Bergamo, siglato il contratto provinciale degli operai agricoli

Milano, 21.3.2017
 
Da ieri, gli oltre 2000 operai agricoli e florovivaisti della provincia di Bergamo possono usufruire del nuovo contratto provinciale, valido per il quadriennio 2016/2019, nato in ritardo(il precedente contratto provinciale era scaduto nel dicembre 2015), ma approvato da tutte le parti sindacali coinvolte, sia datoriali (Confagricoltura, Coldiretti e Cia) che dei lavoratori (Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil). La firma arriva dopo un lungo e serrato confronto, sottolineano le sigle sindacali, “e il risultato raggiunto rappresenta un punto di equilibrio tra le esigenze del settore agricolo di far fronte alla difficoltà economica di questi ultimi anni e le aspettative da parte sindacale di ottenere un riconoscimento economico a favore dei lavoratori”.
L’accordo prevede infatti un adeguamento retributivo, a decorrere dal 1° gennaio 2017, pari al 2,1% per tutti i comparti ad eccezione dei dipendenti delle aziende florovivaistiche, per i quali è previsto un incremento del 1,9%. 
Nel contratto sono state apportate migliorie in tema di classificazione del personale e dell’agibilità sindacale; viene definito il ruolo dell’Ente Bilaterale Casaf per l’Agricoltura bergamasca che assumerà le prestazioni in tema di malattia, infortunio e maternità prima garantite dalla “Cassa Extra Legem”.  È previsto inoltre un innalzamento della franchigia da 70 a 80 quintali di produzione annua per ogni singola bovina per il calcolo del cosiddetto “premio latte”.   Un accordo, quello attuale, che prova a ridare smalto al settore delle imprese agricole bergamasche, che ha vissuto un periodo caratterizzato da anni di grandi difficoltà.    
Le parti firmatarie unitariamente sostengono che, “con senso di responsabilità, si è tenuto conto del momento di criticità attraversato in particolare dalle aziende del comparto lattiero e del settore florovivaistico e della manutenzione del verde; nel contempo gli adeguamenti salariali apportati hanno l’obiettivo di garantire alle famiglie dei lavoratori dell’agricoltura la salvaguardia del potere d’acquisto, tanto più apprezzabile in presenza di livelli occupazionali che in questi anni di crisi non hanno subito flessioni”.