Ius soli, anche Cgil, Cisl e Uil al Cittadinanza Day

Milano, 11.10.2017

bambini immigratiCgil, Cisl, Uil venerdì 13 ottobre, alle ore 16.30, saranno in Piazza Montecitorio, a Roma, insieme ad associazioni, insegnanti, genitori e alunni, politici, parlamentari, uomini di cultura, a sostegno dell’iniziativa Cittadinanza Day, promossa da #ItalianiSenzaCittadinanza e L’Italia sono anch’io. Ad annunciarlo i sindacati con una nota congiunta.

“L’obiettivo – ricordano le confederazioni in una nota a firma Kurosh Danesh e Selly Kane, responsabili Ufficio immigrazione Cgil nazionale, Liliana Ocmin, responsabile Immigrati Donne e Giovani Cisl nazionale, e Giuseppe Casucci, coordinatore Dipartimento politiche migratorie Uil nazionale – è chiedere al parlamento di votare entro la fine di questa
legislatura la riforma della legge 91/92 sulla cittadinanza, già approvata due anni fa dalla Camera, che introduce i concetti dello Ius soli temperato e dello Ius culturae”. “Con la nuova legge infatti – spiegano Danesh, Kane, Ocmin e Casucci – i minori figli di cittadini stranieri lungo soggiornanti (5 anni), nati e cresciuti in Italia o giunti sul nostro territorio entro il 12° anno di età, che abbiano frequentato regolarmente un ciclo di studi di almeno cinque anni potranno diventare, su richiesta di uno dei due genitori, cittadini italiani”.

Anche Anolf Lombardia aderisce alla manifestazione.

“E’ nostra convinzione la necessità che il Parlamento approvi la legge sullo jus soli non soltanto per ragioni di civiltà e di atto concreto all’integrazione – afferma Luis Lageder, presidente Anolf Lombardia -. Crediamo che sia improprio, in questo caso richiamarsi alla concezione politica di integrazione. E’ necessario, semplicemente, ristabilire condizioni di parità tra cittadini: parità e uguaglianza sono sanciti dalla Costituzione e sorretti da elementare buon senso civico”.
“Le disposizioni previste dalla legge sullo ius soli – aggiunge – non servono ad “integrare maggiormente” persone, giovani, bambini nella società. Si tratta di bambini e giovani che vivono qui da quasi tutta la loro vita o da quando sono nati, frequentano le scuole italiane, seguono percorsi di formazione professionali o già lavorano, non hanno bisogno di essere integrati”. “Lo sono già – prosegue Lageder – indipendentemente da quale sia la condizione dei loro genitori e da quale sia il riconoscimento formale delle anagrafi cittadine. Sono italiani di fatto nel riconoscimento dell’ambiente che frequentano, che sia scolastico, amicale, ambientale, lavorativo”. Secondo Anolf Lombardia, l’approvazione di una legge che li riconosca “italiani” anche da parte dello Stato “è dovuta a queste persone così come è dovuta all’intera comunità nazionale, perché sancirebbe di fatto la riduzione di una discriminazione e di una ineguaglianza che oggi viene applicata tra appartenenti alla stessa nazione, allo stesso popolo”.