Euronote – Rafforzare la dimensione sociale dell’Ue

Milano, 20.11.2017

«L’Europa si sta lentamente lasciando alle spalle anni di crisi economica, ma non ha ancora superato la più grave crisi sociale degli ultimi decenni. Le sfide della disoccupazione giovanile, della disuguaglianza e della trasformazione del mondo del lavoro ci riguardano tutti. Göteborg ci offre l’opportunità unica di cercare soluzioni comuni». Così il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha introdotto il primo Vertice sociale europeo degli ultimi vent’anni svoltosi nella città svedese di Göteborg il 17 novembre. Rivolgendosi ai responsabili delle istituzioni e degli Stati membri dell’Ue Juncker ha auspicato che il Vertice rappresenti una pietra miliare della costruzione europea: «Con la proclamazione del Pilastro europeo dei diritti sociali dimostriamo l’impegno comune per rispettare e difendere i diritti all’uguaglianza, all’equità e alle opportunità che devono essere riconosciuti a tutti. Il primo di molti passi in questa direzione». Il primo ministro svedese, Stefan Löfven, ha inoltre affermato a nome degli Stati membri: «Ci assumiamo il chiaro impegno a mettere gli interessi dei nostri cittadini al centro dell’azione dell’Ue».

Almeno nelle intenzioni, l’approvazione del Pilastro europeo dei diritti sociali, presentato dalla Commissione europea nell’aprile scorso, è istituito al fine di «creare nuovi e più efficaci diritti per i cittadini» attraverso la definizione di 20 principi-chiave strutturati in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione. Tali principi riguardano le modalità per affrontare i nuovi sviluppi nel mondo del lavoro e nella società, al fine di realizzare «un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale». Non esiste un approccio unico valido per tutta l’Europa, ma vi sono problemi comuni e una comune necessità di agire.

Rispondere concretamente alle attese dei cittadini

Come evidenziato dalla Commissione europea nel quadro di valutazione della situazione sociale, «il mondo del lavoro sta mutando rapidamente con l’emergere di nuove opportunità e nuove sfide derivanti dalla globalizzazione, dalla rivoluzione digitale, dalla trasformazione dei modelli di organizzazione del lavoro e dagli sviluppi demografici». Settanta milioni di europei non dispongono delle competenze alfabetiche, matematiche e informatiche di base, ma il 40% dei datori di lavoro dichiara di non riuscire a trovare personale con le competenze adeguate per la crescita e l’innovazione. Oggi le persone cambiano lavoro anche 10 volte nell’arco della loro vita professionale, e sempre più lavoratori prestano la loro opera con contratti cosiddetti atipici. Inoltre, nei prossimi anni la popolazione europea aumenterà ma diminuirà sensibilmente quella in età lavorativa: in base alle tendenze attuali si stima che nel 2060 ci saranno 38 milioni di europei in età lavorativa in meno rispetto a oggi, così mentre si contano quattro lavoratori per ogni pensionato nel 2060 il rapporto sarà di due a uno.

Intanto la crisi economica ha lasciato segni profondi, quali la disoccupazione di lungo periodo e livelli elevati di debito pubblico e privato in molte parti d’Europa. Nonostante si registri un’economia più stabile a livello europeo, permangono notevoli disuguaglianze sociali e restano da affrontare difficoltà quali le differenze di protezione sociale tra i lavoratori con contratti standard e quelli con contratti atipici, il divario retributivo di genere e le disparità di accesso a beni e servizi per le persone con disabilità e altri gruppi vulnerabili. «Ci si interroga inoltre se l’innovazione, i cambiamenti tecnologici e i benefici e gli oneri che accompagnano l’apertura dei mercati e delle società siano equamente distribuiti nella società» sostiene la Commissione, ricordando come il dibattito sul futuro dell’Europa e la necessità che l’Ue e i suoi Stati membri rispondano meglio alle attese dei cittadini e producano risultati fruibili da tutti gli europei siano al centro dell’agenda dell’Ue.

Ces: di pari passo le dimensioni sociale ed economica

Per assicurarsi che i cittadini sentano che l’Europa si prende cura dei loro interessi, bisogni e diritti è essenziale «far seguire ai proclami un’attuazione concreta» sostiene la Confederazione europea dei sindacati (Ces), che in una dichiarazione congiunta tra le parti sociali europee consegnata al Vertice di Göteborg ha sostenuto la necessità di inquadrare il Pilastro nella discussione sul futuro dell’Europa e nella possibile riforma dell’Uem e della governance economica europea. «Non esistono diritti sociali senza posti di lavoro e non ci sono posti di lavoro di qualità senza crescita sostenibile» ha ribadito il segretario generale della Ces, Luca Visentini, sottolineando come secondo le parti sociali europee «le dimensioni sociale ed economica debbano sempre andare di pari passo e che una ripresa equa e inclusiva sia una condizione preliminare per ripristinare e rafforzare l’economia sociale di mercato e il modello sociale europeo». Secondo la Ces il semestre europeo non dovrebbe essere solo economico ma anche sociale, in linea con i principi sanciti nel Pilastro sociale, mentre il quadro di valutazione sociale, che definisce gli standard per la convergenza verso l’alto, deve essere al centro delle raccomandazioni specifiche per gli Stati membri.

«Chiediamo a tutti voi di essere ambiziosi e di mantenere il giusto equilibrio quando si tratta dell’impatto legale e concreto dei 20 principi del Pilastro» ha detto Visentini rivolgendosi ai rappresentanti dell’Ue e dei suoi Stati membri, assicurando il contributo dei sindacati europei attraverso il dialogo sociale, il dialogo tripartito e la contrattazione collettiva, «che sono gli strumenti essenziali per le parti sociali per promuovere un’economia migliore e un modello sociale innovativo». Una «giusta transizione», sostengono i sindacati europei, passa attraverso una pianificazione e gestione del cambiamento, investimenti per la creazione di posti di lavoro di qualità, una sana politica industriale, formazione continua, condizioni di lavoro eque, retribuzione dignitosa, protezione sociale adeguata. Ma ciò richiede governance e finanziamenti, cooperazione e solidarietà, attraverso il coinvolgimento di istituzioni e parti sociali europee, nazionali e locali.