Le case costruite con i fondi ex Gescal sono dei lavoratori, non di Aler!

Milano, 5.6.2014
 
“Le case popolari costruite attraverso il contributo dei lavoratori per la finalità pubblica e sociale di garantire un’offerta accessibile ai meno abbienti, non devono essere vendute, specie in tempo di crisi, e meno che mai si dovrebbero alienare per risanare i debiti dell’azienda che li gestisce”. E’ quanto scrivono Sicet e Cisl Lombardia in una nota diffusa ieri. Nel 2007 Regione Lombardia diede facoltà alle aziende di vendere fino al 20% degli alloggi, con l’obbligo di investire i ricavi per interventi di recupero e di sviluppo del patrimonio abitativo. Il piano di Aler Milano è rimasto inattuato con, più dell’80% di alloggi invenduti (9.500 alloggi) a causa della diffusa difficoltà delle famiglie assegnatarie di indebitarsi per l’acquisto.
Ora si pensa di rilanciare il piano di vendita, ampliandolo e derogando le norme vigenti  per risanare  il debito di Aler Milano. Nel  progetto di legge 154 d’iniziativa della giunta regionale, sul quale è in corso l’iter consiliare, era inserita una norma per consentire ad Aler Milano di mettere in vendita una quota maggiore di case popolari, fino al 30%, e di destinare i ricavi al piano di risanamento, con deroghe ai criteri di vendita per consentire uno sconto maggiore sul prezzo e l’acquisto anche di soggetti terzi.
“Nessuno ha spiegato per quale ragione il nuovo piano avrebbe più possibilità di successo del precedente – afferma Pierluigi Rancati, segretario generale Sicet Lombardia -, né per quale motivo si dovrebbe autorizzare la vendita di ulteriori 6.000 alloggi, avendone ancora 9.500 da vendere, stante che, per ammissione stessa dei vertici aziendali, nel triennio di validità del preteso piano straordinario Aler Milano potrebbe alienare nel migliore dei casi 5.000 alloggi”. “Queste domande le abbiamo poste – aggiunge Ugo Duci, segretario regionale Cisl Lombardia – e se le sono poste anche in Consiglio, a cominciare dagli stessi  consiglieri di maggioranza che positivamente hanno raccolto alcune delle nostre osservazioni e emendato il progetto di legge della giunta: niente più deroga alla quota massima di alloggi vendibili rispetto a quella già autorizzata in base alla norma del 2007 e niente vendita a persone terze, salvo il caso  di intervento nell’acquisto di familiari entro il secondo grado di parentela o affinità dell’assegnatario che comunque manterrebbe il godimento dell’alloggio”. “Resta invece sbagliato e illusorio – prosegue Duci – l’intento di destinare il ricavo della vendita al ripianamento del debito, come se delle case popolari ognuno, sia esso Stato o Regione,  possa disporne per gli scopi che crede, ancorché la  realizzazione di questo patrimonio abitativo sia stata finanziata con una tassa di scopo che obbliga a salvaguardarne la finalità d’istituto, stante l’urgenza sociale di garantire oggi e in futuro la provvista di alloggi per le fasce deboli”. Peraltro in questo caso la norma regionale andrebbe in contrasto con la recente norma statale prevista nella legge di conversione del decreto n. 47  (il c.d. “piano casa Lupi”) che pure contestiamo, perché sul punto viene prefigurata una vendita generalizzata del patrimonio pubblico, ma sulla destinazione dei ricavi fa salvo l’obbligo di investirli in via esclusiva  per nuovi programmi di costruzione o acquisto e di manutenzione straordinaria degli alloggi. “Considerando, infine  – scrivono Cisl e Sicet Lombardia – che la riuscita di un’operazione di vendita degli alloggi è nel medio periodo più una speranza che una concreta possibilità, mettendo da parte slogan e generiche linee di indirizzo sul tema del debito generato dall’azienda, resta da mesi senza risposta da parte dei vertici dell’ente una domanda: qual è il piano di risanamento di Aler Milano?”