dovuti al reperimento della materie prime.
E’ vero che in Italia siamo in presenza di una crescita economica e di una ripresa dell’occupazione, ma se ‘guardiamo dentro’ al fenomeno, questa crescita non sta interessando tutto lo spaccato dei possibili occupati: rimangono infatti ancora difficili le dinamiche lavorative per le donne e in particolare per i giovani. A proposito di quest’ultimi, anche in Lombardia, sono ancora troppi a trovarsi in una condizione di “NEET” e, ancora, non è assolutamente vero che i giovani non hanno più voglia di mettersi in discussione o di cercare un posto di lavoro, la realtà è che si è generata una situazione tale, di cui l’intera classe dirigente del Paese, sindacato compreso, dovrebbe farsi carico.
Perché se un laureato in Italia, dopo aver concluso il suo percorso universitario, percepisce uno stipendio medio di 1400€ al mese e il 50% dei diplomati in Italia dichiara di non aver ancora chiaro cosa voler fare dopo il diploma, è evidente che c’è qualcosa che non va. E non è per una crisi dei valori: in Emilia Romagna, nella situazione emergenziale dell’alluvione, nessuno ha chiamato i giovani, tuttavia i giovani sono accorsi per dare il loro convinto e prezioso contributo; o ancora, durante i colloqui di lavoro, la domanda “ma quale sarà il mio stipendio?” non è decisamente più al primo posto, prima si vuole conoscere di che cosa si occupa l’azienda, se ci sono opportunità di crescita, non solo economica o ancora, se ci sono strumenti di conciliazione vita lavoro, tutti dati che dimostrano come la pandemia abbia cambiato profondamente l’idea di lavoro che i nostri giovani vanno ricercando.
A questo si aggiungono i preoccupanti dati sulla povertà: troppi, ancora troppi italiani sono a rischio povertà. Una povertà che ormai rischia di coinvolgere anche il cosiddetto ‘ceto medio’, cosa fino a poco tempo fa del tutto impensabile.
Cosa dire poi della dilagante crisi di interesse verso la Politica: sempre meno gente va a votare, con dati in costante calo dappertutto, sia per quanto riguarda le elezioni amministrative, che per quanto riguarda le elezioni politiche.
In sostanza è come se ci fosse una sfiducia generalizzata verso tutto quel mondo che appare solo come un insieme costantemente litigioso che ormai non riesce più a far appassionare alla res pubblica; e quando si insidia la sfiducia nella politica, il Paese rischia di diventare ingovernabile.
E’ in questo contesto che si inserisce la proposta della CISL, perché pensiamo che il Paese possa “uscire dalle secche” e ripartire solo attraverso un “Patto sociale” che riunisca le rappresentanze politiche imprenditoriali, industriali e sociali attorno ad un tavolo per sviluppare strategie e accordi comuni, superando slogan triti e ritriti di parte, con una coraggiosa proposta di politica dei redditi che dia una svolta forte e duratura all’economia del Paese.
Provare quindi a cambiare, aggiornare, rivisitare il modello economico esistente, promuovendo la partecipazione e la democrazia economica, come diritto dei lavoratori e dei cittadini, con un indispensabile ‘entusiasmo’ per costruire uno sviluppo socialmente sostenibile.
E dove dobbiamo trovare, noi della CISL, questo entusiasmo? Guardando ai due capisaldi di oltre 70 anni fa, sulla quale si fonda l’intera proposta:

  • l’articolo 2 dello statuto CISL, che richiama, tra i diversi concetti enunciati, la centralità della persona e della sua famiglia per un miglioramento della condizione economica, ma anche l’elevazione morale, sociale e culturale e una ripartizione più equa dei frutti della produzione tra i diversi elementi che vi concorrono, proprio attraverso le diverse forme di partecipazione dei lavoratori all’impresa, affermando inoltre che al rispetto delle esigenze della persona debbono ordinarsi società e Stato;
  • l’articolo 46 della Costituzione italiana, che riconosce il ‘diritto dei lavoratori’, e voglio sottolineare la parola diritto, a collaborare alla gestione delle aziende, ovviamente in armonia con le esigenze delle stesse.
    Come detto in apertura, dopo 70 anni è il tempo che questi concetti vedano la luce concreta dentro un processo di grande condivisione, andando a colmare il vuoto legislativo esistente, regolando in via definitiva e nel dettaglio, tale diritto”