Magic in the Moonlight

Milano, 10.12.2014
 
New York Stories, Alice, Ombre e nebbia, La maledizione dello scorpione di giada od Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni sono alcuni dei titoli che ci hanno introdotto nel mondo magico di Woody Allen che ora con Magic in the Moonlight porta all’estremo come riflessione filosofica ambientando la sua commedia nel 1928 quando per i sogni non vi era  quasi nessuno spazio, visto che la filosofia predominante era quella di Nietzsche per il quale il senso della vita è solo illusione. Allen in questa sua opera gioca su due personaggi principali: un famoso mago (seguace di Nietzsche) che, proprio perché sa che i suoi spettacoli sono basati sui trucchi, vuole smascherare chi se ne approfitta per aggirare le persone credulone ed una presunta medium che dovrebbe, appunto, essere smascherata. Il film inizia proprio a Berlino per rammentare come la commedia si svolge alla vigilia di un  nazismo che sta per “razionalizzare” l’Europa e si sposta subito in Francia, per Woody terra dell’amore e del sentimento. Ed è proprio il cedimento all’amore da parte del nostro scettico illusionista, che alla fine accetta anche qualche menzogna ed un trucco, il senso del film. I film di Allen sono sempre godibili ed intelligenti anche se qui, ripetendo alcuni concetti già espressi nelle opere precedenti, ha indotto qualche critico a parlare di rimasticatura, ma sappiamo che da sempre nei film del regista newyorkese c’è qualcosa di se stesso si nelle sceneggiature che nei personaggi. In questo caso c’è la speranza ma anche l’ironica amarezza con la quale osserva il mondo.