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Euronote – Al via l’Autorità europea del lavoro

Sostegno a lavoratori e imprese, ma anche contrasto alle frodi transfrontaliere

Milano, 29.10.2019

Rendere eque, efficaci ed applicabili le norme europee in materia di lavoro: con questo obiettivo è iniziata il 17 ottobre scorso l’attività della nuova Autorità europea del lavoro. Proposta formalmente dalla Commissione europea nel marzo 2018, l’istituzione dell’Autorità è stata approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio il 20 giugno 2019. Ora è diventata operativa e si consoliderà progressivamente, con sede a Bratislava, fino a raggiungere un organico di 140 addetti e un bilancio annuale di 50 milioni di euro entro il 2024. Il suo consiglio di amministrazione è composto da rappresentanti degli Stati membri, della Commissione, delle parti sociali europee e del Parlamento europeo, nonché da osservatori di Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e di altre agenzie dell’Ue nel settore dell’occupazione e degli affari sociali. La nuova Autorità europea è «assolutamente necessaria» secondo il presidente uscente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ne ha illustrato le funzioni: «Fornirà a lavoratori e datori di lavoro un miglior accesso alle informazioni sui loro diritti ed obblighi e sosterrà le autorità nazionali del lavoro nelle loro attività transfrontaliere. Ciò si tradurrà in un sostegno diretto a milioni di cittadini europei che vivono o lavorano in un altro Stato membro, così come alle numerose imprese che operano a livello transfrontaliero nell’Ue».

Agevolare e tutelare la mobilità dei lavoratori

Sono infatti milioni le imprese con attività transfrontaliere all’interno dell’Ue, mentre il numero di cittadini europei che vivono o lavorano in un altro Stato membro rispetto a quello di nascita è raddoppiato negli ultimi dieci anni, attestandosi a circa 17,5 milioni. Al fine di disciplinare i vari aspetti della mobilità, l’Ue ha sviluppato un ampio corpus legislativo poi rivisto negli ultimi anni. Ad esempio, sono state modificate le norme sul distacco dei lavoratori, sancendo il principio della parità di retribuzione a parità di lavoro nello stesso luogo. La nuova Autorità dovrebbe quindi rafforzare la cooperazione e gli scambi tra le autorità nazionali competenti perseguendo alcuni obiettivi prioritari, quali: facilitare l’accesso alle informazioni per cittadini e imprese su servizi, diritti e obblighi; agevolare la cooperazione tra gli Stati membri nell’applicazione del diritto dell’Ue, anche con ispezioni congiunte e la lotta al lavoro non dichiarato; facilitare la ricerca di soluzioni nei casi di controversie transfrontaliere. Le attività dell’Autorità europea riguardano, in particolare, le norme sulla mobilità dei lavoratori inerenti la libera circolazione e il distacco dei lavoratori, il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale e la legislazione specifica nel settore dei trasporti. Il valore aggiunto dell’Autorità, nelle intenzioni delle istituzioni europee, dovrebbe derivare dal fatto che agevolerà la cooperazione tra gli Stati membri, semplificherà le strutture esistenti e fornirà sostegno operativo per garantire un’applicazione più efficiente delle norme. «Consentirà di far girare meglio gli ingranaggi del mercato interno – secondo la uscente commissaria europea per l’Occupazione e gli Affari sociali, Marianne Thyssen –. Sarà la sede in cui colleghi di diverse autorità nazionali avranno modo di collaborare e far funzionare in modo più agevole i meccanismi della mobilità dei lavoratori, a vantaggio di milioni di imprese e di cittadini europei che esercitano il loro diritto alla libera circolazione».

Sindacati europei: «L’Agenzia garantisca il rispetto delle regole»

E il lavoro non manca per la neonata Autorità europea. La Confederazione europea dei sindacati (CES) e la Federazione europea dell’edilizia e dei falegnami (Efbww) hanno infatti raccolto informazioni relative a vari casi di abuso ai danni di centinaia di lavoratori vulnerabili, che saranno ora sottoposti alle indagini dell’Autorità. Ad esempio, un lavoratore serbo inviato dalla Slovenia alla Germania per lavorare su tubazioni e impianti di riscaldamento nel 2016 a cui il datore di lavoro ha pagato solo metà del salario, promettendo il resto a lavoro completato: il datore di lavoro è fallito, il contraente si rifiuta di pagare e il lavoratore sta aspettando da oltre tre anni i soldi che gli spettano. Oppure il caso di una dozzina di lavoratori bulgari, mandati in Germania per lavorare nelle costruzioni tra gennaio e agosto 2019: i lavoratori hanno denunciato di non avevano ricevuto alcun salario da giugno; dopo l’intervento del sindacato, sono stati pagati meno del 15% del dovuto, mentre si teme che la società non abbia versato le tasse e i contributi previdenziali. Si tratta di casi tipici dell’abuso ai danni dei lavoratori distaccati, che spesso vengono pagati meno dei lavoratori locali, oppure vengono loro trattenute indennità per ferie e malattia. «Troppi lavoratori distaccati sono sottopagati o privati di diritti di base. Questo è il lato negativo della libera circolazione dei servizi nel mercato interno dell’Ue – ha dichiarato Per Hilmersson, vicesegretario generale della Ces e rappresentante sindacale nel consiglio di amministrazione dell’Autorità –. I sindacati hanno combattuto con successo per modificare le norme dell’Ue al fine di garantire parità di retribuzione e diritti per i lavoratori distaccati: la nuova Autorità europea del lavoro dovrebbe svolgere un ruolo cruciale nel garantire che vengano sostenuti con vigore». La Ces auspica quindi la «repressione» da parte dell’Autorità dei datori di lavoro disonesti, che traggono profitti dal dumping sociale a spese dei lavoratori vulnerabili. I casi segnalati all’Agenzia sono il risultato di un «duro lavoro» da parte dei sindacati per proteggere i lavoratori, ma «abbiamo bisogno che l’Agenzia indaghi sui comportamenti illeciti e garantisca il rispetto delle regole in tutti i Paesi coinvolti» spiegano i rappresentanti dei sindacati europei. Secondo il segretario politico dell’Efbww, Werner Buelen, «è triste che il distacco e la libera circolazione abbiano creato lo sfruttamento dei lavoratori con aziende fasulle, lavoro autonomo fasullo e abbiano permesso di speculare sulla mancanza di conoscenza locale dei sistemi di previdenza sociale, pensioni, sanità e contributi in altri Paesi. L’Agenzia europea del lavoro dovrebbe quindi contribuire ad affrontare questa frode transfrontaliera».

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