Euronote – La sicurezza nella rivoluzione 5G

Milano, 1.4.2019

Molto del futuro prossimo passerà attraverso le reti di quinta generazione, meglio conosciute come reti 5G, che costituiranno la spina dorsale futura delle società e delle economie, collegando miliardi di oggetti e sistemi in tutti i settori. Le reti 5G renderanno tutto superconnesso, aumentando prestazioni, rendimenti e controllo, ma esponendo ancor più di oggi le attività al rischio hacking. Per questo motivo, rispondendo a quanto sollecitato dal Consiglio europeo del 22 marzo scorso, la Commissione europea ha presentato una raccomandazione contenente una serie di azioni concrete al fine di valutare i rischi per la cibersicurezza delle reti 5G e per rafforzare le misure preventive.Le vulnerabilità delle reti 5G o gli attacchi informatici alle future reti di uno Stato membro colpirebbero l’Ue nel suo complesso, osserva la Commissione europea, secondo cui le misure necessarie a garantire un elevato livello di cibersicurezza devono essere concordate e adottate a livello sia nazionale sia europeo. «La tecnologia 5G trasformerà la nostra economia e la nostra società e offrirà enormi opportunità ai singoli e alle imprese. Ma non possiamo permettere che questo accada senza garantire la massima sicurezza» ha dichiarato il commissario europeo per il Mercato unico digitale, Andrus Ansip.

Il 5G è una risorsa fondamentale per l’Europa per competere sul mercato mondiale, per questo la sicurezza assume un ruolo fondamentale. Oltre al Consiglio europeo, anche l’Europarlamento ha invitato Commissione e Stati membri ad agire in una risoluzione del 12 marzo scorso sulle minacce alla sicurezza connesse all’aumento della presenza tecnologica cinese nell’Ue. Cibersicurezza delle reti 5G che è stata sottolineata nella comunicazione congiunta “Ue-Cina, una prospettiva strategica”.

Misure necessarie a livello nazionale ed europeo

L’introduzione del 5G è di competenza degli Stati membri, che insieme agli operatori stanno preparando il passaggio alla nuova generazione di reti mobili. Oltre a quelle già attuate, nel corso del 2019 sono previste procedure di asta per l’assegnazione di frequenze in 11 Stati membri e in altri sei nel 2020. Entro il prossimo mese di giugno ogni Stato membro dovrebbe completare la valutazione nazionale dei rischi delle infrastrutture di rete 5G. Su tale base, indica la Commissione europea, gli Stati membri dovrebbero aggiornare i requisiti di sicurezza vigenti a carico dei fornitori di rete e «includere condizioni per garantire la sicurezza delle reti pubbliche, in particolare per quanto riguarda la concessione dei diritti di uso delle frequenze radio nelle bande 5G». Tali misure dovrebbero comprendere il rafforzamento degli obblighi a carico dei fornitori e degli operatori di garantire la sicurezza delle reti, con il diritto da parte degli Stati membri dell’Ue di escludere dai loro mercati le imprese che non rispettano le norme e il quadro giuridico del Paese.

Le valutazioni nazionali dei rischi costituiranno quindi un elemento centrale per la realizzazione di una valutazione coordinata dei rischi a livello europeo. Gli Stati membri dovrebbero così scambiare informazioni tra di loro e, con il sostegno della Commissione e dell’Agenzia europea per la cibersicurezza (Enisa), completeranno la valutazione dei rischi coordinata entro il 1° ottobre 2019. Sarà allora concordato un insieme di misure che possono comprendere obblighi di certificazione, test, controlli, nonché l’identificazione dei prodotti o dei fornitori ritenuti potenzialmente non sicuri. Il lavoro coordinato, spiega la Commissione, dovrebbe essere di sostegno alle azioni degli Stati membri a livello nazionale e fornire orientamenti per eventuali ulteriori iniziative a livello europeo. Gli Stati membri dovrebbero inoltre elaborare requisiti di sicurezza specifici che potrebbero essere applicati nel contesto degli appalti pubblici relativi alle reti 5G, tra cui requisiti obbligatori per l’attuazione di sistemi di certificazione della cibersicurezza.

Non sottovalutare le ricadute sulla salute pubblica

La sicurezza informatica non è però l’unico punto critico per il 5G. Anche la semplice copertura del segnale potrebbe rappresentare per gli operatori uno scoglio importante. Le frequenze usate sono ideali per il trasferimento di un numero maggiore di dati ad altissima velocità ma poco adatte agli ostacoli, problema di copertura del segnale che sarà superato con un aumento esponenziale del numero di antenne di nuova generazione, secondo quanto annunciato dai gestori. Mini antenne che saranno installate un po’ ovunque (dai pali dell’illuminazione ai semafori alle facciate di case e palazzi), dando così vita a innumerevoli campi elettromagnetici ad alta frequenza (superiori ai 30 GHz) con densità espositive e frequenze sino ad ora poco conosciuti.

Delle possibili ripercussioni in tema di salute pubblica derivanti da esposizione a elettrosmog la Commissione non fa cenno per ora nelle sue raccomandazioni sulla sicurezza, ma si tratta di una questione che non può essere trascurata o relegata a remoto effetto collaterale dell’innovazione tecnologica. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ad esempio, raccomanda «un continuo controllo e monitoraggio del fenomeno», prendendo in considerazione vari studi scientifici che mettono in correlazione l’esposizione a campi elettromagnetici con forme tumorali: è il caso soprattutto di una ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna e di uno studio del National Toxicologic Program statunitense, i quali si riferiscono tra l’altro alle frequenze utilizzate nelle tecnologie 2G e 3G, molto più basse di quelle che riguarderanno il 5G.

Senza creare allarmismi, ma data l’estensione e la capillarità delle nuove reti mobili, sarebbero opportune valutazioni preliminari di rischio sulla salute da parte degli enti pubblici, nazionali e internazionali (Oms), deputati al controllo ambientale e sanitario, così da evitare che per l’elettrosmog si ripetano i colpevoli ritardi verificatisi in passato ad esempio con l’amianto e il tabacco.