Iscos News – La situazione delle lavoratrici domestiche in Libano

Milano, 16.9.2020

In Libano la maggior parte delle collaboratrici domestiche sono migranti, specialmente da paesi africani, che in questo lavoro vedono una possibilità di guadagno per sostenere le famiglie nei loro paesi di origine. Spesso queste donne si ritrovano, come molti altri lavoratori migranti, intrappolate in un sistema di assunzione, detto “kafala”, che secondo molti è riconducibile ad una moderna forma di schiavitù.

Kafala è un sistema di leggi e norme che attraverso una sponsorizzazione crea un’assoluta dipendenza verso il datore di lavoro. È infatti il datore che si fa garante nel processo di acquisizione del permesso di soggiorno, che è quindi legato al contratto di lavoro. Per questo le lavoratrici si trovano totalmente alla mercé dei loro datori di lavoro e spesso sono vittime di abusi. Si calcola che siano circa 250,000 i lavoratori migranti occupati attraverso questo sistema in Libano. Il sistema non permette ai lavoratori migranti di andarsene perché vincolati dal contratto e non possono lasciare il Libano senza il permesso del datore di lavoro. Si trovano perciò ad un bivio: accettare le condizioni di lavoro oppure provare a scappare, con il rischio, se presi, di essere multati o addirittura finire in prigione.

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