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Euronote – Il mondo a un bivio

Decisivo il modo in cui l’umanità risponderà a guerra, pandemia e clima

Milano, 26.4.2022

«Si potrebbe dire che è ingenuo persino parlare di pace, disarmo e sicurezza comune quando il mondo è sull’orlo di una nuova guerra mondiale. Invece, al contrario, ora più che mai abbiamo bisogno di un discorso più forte per la pace». Un concetto semplice ma tra i pochi in controtendenza quello espresso dal Common Security 2022 Report, appena pubblicato da Olof Palme International Center, International Peace Bureau (Ipb) e International Trade Union Confederation (Ituc-Csi, la Confederazione sindacale internazionale). Lo studio era stato preparato in occasione del 40° anniversario del Rapporto presentato nel 1982, al culmine della Guerra Fredda, dalla Commissione indipendente per il disarmo e le questioni di sicurezza di Olof Palme che sviluppò il concetto di “sicurezza comune”: l’idea cioè che le nazioni e le popolazioni possano sentirsi al sicuro solo quando le loro controparti si sentono al sicuro. La Commissione Palme stabilì una serie di principi, ad esempio che tutte le nazioni hanno diritto alla sicurezza, che la forza militare non è un mezzo legittimo per risolvere le controversie e che sono necessarie riduzioni agli armamenti per la sicurezza reciproca.

Mentre il Rapporto era in chiusura è scoppiata la guerra in Ucraina, che non ha però cambiato il senso del lavoro dal momento che, come osserva il Rapporto, erano già in corso 56 conflitti a livello regionale e locale dove vivono circa due miliardi di persone, un numero record di guerre e conflitti in un mondo multipolare «che richiede una sicurezza comune da promuovere attraverso un multilateralismo sensibile e adattato ai diversi contesti».

Inoltre, spiegano i promotori del Rapporto, «il Common Security 2022 arriva in un momento in cui l’ordine internazionale deve affrontare gravi sfide. Il mondo è a un bivio. Si trova di fronte a una scelta tra un’esistenza basata sul confronto e l’aggressione o radicata in un’agenda di pace trasformativa e una sicurezza comune. Nel 2022 l’umanità affronta le minacce esistenziali della guerra nucleare, dei cambiamenti climatici e delle pandemie. Ciò è aggravato da un mix tossico di disuguaglianza, estremismo, nazionalismo, violenza di genere e riduzione dello spazio democratico. Il modo in cui l’umanità risponderà a queste minacce deciderà la nostra stessa sopravvivenza».

Fallimento della deterrenza nucleare e militare

Il Rapporto parte dalla costatazione secondo cui è in corso una crisi globale segnata dall’incapacità di fermare il cambiamento climatico, da un approccio ineguale nei confronti della pandemia da Covid e da un lungo elenco di conflitti in cui la comunità internazionale ha fallito. Così, già prima dell’inizio della pandemia nel 2020 «più di sei persone su sette in tutto il mondo si sentivano insicure». È evidente, afferma il Rapporto, che di fronte al rischio di un crollo globale vanno riparati i sistemi comuni di sicurezza, se no falliranno anche la lotta ai cambiamenti climatici e alle future pandemie. Il forte rischio di rottura dovrebbe servire da «sveglia per il mondo», osservano gli autori, soprattutto ora che l’invasione russa dell’Ucraina «rappresenta un crollo catastrofico della sicurezza comune». Con la grave perdita di vite umane, milioni di sfollati e onde d’urto economiche globali, questa situazione ricorda la fragilità della pace e come «un cessate il fuoco e un accordo di pace dovrebbero essere raggiunti senza indugio nell’interesse delle popolazioni ucraina e russa». Questa rottura della sicurezza è «un promemoria dell’importanza della cooperazione internazionale e del rispetto del diritto internazionale» sottolinea il Rapporto, secondo cui il sistema attuale deve essere «revisionato» per prevenire la guerra e soddisfare la sicurezza comune nell’interesse di tutti gli Stati, ma ciò deve avvenire attraverso un sistema multilaterale «forte ed efficiente per la pace e la sicurezza» e non con le miopi e pericolosissime strategie di militarizzazione in corso nel mondo, attuate su un’idea della deterrenza nucleare e militare che ha «categoricamente fallito nel raggiungere la pace e stabilità».

I principi della sicurezza comune

Anche se il mondo è ora molto diverso da quello di quaranta anni fa, il progetto Common Security 2022 ha guardato indietro per vedere se l’originale concetto di sicurezza comune introdotto dalla Commissione Palme può essere adattato e pertinente ai tempi attuali. Così, nel Rapporto appena pubblicato sono definiti sei nuovi principi per la sicurezza comune, che «mantengono lo spirito della Commissione Palme ma riflettono le nuove minacce e complessità del mondo moderno» spiegano gli autori.

1) Tutte le persone hanno diritto alla sicurezza umana: libertà dalla paura e dal bisogno.

2) Costruire fiducia tra nazioni e popoli: fondamentale per un’esistenza pacifica e sostenibile.

3) Non ci può essere sicurezza comune senza disarmo nucleare, forti limitazioni alle armi convenzionali e riduzione delle spese militari.

4) Cooperazione globale e regionale, multilateralismo e governo della legge sono fondamentali per affrontare molte delle sfide del mondo.

5) Dialogo, prevenzione dei conflitti e misure di rafforzamento della fiducia devono sostituire l’aggressione e la forza militare come mezzo per risolvere le controversie.

6) Migliore regolamentazione, diritto internazionale e governance responsabile devono essere estese anche alle nuove tecnologie militari, relative cyberspazio e intelligenza artificiale.

Alla base deve esserci una presa di coscienza che la pace e la sicurezza globali vanno create congiuntamente, cioè che «quando la tua controparte non è sicura, non sarai al sicuro» dichiarano gli autori del Rapporto. Inoltre va riaffermata la Carta delle Nazioni Unite, cioè «la cooperazione internazionale e il rispetto del diritto internazionale devono essere fondamentali per tutti gli Stati». Su queste basi deve essere rafforzata la fiducia tra gli Stati e i popoli, in modo che i Paesi con diversi sistemi, culture, religioni e ideologie possono lavorare insieme sulle sfide globali, sostengono i promotori del Rapporto auspicando un «ordine mondiale basato sui bisogni umani: non c’è sviluppo senza pace, né pace senza sviluppo, e nessuno dei due è possibile senza il rispetto dei diritti umani».

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