Baglioni, Cella e Manghi a confronto sul “buon cammino” del lavoro

Milano, 18.11.2014
 
Quali gli strumenti e le scelte da mettere in campo, per andare oltre la “sorpresa” della crisi e rilanciare con forza le ragioni del mondo del lavoro? Se n’è discusso questa mattina nella sede regionale Cisl di via Vida, nel corso del dibattito sul nuovo libro di Guido Baglioni, ”Un racconto del lavoro salariato”, con Gian Primo Cella, professore di Sociologia economica all’università degli Studi di Milano e il sociologo Bruno Manghi. “Un libro che ci esorta a interrogarci su quanto siamo o meno adeguati alle sfide che abbiamo di fronte – ha sottolineato Osvaldo Domaneschi, segretario regionale Cisl Lombardia, introducendo la mattinata -. Questi anni di crisi hanno dimostrato che non ci sono più ricette macroeconomiche valide tout court, occorre una nuova rielaborazione e una nuova idea di futuro sulla quale anche il sindacato deve dare il suo contributo”. Coordinato dal presidente di BiblioLavoro, Aldo Carera, il confronto tra i sociologi ha sviluppato un’ampia riflessione sui temi del lavoro e sulla sua valorizzazione sociale, sulle culture sindacali in campo, dal conflitto alla cooperazione, dall’antagonismo alla partecipazione. “Il cammino delle grandi rivendicazioni in parte si è arrestato perché tanti obiettivi sono stati raggiunti – ha sottolineato Bruno Manghi  – ma occorre più slancio e non basta un vago ideale per costruire il sindacato, la base ha bisogno di avere ed esercitare delle responsabilità”. Un libro “evolutivo, irenico, selettivo e ottimista” il libro di Baglioni, secondo il sociologo Gian Primo Cella. Un libro che sviluppa un percorso ad ampio spettro che, senza escludere idee ed eventi precedenti, si muove dal secondo dopoguerra fino alla soglia della crisi attuale, seguendo il “buon cammino” del lavoro. “Se quel cammino si è arrestato – ha detto Baglioni – non per questo è venuta meno l’esigenza di un impegno del mondo del lavoro e delle sue organizzazioni. Se manca lavoro, allora mobilitiamo, usiamo il nostro immenso patrimonio per renderlo ancora più prezioso e utile, perché produca domanda di lavoro, regolare e qualificato; perché attragga attenzione, consumatori e visitatori, imprese e avvenimenti dall’estero”.