Euronote – Discussioni europee sulle migrazioni

Milano, 30.7.2019

Mentre i Paesi europei continuano a discutere di immigrazione, senza trovare un accordo sulle responsabilità dei soccorsi in mare e della ricollocazione dei migranti giunti sulle coste dell’Ue, il 25 luglio si è verificato al largo delle coste libiche il naufragio più grave degli ultimi due anni, con un bilancio provvisorio di 150 morti.

«Bisogna ripristinare immediatamente il soccorso in mare, porre fine alla detenzione di rifugiati e migranti in Libia ed ampliare i canali sicuri dalla Libia, prima che diventi troppo tardi per molte altre persone disperate» ha dichiarato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi. Amnesty International ha invece sottolineato le responsabilità dei governi dell’Ue: «I leader europei hanno nuovamente toccato il fondo. Hanno fatto tutto il possibile per tirare su il ponte levatoio dell’Europa: abbandonando le operazioni di ricerca e soccorso, criminalizzando le Ong che vi si sono dedicate, cooperando con la Guardia costiera libica. E nonostante tutto questo, ci sono persone che ancora rischiano la vita per venire in Europa».

Intanto è forte la polemica tra i Paesi che hanno partecipato al Vertice informale di Parigi del 22 luglio scorso, voluto da Francia e Germania per concordare un meccanismo europeo di solidarietà che permetta la distribuzione dei migranti che arrivano via mare in Europa, e Italia e Malta sul fronte opposto che non accettano imposizioni sulla messa a disposizione dei loro porti. Silenzio da parte di tutti gli altri membri dell’Ue, che continuano a non considerare questo un problema comune e a non volersi assumere responsabilità, con buona pace della “solidarietà europea”.

Italia e Malta contro l’iniziativa di Francia e Germania

Al termine dell’incontro informale di Parigi, a cui sono stati invitati tutti i Paesi dell’Ue ma solo 14 vi hanno preso parte, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato il raggiungimento di un accordo per un “meccanismo di solidarietà” che porterebbe alla ricollocazione dei migranti giunti nell’Ue attraverso il Mediterraneo, meccanismo per l’attuazione del quale hanno già dato piena disponibilità 8 Paesi: Francia, Germania, Portogallo, Irlanda, Finlandia, Lussemburgo, Croazia e Lituania.

L’obiettivo dell’incontro era di trovare un accordo preliminare in vista del prossimo Vertice sulle migrazioni che si terrà a Malta il prossimo settembre, al fine di creare un meccanismo europeo di condivisione delle responsabilità che scongiuri trattative per ogni imbarcazione in soccorso ai migranti e porti al superamento del regolamento Dublino III, come tra l’altro auspicato anche dai nuovi presidenti europei di Parlamento (Sassoli) e Commissione (Von der Leyen). A tale solidarietà europea deve però corrispondere la disponibilità a concedere i porti per l’accoglienza dei migranti da parte dei Paesi mediterranei dell’Ue, cosa a cui si oppongono fermamente Italia e Malta che infatti non hanno partecipato all’incontro di Parigi e che qualche giorno prima avevano presentato un documento in materia al Consiglio Giustizia e Affari interni dell’Ue svoltosi a Helsinki. Tra le richieste dei due Paesi: uffici europei in Paesi terzi per l’esame in loco delle domande di asilo e immigrazione, “aree franche” in ogni Paese dell’Ue per accogliere i migranti scollegando il concetto di sbarco in Europa da quello di primo arrivo previsto dal regolamento di Dublino, accordi europei di riammissione con i Paesi d’origine. «Per la prima volta c’è un documento mediterraneo – ha detto il ministro degli Interni italiano, Matteo Slavini – non si possono più decidere le politiche migratorie ignorando le richieste dei Paesi più esposti come noi e Malta. L’Italia non è più il campo profughi di Bruxelles, Parigi, Berlino, e non è più disposta ad accogliere tutti gli immigrati in arrivo in Europa».

Apprezzamento per l’iniziativa di Parigi da Unhcr e Oim

All’incontro informale di Parigi sono stati invitati anche i rappresentanti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr) e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), che al termine hanno reso nota una dichiarazione congiunta.

Accogliendo «con soddisfazione» il consenso emerso in merito alla necessità di porre fine alla detenzione arbitraria di rifugiati e migranti in Libia, le due agenzie Onu ritengono «necessario avviare un processo di rilascio ordinato delle persone trattenute nei Centri di detenzione, sia verso le aree urbane sia verso Centri di accoglienza aperti che assicurino una ragionevole libertà di movimento, riparo, assistenza e protezione della propria incolumità, oltre a un monitoraggio indipendente e all’accesso regolare e incondizionato delle agenzie umanitarie. Alla luce dei rischi di abusi, maltrattamenti o morte, nessuno dovrebbe essere ricondotto nei Centri di detenzione in Libia dopo essere stato intercettato o soccorso in mare».

Considerato «incoraggiante», poi, l’impegno espresso dai partecipanti all’incontro di Parigi per prevenire la perdita di vite umane nel Mediterraneo: «Lo status quo, che vede le operazioni di ricerca e soccorso spesso lasciate all’intervento di imbarcazioni commerciali o di Ong, non può continuare. È necessario lanciare un’operazione di ricerca e soccorso guidata dagli Stati dell’Ue simile a quelle realizzate negli ultimi anni».

Unhcr e Oim hanno definito infine «promettente» l’opportunità di istituire un meccanismo di sbarco temporaneo e coordinato per le persone soccorse in mare e di condividere le responsabilità fra Stati in previsione della successiva fase di accoglienza.

Sono però necessari sforzi maggiori per trovare soluzioni alle ragioni per cui le persone continuano a emigrare, osservano Unhcr e Oim: «Finché i molteplici conflitti in corso nell’Africa settentrionale e subsahariana e le sfide legate allo sviluppo continueranno a restare irrisolti, vi saranno persone che continueranno a cercare alternative per se stesse e per le proprie famiglie».